Addio a Barry Commoner, pioniere dell'ecologia moderna
In America, molti lo ricordano ancora per la sua partecipazione alle elezioni presidenziali del 1980, quando raccolse un magro 0,28% dei consensi popolari. Ma la lunga vita del biologo Barry Commoner – scomparso domenica scorsa nella sua New York, all'età di 95 anni – gli ha tributato ben altri successi.
Pioniere del movimento ecologista, in anni più recenti ha dichiarato di esserlo diventato «per colpa della Commissione per l'energia atomica». Per l'esattezza, quando un suo studio su alti livelli di stronzio-90 nei denti dei bambini, come effetto collaterale dei test nucleari, venne accolto con freddezza dalle autorità americane.
È a questo punto che Commoner fonda il Comitato per l'informazione nucleare: per spiegare all'opinione pubblica come i rischi della radioattività possono nascondersi in una cosa così innocua come il latte. E ci riesce a tal punto che le sue argomentazioni diventano la base del Trattato contro i test nucleari, proposto dal presidente John Fitzgerald Kennedy nel 1963.
In vita sua ha scritto numerosi libri di successo, a cominciare da «The Closing Circle» del 1971, nel quale sintetizza il suo pensiero in quattro principi che per certi versi oggi paiono quasi scontati, ma che a quell'epoca non lo erano affatto.
Tutto è connesso a tutto il resto. In altre parole, tutti gli esseri viventi condividono lo stesso ambiente e, quel che influenza uno, influenza tutti.
Tutto deve andare a finire da qualche parte. Ovvero, in natura non si può mettere la spazzatura sotto il tappeto.
La Natura sa come fare. I cambiamenti nel sistema naturale rischiano di essere dannosi per il sistema.
Le cene gratis non esistono. Lo sfruttamento della natura implica la trasformazione delle risorse da utili a inutili.
«C'è un mito prevalente – scrive Commoner nella sua tipica prosa – secondo il quale le tecnologie produttive rispondano più al giudizio umano o all'interesse sociale, che alle leggi della termodinamica, alla struttura atomica o all'eredità biologica». In altre parole, la superiorità del genere umano sulla natura è una leggenda da sfatare.
Dopo il prevedibile insuccesso nella corsa alla Casa Bianca, Commoner continua a dirigere il suo Center for the Biology of Natural Systems fino al 2000, quando ormai aveva 83 anni. Però ha continuato ad andarci ogni giorno. Si dice che avesse quasi terminato di scrivere il suo ultimo libro che, quindi, andrà probabilmente alle stampe.
Tutto deve andare a finire da qualche parte. Ovvero, in natura non si può mettere la spazzatura sotto il tappeto.
La Natura sa come fare. I cambiamenti nel sistema naturale rischiano di essere dannosi per il sistema.
Le cene gratis non esistono. Lo sfruttamento della natura implica la trasformazione delle risorse da utili a inutili.
«C'è un mito prevalente – scrive Commoner nella sua tipica prosa – secondo il quale le tecnologie produttive rispondano più al giudizio umano o all'interesse sociale, che alle leggi della termodinamica, alla struttura atomica o all'eredità biologica». In altre parole, la superiorità del genere umano sulla natura è una leggenda da sfatare.
Dopo il prevedibile insuccesso nella corsa alla Casa Bianca, Commoner continua a dirigere il suo Center for the Biology of Natural Systems fino al 2000, quando ormai aveva 83 anni. Però ha continuato ad andarci ogni giorno. Si dice che avesse quasi terminato di scrivere il suo ultimo libro che, quindi, andrà probabilmente alle stampe.
Addio a Barry Commoner
scienziato al servizio dell'ambiente
E' morto a New York all'età di 95 anni il biologo considerato uno dei padri del moderno movimento ecologista. Fu anche merito suo il trattato per la messa al bando parziale dei test nucleari del 1963
Si è spento ieri a New York all'età di 95 anni Barry Commoner, biologo statunitense ritenuto uno dei fondatori della scienza ambientale.
Commoner è stato uno dei primi e più attivi scienziati ad aver coniugato la ricerca con un costante e appassionato impegno nella denuncia dei rischi ambientali legati al rapido sviluppo tecnologico che ha caratterizzato gli Stati Uniti del dopo guerra. Il biologo si è battuto strenuamente in particolare affinché le conseguenze che determinate scelte potevano causare sulla salute delle persone e della natura fossero sempre discusse chiaramente nel corso di un pubblico confronto.
La sua attenzione si concentrò in particolare sui danni delle radiazioni nucleari. Ai suoi studi si deve il trattato per la messa al bando parziale dei test atomici del 1963. L'influenza che Commoner riuscì ad avere nella società statunitense fu tale da convincere la rivista Times nel 1970 a dedicargli la copertina, definendolo un Paul Revere (l'eroe della guerra d'Indipendenza americana) dell'ecologia.
Insieme a quella della collega Rachel Carson 1, la sua figura fu effettivamente talmente centrale nella nascita del movimento ambientalista statunitense ed internazionale, da aver fatto fiorire una ricca raccolta di aneddoti e citazioni. A essere ricordato spesso è ad esempio il suo scontro con quella parte di ecologisti soliti porre la questione demografica come la madre di tutti i problemi ambientali. Nel suo libro più conosciuto, The Closing Circle, lo scienziato affermava piuttosto che proporre di ridurre la popolazione "equivale a cercare di salvare una nave che fa acqua buttando a mare i passeggeri". Celebre è anche la sua abitudine ad indossare camice non stirate per evitare inutili sprechi di energia.
NEW YORK -Commoner è stato uno dei primi e più attivi scienziati ad aver coniugato la ricerca con un costante e appassionato impegno nella denuncia dei rischi ambientali legati al rapido sviluppo tecnologico che ha caratterizzato gli Stati Uniti del dopo guerra. Il biologo si è battuto strenuamente in particolare affinché le conseguenze che determinate scelte potevano causare sulla salute delle persone e della natura fossero sempre discusse chiaramente nel corso di un pubblico confronto.
La sua attenzione si concentrò in particolare sui danni delle radiazioni nucleari. Ai suoi studi si deve il trattato per la messa al bando parziale dei test atomici del 1963. L'influenza che Commoner riuscì ad avere nella società statunitense fu tale da convincere la rivista Times nel 1970 a dedicargli la copertina, definendolo un Paul Revere (l'eroe della guerra d'Indipendenza americana) dell'ecologia.
Insieme a quella della collega Rachel Carson 1, la sua figura fu effettivamente talmente centrale nella nascita del movimento ambientalista statunitense ed internazionale, da aver fatto fiorire una ricca raccolta di aneddoti e citazioni. A essere ricordato spesso è ad esempio il suo scontro con quella parte di ecologisti soliti porre la questione demografica come la madre di tutti i problemi ambientali. Nel suo libro più conosciuto, The Closing Circle, lo scienziato affermava piuttosto che proporre di ridurre la popolazione "equivale a cercare di salvare una nave che fa acqua buttando a mare i passeggeri". Celebre è anche la sua abitudine ad indossare camice non stirate per evitare inutili sprechi di energia.
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