La recente intesa tra i due premier di Turchia e Giappone prevede la costruzione da parte di imprese giapponesi del più grande impianto nucleare sulle coste turche del Mar Nero. Diverse sono le implicazioni in merito riguardo al tema sicurezza: vediamo insieme le principali.
IL FATTO – Un accordo da 22 miliardi di dollari, definito come un “passo fondamentale” che trasformerebbe le relazioni bilaterali con il Giappone in una “partnership strategica“. Questo è quanto accaduto, lo scorso venerdì 3 maggio, tra Ankara e Tokyo, tra il Primo Ministro Turco Recep Tayyip Erdogan e il suo omonimo giapponese Shinzo Abe: un accordo dunque siglato per costruire il più grande impianto nucleare sulle coste turche del Mar Nero, una pietra miliare per l’industria nucleare giapponese dopo il disastro di Fukushima del 2011. Lo stesso Abe si è recato direttamente in Turchia per la firma dell’accordo. Verrà poi costruita una seconda centrale nucleare, grazie ad una joint venture tra giapponesi e francesi: questo progetto rappresenta il primo successo per la costruzione di una centrale nucleare all’estero dopo il disastro di Fukushima.
I RISCHI – Così come il Giappone, anche la Turchia è geograficamente posizionata in una zona soggetta a frequenti terremoti. E’ questa una delle più grandi sfide del progetto: riuscire a produrre energia nucleare in maniera sicura, a costruire centrali nucleari che riescano a resistere ad eventi catastrofici come i terremoti. Lo stesso Erdogan ha affermato: “Stiamo provando a lavorare in questo senso, per prevenire le catastrofi“. Una delle imprese inclusa nel consorzio per la costruzione della centrale nucleare in Turchia è la Mitsubishi Heavy Industries, una delle compagnie coinvolta nella catastrofe alla centrale di Fukushima del 2011. Le altre due imprese coinvolte sono la Itochu Corporation e la francese GDF Suez. Dal canto suo, il Giappone è intenzionato a esportare le sue conoscenze tecnologiche, con il tentativo di incrementare la sua crescita economica e di sfuggire alle ultime due decadi di stagnazione economica.
LA PACE – Abe ed Erdogan hanno inoltre firmato un accordo che regola l’utilizzo dell’energia nucleare per scopi pacifici. Una postilla all’accordo, questa, che non deve essere tralasciata per le difficoltà regionali che possono essere riscontrate da parte turca e da parte dei suoi vicini. La guerra civile in Siria continua infatti a imperversare, e le recenti notizie relative all’intervento israeliano in territorio siriano non fanno che complicare ulteriormente lo scenario. Da non tralasciare poi la presenza dell’Iran, che a sua volta potrebbe risentirne di un approvvigionamento nucleare da parte di un paese, come la Turchia, che prova a costruire la sua potenza regionale.
Alessia Chiriatti
Un chicco in più
Il sito di cui parliamo rappresenta la seconda centrale nucleare in Turchia: il Paese dipende per il 97% del suo fabbisogno dal gas e dal petrolio, che proviene spesso dalla Russia e dall'Asia Centrale. La Turchia sta provando a scalfire il monopolio di Mosca sulle pipe lines, causando, non poco frequentemente, screzi in tutta la regione del Mar Nero. La cosiddetta "guerra dei tubi" continua insomma ancora a farsi sentire.
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Ho conseguito la Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università per Stranieri di Perugia, con una tesi sul conflitto in Ossezia del Sud ed il titolo di Master per le Funzioni Internazionali presso la SIOI. Ho inoltre conseguito il titolo di Analista delle Relazioni Internazionali con Equilibri S.r.l. Ho infine collaborato con la rivista Eurasia e presso la sede centrale del Forum della Pace nel Mediterraneo dell’UNESCO. I miei principali interessi di ricerca riguardano la politica estera della Turchia ed i suoi rapporti con Siria e Georgia, e si collocano nell’ambito della gestione dei conflitti, della cooperazione alla pace e dei Peace studies.
http://www.ilcaffegeopolitico.org/7379/giappone-turchia-accordo-sul-nucleare
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