giovedì 16 gennaio 2014

Il “Fassina chi?” adesso fa marketing
A Roma il Palazzo delle Esposizioni usa la battuta di Renzi per promuovere una mostra


di Stefano Sansonetti
Chissà, forse non gli è mai balenato nella mente. A pensarci bene, però, gli sarebbe convenuto chiedere il copyright. Eh sì, perché l’ormai famoso “Fassina chi?”, ossia l’espressione irridente con cui Matteo Renzi ha replicato ad alcune critiche mosse dall’ex viceministro dell’economia, che per quella battuta si è anche dimesso, sta facendo proseliti nel mondo del marketing. Basti pensare a cosa si è inventato il Palazzo delle Esposizioni di Roma, di fatto controllato dalla giunta guidata da Ignazio Marino, per promuovere la mostra “Anni ‘70-Arte a Roma”. Nel tentativo di rendere appetibile al pubblico l’iniziativa, l’organizzazione ha preso due dei tanti nomi di artisti esposti applicando la formula renziana: “Emilio Prini e Pio Monti chi?”. Il tutto in una locandina pubblicata ieri sull’ultima pagina della cronaca di Roma del Corriere della Sera. Il riferimento è a Prini, esponente della corrente dell’arte povera, e a Monti, storico gallerista romano. Sarà stata una scelta vincente in termini pubblicitari? Al momento è ancora presto per dare una risposta. Ma l’iniziativa dimostra come le uscite di Renzi, in attesa di vedere all’opera il nuovo segretario del Pd su cose concrete, al momento facciano tendenza nel campo del marketing. Che poi è la stessa accusa che già da tempo i detrattori rivolgono al sindaco di Firenze.
Tra l’altro Renzi non è l’unico ad aver utilizzato l’espressione che oggi sembra avere tanta fortuna. Nel 2002 Cesare Geronzi, all’epoca presidente di Capitalia, rispose “Ricucci chi?” alle domande che gli venivano rivolte sul rampante immobiliarista romano che si stava facendo largo nell’azionariato della stessa banca. Eravamo alla vigilia della calda estate del 2005, quando Ricucci e sodali furono interpreti di quel disegno che avrebbe dovuto riscrivere la geografia bancaria del paese, con la Popolare di Lodi alla conquista di Antonveneta e la Unipol proiettata verso la Bnl. Progetto, però, successivamente naufragato. E a proposito di copyright mancati, probabilmente nessuno come Ricucci ha di che rammaricarsi, visto l’incredibile successo riscosso dalla sua battuta relativa ai “furbetti del quartierino”. Espressione, quest’ultima, che ha davvero fatto epoca. Da allora, tanto per fare gli esempi più significativi, si parla di “furbetti del Fisco” in riferimento agli evasori, oppure di “furbetti della pubblica amministrazione” in riferimento a tutti quelli che fanno il bello e i cattivo tempo con i soldi pubblici.
@SSansonetti

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