lunedì 4 marzo 2013

CONCLUSIONI



La trattazione che abbiamo condotto nel corso dei capitoli che precedono ci consente di procedere
alla formulazione di alcune considerazioni di ordine conclusivo, specifiche sul problema della
Loggia P2 e del suo inserimento nella vita del Paese.
L'esame di queste situazioni ci consente in primo luogo di ribadire con fermezza il rilievo
assoluto che la Loggia P2 ha rivestito nelle vicende della vita nazionale, intrecciandosi ad essa
secondo trame che, se non completamente conosciute, non è possibile ignorare o ridurre ad
interpretazioni di basso profilo. Questa è stata peraltro la valutazione che l'opinione pubblica -
alla quale sola, si spera, troppo affrettatamente si è inteso fare riferimento, in pur autorevole sede,
quando sì è parlato di «improvvisati tribunali di opinione» - ha istintivamente fornito al momento
della pubblicazione delle liste, con un generale movimento di allarme e di necessariamente
generica riprovazione.
La documentazione in possesso della Commissione, la mole di dati e di notizie in essa contenute,
le audizioni effettuate, le argomentazioni che da un tale complesso patrimonio conoscitivo è
possibile svolgere motivatamente, nonché smentire le prime reazioni della pubblica opinione, si
allineano dinanzi alla nostra attenzione per suffragare, in ben precisa direzione, il quadro iniziale
quale si ricavava dalla semplice consultazione delle liste. Un quadro che, pur nella non ancora
precisata nettezza di particolari e di aspetti anche fondamentali, disegna una riconoscibile trama
che si presta a risolvere molti interrogativi e altri ne apre, nel contempo, di inquietante portata,
tali, gli uni e gli altri, da non consentire sommarie liquidazioni dei fenomeno e delle sue molteplici
inaspettate ramificazioni.
L'esame degli avvenimenti ed i collegamenti che tra essi è possibile instaurare sulla scorta delle
conoscenze in nostro possesso portano infatti a due conclusioni che la Commissione ritiene di
poter sottoporre all'esame del Parlamento.
La prima è in ordine all'ampiezza ed alla gravità del fenomeno che coinvolge, ad ogni livello di
responsabilità, gli aspetti più qualificati della vita nazionale. Abbiamo infatti riscontrato che la
Loggia P2 entra come elemento di peso decisivo in vicende finanziarie, quella Sindona e quella
Calvi, che hanno interessato il mondo economico italiano in modo determinante.
Non si è trattato, in tali casi, soltanto del tracollo di due istituti di credito privati di interesse
nazionale, ma di due situazioni finanziariamente rilevanti in un contesto internazionale, che
hanno sollevato - con particolare riferimento al gruppo Ambrosiano - serie difficoltà di ordine
politico non meno che economico allo Stato italiano. In entrambe queste vicende, la Loggia P2 si è
posta come luogo privilegiato di incontro e centro di intersecazione di una serie di relazioni, di
protezioni e di omertà che ne hanno consentito lo sviluppo secondo gli aspetti patologici che alla
fine non è stato più possibile contenere. In questo contesto finanziario la Loggia P2 ha altresì
acquisito il controllo del maggiore gruppo editoriale italiano, mettendo in atto, nel settore di
primaria importanza della stampa quotidiana, una operazione di concentrazione di testate non
confrontabile ad altre analoghe situazioni, pur riconducibili a preminenti centri di potere
economico. Queste operazioni infine, come abbiamo visto, si sono accompagnate ad una ragionata
e massiccia infiltrazione nei centri decisionali di maggior rilievo, sia civili che militari e ad una
costante pressione sulle forze politiche. Da ultimo, non certo per importanza, va infine ricordato
che la Loggia P2 è entrata in contatto con ambienti protagonisti di vicende che hanno segnato in
modo tragico momenti determinanti della storia del Paese.
La seconda conclusione alla quale siamo pervenuti è che in questa vasta e complessa operazione
può essere riconosciuto un disegno generale di innegabile valore politico; un disegno cioè che non
solo ha in se stesso intrinsecamente valore politico - ed altrimenti non potrebbe essere, per il livello
al quale si pone - ma risponde, nella sua genesi come nelle sue finalità ultime, a criteri
obiettivamente politici.
Le due conclusioni alle quali siamo pervenuti ci pongono pertanto di fronte ad un ultimo
concludente interrogativo: è ragionevole chiedersi se non esista sproporzione tra l'operazione
complessiva ed il personaggio che di essa appare interprete principale. E’ questa una sorta di
quadratura del cerchio tra l'uomo in sé considerato ed il frutto della sua attività, che ci mostra
come la vera sproporzione stia non nel comparare il fenomeno della Loggia P2 a Licio Gelli,
storicamente considerato, ma nel riportarlo ad un solo individuo, nell'interpretare il disegno che
ad esso è sotteso, e la sua completa e dettagliata attuazione, ad una sola mente.
Abbiamo visto come Licio Gelli si sia valso di una tecnica di approccio strumentale rispetto a tutto
ciò che ha avvicinato nel corso della sua carriera. Strumentale è il suo rapporto con la massoneria,
strumentale è il suo rapporto con gli ambienti militari, strumentale il suo rapporto con gli
ambienti eversivi, strumentale insomma è il contatto che egli stabilisce con uomini ed istituzioni
con i quali entra in contatto, perché strumentale al massimo è la filosofia di fondo che si cela al
fondo della concezione politica del controllo, che tutto usa ed a nessuno risponde se non a se
stesso, contrapposto al governo che esercita il potere, ma è al contempo al servizio di chi vi è
sottoposto.
Ma allora, se tutto ciò deve avere un rinvenibile significato, questo altro non può essere che quello
di riconoscere che chi tutto strumentalizza, in realtà è egli stesso strumento.
Questa infatti è nella logica della sua concezione teorica e della sua pratica costruzione la Loggia
Propaganda 2: uno strumento neutro di intervento per operazioni di controllo e di
condizionamento. Quando si voglia ricorrere ad una metafora per rappresentare questa
situazione, possiamo pensare ad una piramide il cui vertice è costituito da Licio Gelli; quando
però si voglia a questa piramide dare un significato è giocoforza ammettere l'esistenza sopra di
essa, per restare nella metafora, di un'altra piramide che, rovesciata, vede il suo vertice inferiore
appunto nella figura di Licio Gelli. Questi è infatti il punto di collegamento tra le forze ed i gruppi
che nella piramide superiore identificano le finalità ultime, e quella inferiore, dove esse trovano
pratica attuazione, ed attraverso le quali viene orientata, dando ad essa di volta in volta un segno
determinato, la neutralità dello strumento. Che questa funzione di travaso tra le due strutture non
sia eccessiva per un personaggio quale Licio Celli ci sembra indubbio: non solo egli viene a trovare
una logica e concretamente accettabile collocazione, ma il fenomeno stesso nel suo intero appare
non improbabile nella sua struttura complessiva e nelle sue finalità ultime.
Questa interpretazione del fenomeno può essere feconda di risultati in sede analitica qualora non
venga intesa in modo meccanico, come delimitazione netta di zone o aree di collocazione di
ambienti e personaggi, ma piuttosto come esemplificazione illustrativa del ruolo di punto di
snodo che il personaggio Gelli ha rivestito ponendosi come elemento di raccordo tra forze di varia
matrice e di diseguale rilievo, che tutte hanno concorso alla creazione come alla gestione della
Loggia Propaganda. Funzione certo di non minor momento se, avuto riguardo, dall'eterogeneità
delle forze e dei gruppi interessati a questo progetto, dei quali le liste- rappresentano uno spaccato
esemplificativo, non è, come ha osservato il Commissario Andò, l'identità dei fini ultimi a rendere
efficiente l'organizzazione e forte il progetto, ma il sistema delle convenienze reciproche che
costantemente interagisce.
Quali forze si agitino nella struttura a noi ignota questo non ci è dato conoscere, sia pure in termini
sommari, al di là dell'identificazione del rapporto che lega Licio Gelli ai Servizi segreti; ma,
riportandoci a quanto detto in proposito, certo è che la Loggia P2 ci esorta ad una visione della
realtà nella sua variegata e spesso inafferrabile consistenza. Ne viene anche un invito ad
interpretazioni non ristrette ad angusti orizzonti domestici, ma che sappiano realisticamente
guardare ai problemi della nostra epoca, ed al ruolo che in essa il nostro Paese viene a ricoprire.
.1 In questa dimensione la Loggia P2 consegna alla nostra meditazione una operazione politica
ispirata ad una concezione pre-ideologica del potere, ambìto nella sua più diretta e brutale
effettività; un cinismo di progetti e di opere che riporta alla mente la massima gattopardesca
secondo la quale «bisogna che tutto cambi perché tutto resti com'era» : così per Gelli, per gli uomini
che lo ispirano da vicino e da lontano, per coloro che si muovono con lui in sintonia di intenti e di
azioni, sembra che tutto debba muoversi perché tutto rimanga immobile.
La prima imprescindibile difesa contro questo progetto politico, metastasi delle istituzioni, negatore di ogni
civile progresso, sta appunto nel prenderne dolorosamente atto, nell'avvertire, senza ipocriti infingimenti,
l'insidia che esso rappresenta per noi tutti - riconoscendola come tale al di là di pretestuose polemiche, che la
gravità del fenomeno non consente - poiché esso colpisce con indiscriminata, perversa efficacia, non parti
dei sistema, ma il sistema stesso nella sua più intima ragione di esistere: la sovranità dei cittadini, ultima e
definitiva sede del potere che governa la Repubblica.

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