“Da quel momento ho cominciato a dire no, e poi ho ripetuto il no in otto campi di concentramento dove sono stato”.
Il no di Michele Montagano era il no alla Repubblica Sociale.
Dopo l’8 settembre Michele Montagano non aveva avuto dubbi: “Ero un ufficiale del regio esercito italiano, non potevo combattere insieme ad un’altra nazione che non era alleata, eravamo in guerra con la Germania”.
E allora lui e gli altri ufficiali che rifiutarono di aderire furono classificati come IMI, Internati Militari Italiani, in modo da non essere riconosciuti come prigionieri di guerra (e di fatto privati di ogni tutela prevista dalla Convenzione di Ginevra).
Michele fu internato in diversi campi di concentramento e di lavoro tra la Germania e la Polonia, e in uno di questi campi incontrò il padre, anche lui prigioniero.
Ma è nel campo di concentramento di Wietzendorf che Michele Montagano insieme ad altri ufficiali scrisse una vera pagina di storia, forse ancora poco nota.
Nel febbraio del 1945, 214 ufficiali (tra cui Michele Montagano) provati dalla violenza nazista, decisero di non lavorare: non si sarebbero prestati più al brutale sfruttamento da parte dei nazisti, e non avrebbero risposto nemmeno agli interminabili appelli quotidiani.
Riuscirono a resistere per sei lunghi giorni, finché le SS incattivite da questo tentativo di inedita resistenza, stabilirono di intervenire come di consueto: con la decimazione.
Prelevarono 21 prigionieri a caso, per fucilarli.
Ma a quel punto ci fu il colpo di scena: 44 ufficiali, tra cui Michele Montagano, si offrirono volontari per sostituirsi ai condannati.
Un gesto di enorme generosità e altruismo.
Un gesto incomprensibile agli occhi delle SS che, sconcertate, decisero di lasciar perdere la fucilazione e di trasferire immediatamente i 44 ribelli nel centro di rieducazione al lavoro di Unterlüss, un campo di lavoro e di sterminio, dove i prigionieri vivevano in condizioni durissime, e le possibilità di sopravvivenza erano molto basse: “Non c’erano forni crematori, ma bastonate e mazzate”, ricorderà Michele, nell’intervista per il progetto “Noi partigiani”.
Infatti, ben sei tra loro morirono, chi per le percosse, chi per gli stenti, chi per la fatica, la fame e il freddo.
Oggi, dei quarantaquattro eroi di Unterlüss è rimasto solo Michele Montagano, che ha compiuto da poco 100 anni, al quale dobbiamo tutti la nostra gratitudine per i tanti no, anzi i “Nein” che ha saputo dire, con straordinario orgoglio e dignità.
🦋 La farfalla della gentilezza🦋
E se questa è una pagina di storia di cui si parla poco, e ancora meno nelle scuole, occorre rimediare, raccontandola magari attraverso le parole di Andrea Parodi, pronipote di Carlo Grieco, uno dei quarantaquattro eroi di Unterlüss scomparso nel 1980, nel libro: Gli eroi di Unterlüss: La storia dei 44 ufficiali IMI che sfidarono i nazisti, Mursia, 2019.
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