Lo freddarono fuori la porta di casa, il 10 dicembre. Francesco Panzera non era un magistrato, giornalista, poliziotto, politico: era un professore di matematica. Era il vicepreside del liceo scientifico Zaleuco di Locri.
La sua colpa era stata quella di voler proteggere i suoi ragazzi. Proteggerli dalla droga che l’ndrangheta, tra gli anni ’70 e ’80, faceva girare nelle scuole. Lui questa cosa non poteva tollerarla. Parlava con gli studenti, li convinceva a non comprarla. Parlava con i genitori, con le istituzioni, con i cittadini. Mise tutto sé stesso per fare in modo che i “venditori di morte”, così li chiamava, non mettessero piede nella scuola. Così da proteggere i suoi ragazzi. E non mollò mai, conscio dei rischi.
Quei rischi si concretizzarono quando gli spararono otto volte, in questo giorno del 1982. Aveva 37 anni Francesco Panzera, rimasto senza giustizia perché i responsabili non sono mai stati individuati. Era uno dei molti eroi a volte poco conosciuti, morti per mano delle mafie, e che pure dovrebbero essere ricordati come esempi di vita e virtù in tutta Italia.
In questo giorno, a lui va allora il nostro ricordo.
Leonardo Cecchi
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