La sensazione di rimettersi questa maglia:
"Da una parte è una bella sensazione, dall'altra brutta, perché so che non potrò giocare mai più con questa maglia, ormai l'età è avanzata... Però la maglia della Roma mi ricorda sempre bei momenti e grandi emozioni".
"Non seguo tantissimo il calcio, ma seguo sempre la Roma. Se devo uscire il sabato o la domenica e c'è la Roma, allora non esco. Stessa cosa il lunedì, il giovedì... Speriamo l'anno prossimo il martedì o il mercoledì. Le altre le guardo se riesco a farlo, altrimenti non mi interessano più di tanto".
Sul derby di Roma:
"Non c'è paragone. L'ho sempre detto anche quando giocavo il derby di Milano: lo percepisci quando arrivi allo stadio. Ma il derby di Roma lo inizi a vivere un mese prima che arrivi. È un'altra storia: altri colori, altre tifoserie, altri sfottò... È un derby sentito 10 volte di più rispetto a quello di Milano".
Per lui 15 derby giocati e 9 gol segnati:
"Bisogna avere un po' di fortuna: avevo fortuna e bravura nel fare gol nel derby. Era una gara che sentivo; sapevo che fosse una partita importante, a cui tutti tenevano, anche noi della squadra. Riuscivo quindi a dare il meglio di me.
Al primo gol ho pensato: 'Ho fatto un gol al derby...'. Poi c'è stata una doppietta e ho pensato: 'Ho fatto tre gol nel derby'. Alla successiva doppietta ho capito che il derby era una cosa mia; gli altri sono venuti di conseguenza.
In queste partite non c'è bisogno di stimoli, sei carico a prescindere. Non vedevo l'ora che arrivasse il derby, pensavo in continuazione: 'Pensa se segno di nuovo!'. Volevo prendermi la scena.
Se rimani freddo riesci a giocarlo meglio, è vero. Bisogna avere un approccio non troppo intenso. Io dicevo: 'Come va, va'. Non ci pensavo troppo perché farlo levava tante energie. Percepivo il derby, ma cercavo di avvicinarmi alla gara come se fosse una partita qualsiasi. Però quando ero in campo davo sempre il 100%. Secondo me il segreto è cercare di viverlo da spensierati".
Su Nesta: "Nesta era alto come me, aveva il passo lungo... Gottardi era velocissimo: quando me lo mettevano addosso avevo difficoltà a scappare da lui. Nei primi passi, quando spostavo la palla, era tanto reattivo".
Su De Rossi:
"Daniele è un ragazzo nato a Roma e sempre stato della Roma. Lo viveva come inizialmente lo viveva Totti. Con tanta, troppa attenzione, e magari non riuscivano a esprimersi nel migliore dei modi. Lele è cresciuto tantissimo, è maturato, saprà bene come affrontarlo nel migliore dei modi e sono sicuro che lo farà benissimo.
Su De Rossi allenatore:
"Benissimo, parlano i risultati. Ha avuto un approccio inaspettato, quando torni in un ambiente dove hai giocato per tanti anni come giocatore e trovi anche gente con cui hai condiviso lo spogliatoio non è sempre facile rapportarsi nel modo giusto. Invece lui ha trovato un equilibrio con loro, società e gente che gli sta permettendo di fare un grandissimo lavoro. Complimenti a lui".
Marco Delvecchio
Nessun commento:
Posta un commento