mercoledì 29 novembre 2023

Ce ne sono sempre stati pochi di veri lottatori

 


“Piu' grande e' la menzogna maggiori sono le probabilita' che venga creduta”


Si lo so di chi è sta frase, però è assolutamente vera per ciò che riguarda la situazione attuale nella boxe e nelle MMA. Per chi pensava che quello tra Floyd Mayweather e Conor McGregor fosse stato un caso isolato o una rondine che non poteva fare primavera, gli ultimi anni sono stati una continua (e diciamocelo penosa) disillusione. Ormai fanno più ascolti, generano più soldi le esibizioni degli influencer che quelle tra veri pugili o veri lottatori della UFC. Logan Paul e soci hanno trovato una miniera d'oro, l'hanno fabbricata mettendoci dentro la loro potenza mediatica, ex assi delle MMA pagati un tanto al chilo per farsi battere o andare giù, loro pari ansiosi di fare fama con risse improvvisate e un po' di sparring di basso livello. Poi la cosa si è allargata a veri pugili e veri lottatori di Dana White. Poco importa che il match tra Tyson Fury e Francis N'Gannou abbia fatto numeri molto bassi, il prossimo simile farà comunque una quantità di soldi incredibile. 


Paradossalmente questo match, che si pensava il meno in bilico di tutti, è quello che ha regalato l'eredità più pesante. Su Esquire Italia la mia analisi di questo momento strano, complicato, paradossale degli sport da combattimento. Pare passato un secolo da quando Muhammad Ali fu quasi costretto a scusarsi per essersi prestato alla pericolosa buffonata con Antonio Inoki. Eravamo negli anni '70 dove Bruce Lee aveva contagiato tutti con la ricerca dell'arte marziale definitiva, con lo scontro tra stili poi rimasto per decenni nel recinto del videoludico o della narrazione cinematografica. Oggi invece per poco non toccava a Musk e Zuckerberg, i due guru tech, prendersi a pizze. Floyd continuerà finché può e vuole, idem gli altri, i pugili professionisti ormai si stanno piegando alle logiche social. Si combatte sempre meno, si parla sempre di più, la finzione ha superato la realtà. Tutto questo poi rientra nella crisi del maschio moderno, nel mito dell'automiglioramento senza freni, nell'idea che ci vuole poco a saper combattere. 


https://www.esquire.com/it/sport/a45686397/boxe-guerrieri-oggi-influencers/

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