LA PAURA
Voglio dire due parole sulla paura.
È lei l’unico vero avversario.
Solo la paura può sconfiggere la vita.
È un’avversaria intelligente e perfida, io lo so bene.
Non ha dignità, non rispetta leggi né regole, non ha pietà.
Cerca i tuoi punti deboli, e li scova con facilità.
Comincia dalla mente, sempre.
Fino a un attimo prima sei calmo, controllato, felice.
Poi la pura, travestita da piccolo dubbio innocente,
si intrufola nella tua mente come una spia.
Il dubbio incontra lo scetticismo, che prova a buttarlo fuori.
Ma lo scetticismo è un soldato di fanteria con poche risorse.
Il dubbio se ne sbarazza facilmente.
Diventi inquieto.
Entra in campo la ragione.
Sei rassicurato: la ragione possiede le armi tecnologiche più avanzate.
Ma con tua grande sorpresa,
nonostante la sua superiorità tattica e una serie di vittorie inconfutabili,
la ragione viene messa in scacco, frustrata e impotente.
Ti senti vulnerabile.
L’angoscia si trasforma in terrore.
Poi la paura invade completamente il corpo,
il quale nel frattempo, ha subodorato che qualcosa non va.
I polmoni volano via come uccelli
e il fegato se la squaglia quatto come un serpente.
La lingua stramazza stecchita come un opossum,
le mandibole cominciano a galoppare sul posto.
Le orecchie diventano sorde.
I muscoli sono scossi da brividi quasi fossero in preda alla malaria
e le ginocchia si sciolgono come burro.
Il cuore è troppo teso,
lo sfintere troppo rilassato.
Solo gli occhi funzionano bene.
Prestano sempre la dovuta attenzione alla paura.
Ti affretti a prendere decisioni avventate.
Liquidi i tuoi ultimi alleati:
la speranza e la fiducia.
Ecco che ti sei sconfitto da solo.
La paura – una semplice emozione – ha trionfato.
È difficile da spiegare.
La paura, la vera paura,
quella che ti scuote fino alle ossa,
quella che provi quando sei a faccia a faccia con la morte,
si annida nella tua memoria come una cancrena:
minaccia di far marcire tutto,
anche le parole per esprimerla.
Dunque devi sforzarti di parlarne.
Se non lo fai,
se la paura diventa un’oscurità inespressa
che cerchi di evitare e che forse riesci persino a dimenticare,
ti esponi ai suoi attacchi futuri.
Perché hai lasciato che ti colonizzasse.
da “Vita di Pi” di Yann Martel
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