Per una
corretta interpretazione del problema del rapporto instaurato tra Licio Gelli
ed i Servizi
segreti è
imprescindibile prendere le mosse da un analitico e dettagliato esame dei
documenti
pervenuti
ed in particolare dal fascicolo intestato a Licio Gelli, conservato negli
archivi dei Servizi
di
informazione, ed inviato dal SISMI alla Commissione. Questo fascicolo verrà
analiticamente
studiato
al fine di interpretare, nei suoi termini reali, il ruolo svolto
dai Servizi segreti nella
vicenda della Loggia P2.
Dalla
documentazione inviata apprendiamo che i Servizi si sono interessati per la
prima volta di
Licio
Gelli nel 1945, nell'ambito di indagini relative a due agenti nemici che
avevano lasciato
Pistoia al
seguito dei tedeschi. Da questa prima nota informativa apprendiamo che nel
corso delle
indagini
era infatti emerso che nel novembre 1944 un certo Gelli si era presentato alla
famiglia di
uno dei
due, cercando di scoprire se questa sapesse dove il congiunto fosse riparato. I
Servizi
raccolsero
a questo punto notizie sul Gelli in questione e lo identificarono in Gelli
Licio di Ettore e
fu Gori
Maria, nato il 21-4-1919 a Pistoia. Gelli, che si trovava all'epoca e La
Maddalena, fu
sottoposto
ad interrogatorio presso il Centro di Cagliari.
Nell'occasione
raccontò che il 9 settembre 1943 si trovava a Viterbo come tenente dei
paracadutisti;
venne
rastrellato da un reparto tedesco e, posto di fronte all'alternativa di aderire
alla Repubblica
di Salò o
di essere deportato in Germania, optò per la prima soluzione, rientrando a
Pistoia come
ufficiale di collegamento con le SS presso la Federazione dei Fasci. Stando
sempre a quanto
dichiarato
da Gelli, egli avrebbe quindi preso contatti con il CLN pistoiese e reso
utili servizi ai
partigiani. I comandi nazifascisti, venuti a conoscenza di questa
sua collaborazione, gli diedero la
caccia,
istituendo una taglia di lire centomila (100.000) a favore di chi lo avesse
catturato.
Con
l'aiuto del CLN Gelli e la sua famiglia ripararono allora in montagna per
rientrare in città
soltanto
dopo la liberazione, avvenuta nel settembre 1944.
Nell'ottobre
del 1944, sempre secondo le sue dichiarazioni, Gelli fu chiamato a collaborare
con il
Counter Intelligence Corps al seguito della V Armata, vale a dire con
il servizio di controspionaggio
militare
americano, su indicazione del quale si sarebbe recato nell'abitazione
dell'agente nemico. I
servizi
resi gli consentirono nel dicembre del 1944 di recarsi a La Maddalena, munito
di un
lasciapassare
rilasciatogli in data 12 gennaio 1945 dal Presidente del CNL di Pistoia, Italo
Carobbi:
una specie
di «lettera di raccomandazione» per il CLN di Napoli affinché Gelli fosse
aiutato «nel
limite delle possibilità, nell'espletamento
della concessione del permesso per recarsi in detta località» (La
Maddalena).
Già
nell'ottobre del 1944 Italo Carobbi, a nome del CLN pistoiese, aveva rilasciato
a Gelli una sorta
di «carta
di libera circolazione». Il rilascio di questo attestato doveva aver suscitato
critiche
nell'ambito
dello stesso CLN pistoiese, tanto che La Voce del
Popolo (organo
del CLN di Pistoia)
dovette
uscire il 4 febbraio 1945 con un articolo di chiarimento sulla vicenda. In
questo attestato,
che Gelli
esibì nel corso dell'interrogatorio cui fu sottoposto a Cagliari, si rileva che
Gelli, pur
essendo stato al servizio dei fascisti e dei
tedeschi, si era reso utile in vari modi alla causa dei
patrioti pistoiesi.
Egli aveva
infatti:
1)
avvisato partigiani che dovevano essere arrestati;
2) messo a
disposizione e guidato personalmente il furgone della Federazione fascista per
portare
sei volte
consecutive rifornimenti di viveri ed armi alla formazione di Silvano e alle
formazioni
di Pippo,
dislocate in Val di Lima;
3)
partecipato e reso possibile la liberazione dei prigionieri politici detenuti
alla Villa Sbertoli.
La
dichiarazione di Carobbi termina con questa frase: «Resta salva la
facoltà di esaminare con
maggiore cura le attività svolte dal Gelli
Licio, onde stabilire definitivamente la sua posizione».
Questo
dunque il tenore della prima informativa su Licio Gelli agli atti nei fascicoli
dei Servizi.
Gelli
fornì in occasione dell'interrogatorio cagliaritano la versione dei fatti a lui
più congeniale, ma
ammise
comunque la sua attività di doppiogiochista e di delatore, e
fornì in quell'occasione i
nominativi di quelle 56 persone che avevano
attivamente collaborato con i tedeschi; la lista che
Pecorelli prometteva di rivelare nel
successivo numero di O.P., quello che non sarebbe mai
uscito.
Le due
informative successive (luglio 1945 e gennaio 1946) contengono molte notizie
sui trascorsi
del
Venerabile. Lette in parallelo con le informative contenute nel fascicolo
inviato dalla questura
di
Pistoia, relative agli stessi anni, e con il fascicolo inviato dal Tribunale di
Pistoia, ci consentono
la
seguente ricostruzione.
1936: Gelli
si arruola volontario nell'ex M.V.S.N. proveniente dalla G.I.L. Partecipa alla guerra
di Spagna.
1940: Si
iscrive al Partito nazionale fascista, proveniente dai G.U.F.
1942: E’
chiamato a Cattaro (Jugoslavia) da Alzona, ex federale di Pistoia. Qui diviene
uomo di
fiducia di
Parini, segretario dei fasci italiani all'estero. Resta a Cattaro fino al 25
luglio 1943.
1943: Aderisce
alla Repubblica sociale italiana. E’ uno dei primi a costituire a Pistoia il fascio
repubblicano.
Diviene ufficiale di collegamento con le SS. E’ attivo nel
rastrellamento dei
prigionieri inglesi e degli antifascisti. Fa arrestare il parroco di San Biagio in
Cascheri che a suo
dire
avrebbe favorito alcuni di essi. Capeggia le squadre per il rastrellamento dei
renitenti alla
leva; è
complice dell'arresto di quattro di essi, poi fucilati nella fortezza di
Pistoia.
1944 - 26
giugno: Partecipa, con la formazione partigiana di
Silvano Fedi, all'attacco alle carceri
giudiziarie di Pistoia, Villa Sbertoli, che consenti la liberazione
di 57 detenuti politici e di due
ebrei.
1944 - 28
agosto: E’ ucciso il commissario capo di PS presso la questura di Pistoia, Giuseppe
Scripilliti, che collaborava con i partigiani. Gli fu teso un
agguato proprio mentre stava portando
al capo
partigiano Silvestro Dolfi un elenco di fascisti repubblicani e di
collaboratori dei tedeschi.
Gelli fu
coinvolto in questo delitto dalle deposizioni rese nel 1947 da Dolfi, al quale
il nominativo
di Gelli
come sicario di Scripilliti era stato fatto da un altro partigiano, Michele
Simoni. Il
Simoni
però, in
seguito alle indagini personalmente compiute, modificò in un secondo tempo i
suoi
convincimenti
e ritenne Gelli estraneo al delitto.
1944 –
settembre: Dopo la liberazione di Pistoia, Gelli è oggetto di rappresaglie:
l'11 novembre è
aggredito
in piazza San Bartolomeo.
1944 - 2
ottobre: Primo attestato di Carobbi (carta di libertà di circolazione).
1945 - 12
gennaio: Secondo attestato di Carobbi.
1945 - 4
febbraio: Sul settimanale La Voce del Popolo appare un articolo intitolato: «Un
chiarimento
del CPLN
». Si giustifica il rilascio dell'attestato del 2 ottobre 1944.
1945 –
febbraio: Ritornando clandestinamente dalla Sardegna è arrestato nei pressi di
Lucca dalla
polizia
militare alleata.
1945 - 22
marzo: La procura del Re di Pistoia emette nei suoi confronti mandato
di cattura per i
delitti commessi durante il regime fascista
(sequestro di Giuliano Bargiacchi, figlio di un
collaboratore dei partigiani).
1945 - 21
aprile: E’ condannato in contumacia dal tribunale di
Pistoia a due anni e sei mesi di
reclusione per sequestro di persona e furto.
1945 - 11
settembre: in relazione al sequestro Bargiacchi è arrestato a La Maddalena.
1946 - 20
marzo: Sempre per lo stesso episodio ottiene la libertà provvisoria ed è
rinviato da La
Maddalena
a Pistoia.
1946 – 25
marzo: Il procedimento penale presso la corte d'assise straordinaria, provocato
da una
denuncia
del colonnello dell'aeronautica Ferranti Vittorio (a suo dire Gelli avrebbe organizzato
rastrellamenti
di prigionieri inglesi), è trasmesso, con la richiesta di proscioglimento per
insufficienza
di prove, alla corte d'appello di Firenze che dispone invece l'istruttoria
formale.
1946 – 1°
ottobre: In relazione al sequestro Bargiacchi è assolto dalla corte d'appello di Firenze
perché il
fatto non costituisce reato.
1946 - 30
novembre: Nella cartella biografica intestata a Licio Gelli presso la
prefettura di Pistoia
leggiamo,
nel riquadro riservato alla situazione economica: «Nullatenente.
E’ aiutato dai parenti,
mentre egli si industria con il piccolo
commercio».
1947 - 7
gennaio: E’ iscritto nel Casellario politico centrale del Ministero
dell'interno e sottoposto
ad
«attenta vigilanza».
1947 - 27
gennaio: Il processo penale iniziato a seguito della denuncia di Ferranti si
conclude con
sentenza
assolutoria per amnistia della sezione istruttoria della corte d'appello di
Firenze.
1947 - 11
settembre: Ottiene il passaporto per la Francia, Spagna, Svizzera, Belgio ed
Olanda.
1948 - 9
luglio. Per quanto concerne la posizione del CPC, la vigilanza è ridotta da
«attenta» a
«discreta».
1949 - 12
aprile: Il tribunale di Pistoia lo condanna all'ammenda di lire 1.400 per
contrabbando e
frode dell'IGE.
La pena è sospesa.
1950 – 24
marzo: E’ radiato dal CPC.
Questo è
dunque il quadro che emerge dalle informative precedenti il settembre 1950.
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