lunedì 4 marzo 2013

LA LOGGIA P2, LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LA MAGISTRATURA. I RAPPORTI CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE



Una trattazione sull'argomento - svolta nel più ampio contesto della disamina dei mezzi di
penetrazione impiegati dalla Loggia P2 per l'attuazione dei suoi fini - richiede una preliminare
chiarificazione relativa alla mancanza di un piano operativo elaborato dalla loggia medesima con
riferimento alla pubblica amministrazione nel suo complesso: si vuol cioè dire che nei documenti
programmatici acquisiti e segnatamente nel piano di rinascita democratica non si rinvengono
enunciazioni di principio o proposte di riforma circa il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire
l'amministrazione dello Stato. Vi è al riguardo soltanto un accenno quando si auspica, con un
riferimento poco chiaro, una riforma di quel settore dello Stato «fondata sulla teoria dell'atto pubblico
non amministrativo»; ed inoltre si formulano generiche indicazioni sulla necessità di tener separata
la responsabilità politica da quella amministrativa e di sostituire il sistema del silenzio-rifiuto con
quello del silenzio-consenso.
Queste due ultime prospettazioni possono verosimilmente interpretarsi la prima come esigenza di
affermazione di una classe di tecnocrati in contrapposizione alla categoria degli esponenti politici -
secondo un'idea ricorrente nei documenti della loggia - e la seconda come potenziamento dei
diritti e delle facoltà dei privati in confronto alle prerogative della pubblica amministrazione.
Trattasi dunque di formulazioni programmatiche generiche e di segno non univoco, talché è lecito
desumerne che ai fini della attuazione del disegno politico della Loggia P2 - e della definizione
della sua strategia di intervento - alla pubblica amministrazione non viene sostanzialmente
riconosciuto un ruolo particolare, né si delineano ipotetici cambiamenti della struttura, della
funzione e dei meccanismi operativi della medesima, contrariamente a quanto risulta documentato
per il Parlamento, il Governo, la magistratura e altre istituzioni dello Stato. Vedremo in seguito il
valore da attribuire alla proposta di reintrodurre l'ufficio dei segretari generali dei ministeri.
Risulta quindi più interessante e significativo cercare la risposta al quesito che i due termini
(Loggia P2 e pubblica amministrazione) sottendono, con l'analisi degli elenchi, per meglio
approfondire il collegamento con le singole persone degli iscritti alla loggia appartenenti alla
pubblica amministrazione e le ragioni della loro affiliazione, verificando, se ed in che modo, le
attività di costoro e gli uffici ricoperti, siano rilevanti ai fini dell'indagine che l'articolo 1 della legge
istitutiva ha devoluto a questa Commissione.
Per meglio delimitare il campo dell'analisi strutturale dell'elenco, deve poi chiarirsi che la
locuzione «pubblica amministrazione» viene qui intesa nel suo più estensivo significato fino a
ricomprendere non solo le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato e gli enti pubblici, ma
anche le società gli istituti e le aziende a partecipazione statale e le banche, con la sola esclusione
dei ministri e sottosegretari per i quali si valuta come prevalente la qualificazione politica e dei
quali si fa perciò menzione in altro luogo della relazione.
Considerando i ministeri, si rileva che quello dell'interno ha un organico di diciannove iscritti tra i
quali quattro questori (Palermo, Cagliari, Salerno, Treviso), tre prefetti (Brescia, Pavia,
Commissario governativo per la regione veneta), tre vice questori (Trapani, Genova, Arezzo), un
ispettore di Pubblica Sicurezza (per il Piemonte e la Valle d'Aosta), un direttore dei servizi di
polizia di frontiera, un direttore della squadra mobile di Palermo, tre commissari di Pubblica
Sicurezza (Roma, Arezzo, Montevarchi).
Per il Ministero degli Affari Esteri si contano quattro affiliati di cui un ambasciatore a capo della
segreteria generale e un direttore della ragioneria centrale; per il Ministero dei Lavori Pubblici e
per quello della pubblica istruzione, rispettivamente, quattro e trentaquattro elementi; per il
ministero delle Partecipazioni Statali ventuno iscritti così divisi: diciassette dipendenti IRI e
quattro dipendenti ENI; il ministero del Tesoro, ivi comprese le banche, può contare un organico
di sessantasette unità; del ministero della Sanità si rinvengono tre iscritti, tra cui i primi dirigenti
della divisione I (affari generali) e della divisione VI (professioni sanitarie); per il ministero
dell'Industria e Commercio risultano affiliati tredici elementi, di cui il vice presidente del CNEN,
un direttore generale, l'amministratore delegato dell'INA e il primo dirigente del ruolo di
personale dell'energia nucleare NATO a Bruxelles; nel ministero delle Finanze si contano
cinquantadue affiliati, mentre per quello di Grazia e Giustizia ve ne sono ventuno (compresi i
magistrati).
Seguono poi i ministeri con scarsa rappresentatività di iscritti tra i loro dipendenti, quali quello
dell'Agricoltura con uno, quello dei Trasporti con due, quello del Lavoro con uno, quello del
Commercio con l'Estero con due (tra cui il direttore della SACE), quello dei Beni Culturali con
quattro, quello per il coordinamento della Ricerca Scientifica e Tecnologica con tre (tra cui il
direttore del CNR), quello per gli Interventi Straordinari nel Mezzogiorno con uno, quello della
Marina Mercantile con due, quello per gli Affari Regionali con uno.
Con riferimento agli altri enti o istituti diversi dai ministeri, si rilevano i seguenti dati: l'INPS conta
tre iscritti, come pure la Corte dei Conti, mentre l'Avvocatura generale dello Stato e il Consiglio di
Stato vantano un iscritto ciascuno. Per la Presidenza della Repubblica si annoverano tre affiliati.
Riepilogando, l'organigramma complessivo della infiltrazione dalla loggia negli apparati
pubblici ammonta a ben quattrocentoventidue effettivi, divisi nelle varie amministrazioni e
situati ai diversi livelli gerarchici, onde poter garantire la riuscita degli interventi di Galli o di altri
affiliati nei settori di rispettiva competenza.
Dagli elementi sopra menzionati emerge dunque una presenza penetrante e capillare di uomini
della Loggia P2 in praticamente tutti i settori della pubblica amministrazione, diretta ed
indiretta, compresi gli enti a partecipazione statale. Si osserva però come Galli e la Loggia P2
curassero in modo particolare la penetrazione in alcuni settori maggiormente determinanti per la
vita e la politica dello Stato.
Già in altra parte della relazione si è descritta la penetrazione nelle forze armate e nei Servizi
segreti e di conseguenza nei ministeri che avevano competenza in questi settori. Così pure va
ricordato che nel settore di competenza del ministero delle Finanze, oltre a numerosi e importanti
militari, compresi i comandanti della Guardia di Finanza, dei quali si è parlato pure in altra parte
della relazione, risultano appartenere alla loggia un numero non irrilevante di funzionari civili.
Restando sempre nel campo dei ministeri che governano l'attività economica e finanziaria dello
Stato, un cenno particolare merita la penetrazione nei ministeri del Tesoro e del Commercio con
l'Estero.
Emerge che nelle liste della Loggia P2 sono inclusi sia alti dirigenti del ministero del Tesoro, sia
importanti personaggi posti in istituti come la SACE e come la Banca d'Italia, che hanno funzioni
decisive anche in tema di rapporti finanziari con l'estero, nonché esponenti di numerosa banche
pubbliche e private.
Per completare il quadro può essere opportuno ricordare quanto riferiscono Angelo Rizzoli e
Bruno Tassan Din e cioè che, quando Gaetano Stammati si presentò candidato ad un saggio
senatoriale, Galli ed Ortolani davano per certa la sua nomina a ministro del Tesoro, cosa che
puntualmente avvenne. Inoltre Galli ed Ortolani gli indicarono quale persona che si occupasse
della sua campagna elettorale Giuseppe Battista che era - a dire di Rizzoli - un loro factotum, al
quale essi affidarono diversi incarichi importanti. Battista, anch'egli iscritto alla Loggia P2, divenne
poi segretario particolare di Stammati, il quale affidò inoltre l'incarico di suo addetto stampa a
Luigi Bisignani, anch'egli affiliato alla loggia. Quando poi Stammati - dopo una parentesi al
ministero dei Lavori Pubblici - passò al ministero del Commercio con l'Estero, Battista e Bisignani
lo seguirono e Stammati aggiunse a loro, con l'incirico per la segreteria tecnica, Lorenzo Davoli,
pure figurante nelle elenchi. Davoli - sempre a dire di Rizzoli - fu fatto assumere da Gelli e
Ortolani alla società Rizzoli per poi essere distaccato presso Stammati.
Va aggiunto ancora che al Commercio con l'Estero operava anche Ruggero Firrao, allora direttore
generale delle valute, che Ortolani e Gelli indicavano - sempre a dire di Rizzoli - come un loro
uomo.
Il Firrao figura anche come dirigente della SACE (Società di Assicurazione per i Crediti
nell'Esportazione) ed è compreso negli elenchi della Loggia P2.
Non sembra inutile sottolineare come in tal modo Gelli ed Ortolani possano aver conseguito un
controllo in un settore chiave dell'amministrazione statale dalla quale passano tutte le operazioni
di natura valutaria.
Si ricordi infine che presso il ministero del Commercio con l'Estero funziona pure un Comitato
interministeriale composto dai rappresentanti dei ministeri degli Esteri, dell'Industria, della Difesa,
delle Finanze e del Commercio con l'Estero, nonché del SISMI (in precedenza del SID) che esercita
il controllo sulla vendita delle armi a paesi terzi.
Ad ulteriore conferma dell'interesse che un qualche potere non istituzionale aveva per il ministero
del Commercio con l'Estero si può ricordare quanto riferito nella sua audizione in Commissione il
24 gennaio 1984 dall'onorevole Zanone. Nel 1979, in occasione della formazione del primo
Governo dell’VIII legislatura, il ministero del Commercio con l'Estero, anziché essere affidato,
come sembrava in base agli accordi di Governo, all'onorevole Altissimo, fu assegnato di nuovo a
Stammati: Zanone afferma che egli ebbe l'impressione che forti pressioni fossero state esercitate
perché si addivenisse ad una soluzione del genere. Riscontriamo tra l'altro che successivamente
venne attribuito all'onorevole Enrico Manca, elenchi della Loggia P2.
Le interferenze sul ministero del Commercio con l'Estero da parte di Gelli trovano ulteriore
illuminazione dal fatto che copia dei documenti più rilevanti dell'affare ENI-Petromin, ivi
compresa la copia di una memoria in proposito redatta personalmente da Stammati, furono
rinvenute presso Gelli nella perquisizione del 17 marzo 1981.
L'accenno ai rapporti internazionali induce ad esaminare la penetrante azione della loggia in un
altro ministero-chiave, come quello degli Affari Esteri Francesco Malfatti, da lunghi anni
segretario generale di quel ministero e quindi in posizione di rilievo centrale e determinante,
risulta anch'egli negli elenchi della Loggia P2.
Al di là però di tale iscrizione non possono ignorarsi gli intensi rapporti di Gelli con paesi esteri, in
particolare con quelli dell'America latina, rapporti che non potevano non ricevere appoggi e
facilitazioni da parte del ministero suindicato, in considerazione della posizione che Gelli
raggiunse in tali paesi e delle sue relazioni con alte personalità di Governo e della pubblica
amministrazione civile e militare dei paesi stessi: si ricordino in proposito i suoi rapporti con il
generale Peron, il generale Massera ed altri per menzionare solo un paese come l'Argentina, di cui
Gelli era anche consigliere economico presso l'ambasciata a Roma.
A questo proposito dagli atti della Commissione sembra potersi derivare come da parte degli
organi centrali e periferici del ministero degli Esteri sia stata stesa quasi una cortina protettiva nei
confronti di Gelli e delle sue attività all'estero. Tra l'altro, allorché il ministero degli Esteri richiese
il 6 marzo 1982 alle nostre rappresentanze diplomatiche, su sollecitazione di questa Commissione,
di trasmettere documenti e notizie relativi alla Loggia P2 a Licio Gelli, a Umberto Ortolani e a
Francesco Pazienza, l'ambasciata di Buenos Aires, cioè della capitale di un paese dove la presenza
di Gelli non poteva essere passata inosservata, rispose in maniera del tutto negativa. Per contro, a
parte ogni altra considerazione, da una informativa del SISDE in data 17 febbraio 1982 risulta che
Gelli svolgeva attività economiche e finanziarie in Argentina, oltre che in Brasile, in Uruguay e in
Paraguay.
Altro ministero importante nel quale va segnalata una penetrante presenza della Loggia P2 è
quello dell'interno. Già si è ricordato come molti questori e commissari di Pubblica Sicurezza, oltre
ad ufficiali di Polizia, figuravano iscritti alla loggia. Dagli atti e in particolare dall'audizione del
dottor Luongo in Commissione si deriva come Gelli ricevesse una particolare protezione da parte
della questura di Arezzo: Luongo parla in proposito di una «combutta» all'interno della questura;
era quella evidentemente una sede particolarmente importante perché vi si trovavano la residenza
di Gelli e uno dei centri della sua attività.
Una particolare menzione richiede, ai fini della penetrazione di cui si parla, la figura di Federico
Umberto D'Amato, iscritto alla Loggia P2, la cui presenza emerge in tante vicende della vita
italiana in questi anni e che figura in rapporti stretti e costanti con molti degli uomini in qualche
modo coinvolti nella storia e nell'attività della loggia, da Roberto Calvi a Francesco Pazienza, da
Angelo Rizzoli a Mino Pecorelli, oltre che con Licio Gelli.
Informazioni su D'Amato o raccolte dal D'Amato si rinvengono anche presso l'archivio di Gelli di
provenienza uruguaiana. Sugli stretti rapporti tra D'Amato e Calvi, fino agli ultimi giorni di vita di
quest'ultimo, riferiscono ampiamente i familiari di Calvi.
Gli elementi forniti vanno letti unitamente alla raccomandazione rivolta dal Venerabile Maestro
agli affiliati nella già citata «Sintesi delle norme» che delucida sufficientemente il rilievo del
proselitismo gelliano: «Al fine di poter conservare la continuità della copertura dei punti di interesse
previsti dall'organigramma per i vari settori delle attività pubbliche e private, è necessario che ogni iscritto -
prima di un suo eventuale avvicendamento, da qualsiasi causa determinato, nella sfera delle sue competenze -
segnali la persona che ritenga più idonea e capace a sostituirlo».
Emerge così dal quadro delineato una attenzione rivolta agli apparati amministrativi che supera
qualitativamente la tradizionale infiltrazione massonica, di tipo erratico e non programmata, nella
burocrazia statale. Analogamente a quanto riscontrato con riferimento agli apparati militari, ci
troviamo di fronte ad un reclutamento che si qualifica, oltre che per il livello al quale si pone, per
la mirata individuazione di alcuni settori chiave, come ad esempio i dicasteri economici.
Estremamente rivelatrice in proposito è l'affermazione esplicita dell'esistenza di un organigramma
che prevedeva precisi «punti di interesse», denotando un reclutamento ragionato che mira prima
ancora che all'acquisizione di individui all'occupazione di centri di potere amministrativo
determinati.
Esempio di questa logica è la penetrazione nel ministero del Commercio con l'Estero, nel ministero
del Tesoro e nel ministero degli Affari Esteri, che poneva la Loggia P2 in posizione di assoluto
privilegio nella gestione degli affari, molti dei quali comportavano rilevanti manovre finanziarie
con l'Estero, secondo l'analisi che verrà svolta nella sezione successiva. Concludendo su questo
argomento, la Commissione rileva che, non tanto e non solo deve costituire motivo di riflessione il
dato quantitativo delle affiliazioni, comunque già di per sé allarmante, quanto piuttosto la logica
conseguenziale che attraverso di esso si lascia intravedere.

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