Questa notizia mi ha colpito molto.
Sergiy Stakhovsky è uno dei tennisti che, a cavallo tra gli anni Zero e i Dieci, ho amato di più. È stato 31 al mondo, il grande pubblico lo conosce “solo” perché una volta sconfisse Federer a Wimbledon, ma Stakho (o “Kermit”, come lo chiamavo io) ere talento puro. Se voleva, poteva fare tutto. Grande mano, gioco di volo sublime, tocco raro. Purtroppo non ha mai avuto la testa.
Stakho è ucraino e ha giocato tante volte in Davis (anche come doppista) per la sua nazionale. 36 anni, si è ritirato un mese fa dopo gli Australian Open. Poteva avere davanti una carriera agiata da allenatore, da commentatore o simili, e magari l’avrà. Non adesso, però: ha deciso di andare in guerra e arruolarsi nei riservisti ucraini. Per difendere il suo paese.
Queste le sue parole: “Combattere è l'unico motivo per cui sto cercando di tornare. Mi sono iscritto ai riservisti dell'esercito la scorsa settimana. Non ho esperienza militare, ma ho esperienza con una pistola privatamente. Mio padre e mio fratello sono chirurghi, sono stressati, parlo spesso con loro: dormono nel seminterrato. Nessuno di noi credeva che questo potesse accadere, eppure è successo".
Da Wimbledon e la gloria alla guerra. Proprio come i fratelli Klitschko, ieri grandi pugili (soprattutto Vitalij) e oggi anche loro soldati in guerra.
È tutto pazzesco.
Andrea Scanzi
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