Il 20
gennaio di quell'anno perviene ad un Centro SIFAR periferico una nota
proveniente
dall'Ufficio
romano1. L'Ufficio scrive al Centro periferico che
«Organo collaterale ha segnalato quale
sospetto agente del Kominform tale Gelli,
non meglio indicato, da Pistoia» e chiede di svolgere
accertamenti.
Nel febbraio (il 24) il Centro risponde all'Ufficio che il Gelli segnalato deve
identificarsi
in Gelli Corrado, né peraltro l'organo rispondente fornisce alcuna spiegazione
circa
l'identificazione
proposta, per quali motivi cioè la notizia in possesso della sede centrale
possa
essere
riferita ad un nominativo (Gelli Corrado) con esclusione di un altro (Gelli
Licio).
Nel
settembre successivo il Centro periferico invia all'Ufficio il documento noto
come informativa
COMINFORM,
smentendo così la sua precedente segnalazione. Anche in questa seconda
occasione
il Centro non fornisce alcuna spiegazione di tale invero strano modo di
procedere,
poiché non
rende ragione né di questa sua seconda definitiva identificazione, né delle
ragioni
dell'errore
nel quale era incorso precedentemente, quando tale identificazione aveva
negato.
Risalta in
altri termini, dalla corrispondenza che accompagna l’informativa, un quadro
invero
singolare
di rapporti tra una sezione periferica subalterna ed il centro che mal si
concilia con la
subordinazione
gerarchica esistente tra i due organi corrispondenti; la corrispondenza che
accompagna
il documento appare in tale contesto più il pretesto formale, burocraticamente
indispensabile,
per l'incardinamento dell'informativa nel fascicolo, che la reale
rappresentazione
cartolare
di una procedura di acquisizione di notizie tra organi posti in posizione di
subordinazione
gerarchica e funzionale. Nel rapporto si sostiene che Gelli, legato al
partito
comunista fin dal 1944, è per lo meno dal
1947 un agente dei servizi segreti dell'Est
(Kominform). Avrebbe mascherato questa sua attività
dietro quella di industriale e commerciante
prima
(trafilati di ferro e di rame), e di libraio in un secondo momento. Nella
necessità di ottenere
a tutti i
costi un passaporto, il Gelli si sarebbe iscritto prima alla democrazia
cristiana, quindi al
partito
monarchico e infine al Movimento sociale italiano. Vanterebbe relazioni con eminenti
personalità
politiche ed è in grado di spendere quantità di denaro esagerate rispetto alle
sue
probabili
entrate.
L'informativa
descritta dà luogo ad un unico accertamento successivo in ordine ai gravi
elementi
informativi
in essa contenuti.
Il solito
Centro periferico comunica all'Ufficio centrale il risultato dell'unico
riscontro che era stato
effettuato
in ordine alle notizie contenute nell'informativa: la libreria di Gelli era
stata sottoposta
ad attenta
sorveglianza e l'attività in essa svolta dal Gelli non aveva dato luogo a
nessun sospetto.
Non era
inoltre risultato che al Gelli fosse stata perquisita l'abitazione perché
sospettato di traffico
d'armi e
di spionaggio a favore dei paesi dell'Est, né tanto meno risultava che egli
fosse stato
segnalato
dalla questura di Livorno quale elemento in relazione con una banda di
contrabbandieri
di armi e
di esplosivo (queste ultime affermazioni erano anch'esse contenute nel
rapporto).
Dopo una
nota in data 1953, che riepiloga in termini molto blandi il tenore
dell'informativa, segue
nel 1960
un ultimo documento nel quale il Gelli viene sostanzialmente presentato come un
uomo
di affari
che non si occupa più di politica. A partire da questa data cade il silenzio su
Gelli per ben
13 anni,
per arrivare al 1973, quando con una nota si chiede se è possibile identificare
Gelli con tale
Luigi
Gerla, segnalato nel 1964 per avere reso servizi ai Servizi segreti ungheresi
(A.V.H.). Nella
stessa
nota si sostiene che «il soggetto afferma di avere avuto
connessioni con il SIFAR e sembra avere
connessioni con i circoli ungheresi».
Nei
documenti dei Servizi inviati alla Commissione, le indicazioni dei mittenti e
dei destinatari sono sempre
cancellate e non è quindi possibile stabilire con
certezza la provenienza e la destinazione delle note.
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