giovedì 31 maggio 2012

AIUTIAMO L'EMILIA: CITTA' DI VERONA e PROVINCIA - Raccolta beni di prima necessità

Siamo ragazzi del Leo Club, associazione giovanile del Lions Club International ed abbiamo amici coinvolti in prima persona nel terremoto, attualmente sfollati, i quali ci stanno aiutando a capire come intervenire e quali aiuti fornire.

Ecco il loro link fb: https://www.facebook.com/events/389984054381068/

Kaneto Shindo

Il regista Kaneto Shindo

31 maggio 2012

E' morto Kaneto Shindo

Scompare a Tokyo il regista giapponese dello straziante I bambini di Hiroshima. Aveva 100 anni

(Cinematografo.it/Adnkronos) - Il regista giapponese Kaneto Shindo, autore del capolavoro I bambini di Hiroshima, è morto a Tokyo all'età di 100 anni. Considerato uno degli autori più impegnati nella rappresentazione del Giappone contemporaneo, nato a Hiroshima il 28 aprile 1912, Shindo esordì al cinema come sceneggiatore del regista Kozaburo Yoshimura e assistente di Kenji Mizoguchi. Come regista, debuttò nel 1951 con Storia di una moglie amata, cui seguì I bambini di Hiroshima (1952), una commossa rievocazione del tragico destino della città colpita dall'esplosione atomica, vista attraverso gli occhi di una maestrina tornata a cercare i suoi piccoli allievi. Il film venne presentato con successo al Festival di Cannes del 1953. Dopo film come La valanga (1953) e La vita di una donna (1954) e la trilogia femminista, Storia di una vita (1953), Rigagnolo (1955), Solo le donne hanno dispiaceri (1957) e una denuncia delle radiazioni radioattive con Il peschereccio Drago della Fortuna (1959), Shindo tornò al grande cinema con L'isola nuda (1962), dove l'assoluta mancanza di dialoghi vestiva di autentica poesia la quotidiana lotta per la vita degli abitanti di una delle zone più povere del Giappone.Dopo L'uomo (1963), forte racconto marinaresco sugli eccessi cui l'egoismo spinge quattro naufraghi alla deriva, il regista nipponico accentuò la sua naturale tendenza al calligrafismo in Sesso perduto (1966), Conquista (1965) e Kuroneko (1968), film molto ben costruiti che gli attirarono le critiche di insincerità artistica tanto da fare in parte ridimensionare il giudizio sulla sua opera precedente. Negli anni Settanta tornò sceneggiatore per La battaglia di Okinawa e nel 1976 presentò al Festival di Cannes un documentario sul suo maestro Mizoguchi (Vita di un cineasta) e nel 1978 diresse La ballata solitaria di Chikuzan. Tra i film successivi Albero a foglie caduche (1986), I fiori di ciliegio sono caduti (1988), Testamento di pomeriggio (1995), Voglio vivere (1999) e Gufo (2003).

http://cinema.ilsole24ore.com/film-brevi/2012-05-31/morto-kaneto-shindo-00022217.php

Vittorio Spolverini

E’ morto Spolverini, il veggente di Farra 

Dal 1988 sosteneva di vedere la Madonna in un campo sullo stradone della Mainizza. Stroncato da una malattia a 72 anni  

di Vincenzo Compagnone


GORIZIA. Vittorio Spolverini, il “veggente” di Farra, è morto ieri all’ospedale di Viterbo (città della quale era originario) in cui era ricoverato da alcuni mesi per un tumore incurabile. Aveva 72 anni e, a partire dalla fine degli anni 80, il “caso” che lo aveva visto protagonista, con le presunte apparizioni mariane sul “prato celeste” che fiancheggiava lo stradone della Mainizza, aveva riempito le pagine dei giornali non soltanto locali, suscitando anche l’interesse della tv.
Migliaia di credenti e di curiosi, provenienti inizialmente dal Friuli Venezia Giulia, ma poi da tutta Italia, avevano cominciato ad affollare quotidianamente quel fazzoletto di terra ai confini con il comune di Gorizia a partire dal 19 settembre 1988, quando Spolverini, che all’epoca faceva il fotografo con il nome d’arte di Dani (e così era conosciuto da tutti a Gorizia), affermò di vedere la Madonna. «Camminavo – raccontò alla gente e ai giornalisti - lungo le rive dell' Isonzo, sconfortato per la fine di una storia sentimentale con una giovane goriziana, quando rimasi folgorato da una visione: una giovane donna vestita di bianco e di azzurro che mi sorrideva sospesa a un metro e mezzo dal suolo».
Da quel 19 settembre, ogni giorno, nel pomeriggio, il fotografo cominciò a cadere in trance e in preghiera, sempre nello stesso punto del “prato celeste”, con il rosario tra le mani. Spolverini sosteneva di dialogare con la Madonna, dalla quale avrebbe ricevuto dei messaggi da trasmettere ai fedeli (cosa che puntualmente faceva alla fine delle “visioni”), ma anche dei segreti indirizzati all’allora arcivescovo di Gorizia, monsignor Antonio Vitale Bommarco, che però non volle mai instaurare un dialogo con lui.
Nel giro di poche settimane il tam tam delle apparizioni mariane si sparse in tutta la regione e in tutta Italia, al punto che il prato celeste di Farra, dove cominciarono ad arrivare pullman con fedeli provenienti dalle località più disparate (in prevalenza, comunque, Veneto e Lombardia) divenne meta di adunate oceaniche, con punte di 5000 persone e grossi problemi alla viabilità lungo lo stradone della Mainizza.
Divenuto fenomeno mediatico (giunsero a Farra anche degli studiosi per studiare gli stati di “trance” in cui cadeva Dani), il veggente ampliò via via la schiera di seguaci tenendo sempre desta l’attenzione della gente. Si parlò anche di guarigioni miracolose e di esorcismi che Spolverini cominciò ad un certo punto a effettuare. Col tempo, l’interesse per il veggente (che nel frattempo si era sposato e aveva trasferito la sua abitazione a Terzo d’Aquileia) andò gradualmente attenuandosi. Dani cominciò a recarsi nel “prato celeste” (che nel frattempo aveva traslocato sul lato opposto della Mainizza per una questione di espropri, e dove era stata edificata anche una sorta di chiesa-prefabbricato) soltanto al sabato e alla domenica. «Le apparizioni continuano – dichiarò – ma il resto della settimana vado a trovare dei malati negli ospedali per portare la parola della Vergine».
Vittorio Spolverini si adeguò anche alle nuove tecnologie, aprendo un sito internet, denominato www.pratoceleste.it, nel quale teneva i contatti con i fedeli. Le sue ultime comparse nel luogo delle presunte apparizioni risalgono all’agosto dello scorso anno. Poi Dani, che aveva già sofferto di ischemie cerebrali, scoprì di avere un tumore e venne operato a Roma. Nel frattempo il “prato celeste” chiuse i battenti e l’ex fotografo volle trasferirsi a Viterbo, nella sua città natale, dove peraltro fu presto costretto al ricovero all’ospedale in cui, come detto, ieri si è spento. Fu un caso senza dubbio molto controverso, quello di Spolverini, le cui visioni non ebbero mai alcun riconoscimento dalla Chiesa, ma che riuscì comunque a conquistarsi il credito di diversi sacerdoti. Lascia nel lutto 4 figli: Sonia, Selina, Sara e Daniele, e due sorelle, Linda e Graziella. I funerali saranno celebrati domani, venerdì, alle 10.30 a Viterbo.

http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2012/05/31/news/e-morto-spolverini-il-veggente-di-farra-1.5183145

Migliaia di bambini a scuola con lo stomaco vuoto



Mentre prosegue il dibattito sulle misure di austerità e sui tagli alla spesa sociale, un nuovo rapporto dell’UNICEF rivela la portata della povertà e della deprivazione materiale infantile nelle economie avanzate del mondo.
Nell’Unione Europea (più Norvegia e Islanda) a circa 13 milioni di bambini e adolescenti mancano gli elementi di base necessari al loro sviluppo. Nel frattempo, 30 milioni di minorenni – nei 35 paesi a economia avanzata dell’OCSE – vivono in povertà.
Il rapporto “Misurare la povertà tra i bambini e gli adolescenti” – il numero 10 della serie denominata Innocenti Report Card – realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF, esamina la povertà e la deprivazione materiale infantile in tutto il mondo industrializzato, presentando classifiche di paesi e analisi comparate.
Questo confronto internazionale, dice il rapporto, dimostra che la povertà infantile in questi Paesi non è inevitabile, ma è legata alle scelte politiche. Inoltre, alcuni paesi stanno facendo meglio di altri per proteggere i bambini più vulnerabili.
«Nonostante l’Italia sia tra i 15 Paesi europei più ricchi, il 15,9% dei bambini e degli adolescenti tra 0 e 17 anni vive in una condizione di povertà relativa. In questa classifica, l’Italia è agli ultimi posti: 29° su 35. I dati del Rapporto mostrano che il 13,3% dei minori vive in una condizione di deprivazione materiale» ha ricordato il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera durante la presentazione del rapporto a Roma, alla presenza della sociologa Chiara Saraceno e del curatore del rapporto UNICEF Leonardo Menchini.
Povertà materiale nei Paesi ricchi, deludono Francia e Italia
Il Report Card esamina la povertà e la deprivazione materiale infantile in due modi completamente diversi. L’analisi su questi due diversi tipi di povertà infantile è scaturita dall’elaborazione dei dati più recenti e disponibili sulla povertà e sulla deprivazione infantile in tutte le economie industriali avanzate del mondo.
La prima misura è un Indice di deprivazione dell’infanzia, derivato da un’indagine condotta dalla European Union’s Statistics on Income and Living Conditions (EU-SILC) su 29 Paesi europei, che include per la prima volta una sezione sui bambini.
Per deprivazione materiale si intende la percentuale di bambini e adolescenti che non ha accesso ad alcuni beni, servizi o attività ritenuti “normali” (sono 14 in tutto) nelle società economicamente avanzate, come fare almeno tre pasti al giorno, disporre di libri e giochi adatti all’età del bambino, di un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti, di una connessione Internet ecc.
I tassi più alti di deprivazione materiale vengono riscontrati in paesi come Romania, Bulgaria e Portogallo (rispettivamente con più del 70%, 50% e 27% dei bambini e adolescenti esclusi), anche se alcuni paesi tra i più ricchi come Francia e Italia hanno tassi di deprivazione superiori al 10%. I paesi nordici hanno il minor tasso di deprivazione tra i minorenni, inferiore al 3%.
Bambini più poveri senza protezione sociale
La seconda misura esaminata nel Rapporto riguarda la povertà relativa, prendendo in esame la percentuale di bambini e adolescenti che vivono al di sotto della “soglia di povertà” nazionale – definita come il 50% del reddito medio disponibile dalle famiglie.
I paesi nordici e i Paesi Bassi hanno i tassi più bassi di povertà infantile relativa, intorno al 7%. Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito hanno tassi compresi tra il 10 e il 15 %, mentre oltre il 20% dei bambini in Romania e Stati Uniti vivono in povertà relativa.
Particolarmente evidenti, nel Rapporto, sono i confronti tra i Paesi con economie simili, che dimostrano come la politica dei governi abbia impatti significativi sulla vita dei bambini e degli adolescenti.
Ad esempio, Danimarca e Svezia hanno tassi molto più bassi di povertà infantile rispetto a Belgio o Germania, ma tutti e quattro i Paesi hanno gli stessi livelli di sviluppo e reddito pro capite.
«I dati sottolineano che troppi bambini e adolescenti continuano a non avere accesso a beni o servizi di base necessari al proprio sviluppo in Paesi che hanno tutti i mezzi per fornire loro la possibilità di un completo sviluppo e determinazione» ha dichiarato Gordon Alexander, Direttore del Centro di Ricerca dell’UNICEF.
«Il rapporto ha anche mostrato che altri Paesi hanno lavorato bene – visto che ci riferiamo in gran parte a dati pre-crisi – grazie ai sistemi di protezione sociale. Il rischio è che con la crisi attuale, le conseguenze di decisioni sbagliate saranno visibili solo tra molto tempo».

www.express-news.it

Telecom Italia si sente Stato e critica lo Stato se promuove la concorrenza

Con l’ingresso della Cassa Depositi e Prestiti in Metroweb (la società proprietaria di reti in fibra ottica partecipata da F2i, Fastweb e Vodafone), s’inaugura una fase nuova del mercato italiano delle telecomunicazioni: la dinamica concorrenziale arriva anche sulle reti fisse, con Telecom Italia che trova ora sulla propria strada un attore importante, tecnologicamente e patrimonialmente ben dotato, con il quale dover ora interfacciarsi, interagire, competere e cooperare.
Si può discutere a lungo sulla bontà della scelta dello Stato – attraverso un il suo braccio armato,la CdP– di “stimolare” la concorrenza con soldi pubblici. Il settore delle telecomunicazioni sconta un peccato originale, la privatizzazione sbilenca di Telecon negli anni Novanta, che non separò la rete dal gestore, eventualmente lasciando la prima allo Stato (sul modello di Terna nell’energia elettrica, per intenderci). Pensare oggi all’unbundling della rete Telecom sarebbe una scelta coraggiosa, che inficerebbe poco o tanto il diritto di proprietà degli azionisti privati della società sulla base dello schema utilizzato (separazione organizzativa, societaria o proprietaria), ma che appare complicata e difficilmente percorribile. Non mancherebbero, anche in quel caso, delle obiezioni sensate: quanto lo schema “amministratore di condominio” – vale a dire, una sola società della rete che offra i suoi servizi in condizioni di parità a tutti gli operatori, coprendo anche territori difficilmente raggiungibili in condizioni di mercato – favorisce l’innovazione tecnologica rispetto ad una pluralità di reti in concorrenza e sinergia tra loro?
La questione, insomma, è complessa e risente inevitabilmente delle scelte del passato, a causa delle quali ci troviamo oggi di fronte ad una sorta di “ribaltamento” delle posizioni in campo: chi è più “Stato” tra Telecom Italia e Cassa Depositi e Prestiti? Una vicenda recente, la parziale liberalizzazione dei servizi di manutenzione dell’ultimo miglio, ha confermato quanto influente riesca ad essere Telecom Italia in ambienti istituzionali e presso l’Agcom. Soldi privati ormai, ma “status” pubblico, nel bene e soprattutto nel male.
In questo quadro, lascia alquanto perplessi l’intervista rilasciata ieri da Franco Bernabè al Corriere della Sera, nella quale il presidente di Telecom critica l’interventismo della CdP e si appella al governo perché Telecom “non diventi un bersaglio”.
Dice Bernabè: “Mi chiedo se per lo Stato sia opportuno fare concorrenza all’operatore privato nelle aree dove è facile (le aree metropolitane, nda), disinteressandosi delle aree difficili, o se invece non sia meglio unire le risorse di Telecom e della Cdp per garantire a tutti un’infrastruttura essenziale”. E’ sbagliato – se una critica è permessa – il piano su cui il presidente di Telecom pone il dibattito: la concorrenza è sempre un fattore positivo, Telecom non può rivendicare un “diritto” al suo monopolio commerciale o al suo standard tecnologico; anche l’antieconomicità di alcuni investimenti in quelle che Bernabè chiama “aree difficili” risentirà positivamente dello sviluppo tecnologico e della diffusione delle nuove modalità di comunicazione.
Se Bernabè concorda, e non potrebbe fare altrimenti, circa la improcrastinabilità del rilancio delle reti in fibra ottica, non dovrebbe aver paura della concorrenza, ma accettare la sfida: più che la tutela della quota di mercato, l’interesse che accomuna tutti gli operatori e il paese dovrebbe essere l’aumento delle dimensioni complessiva della “torta”, cioè il peso e il ruolo della rete nella società e nell’economia italiana, con i suoi effetti positivi sul fatturato di tutte le telco.

Autore: Piercamillo Falasca

Vicepresidente di Libertiamo. Nato a Sarno nel 1980, si è laureato in Economia alla Bocconi e ha frequentato il Master in Parlamento e Politiche Pubbliche della Luiss. E' fellow dell’Istituto Bruno Leoni e responsabile Liberalizzazioni e concorrenza di Futuro e Libertà per l'Italia. Ha scritto, con Carlo Lottieri, "Come il federalismo può salvare il Mezzogiorno" (2008, Rubbettino) ed ha curato "Dopo! - Ricette per il dopo crisi" (2009, IBL Libri).

www.libertiamo.it

Andiamo avanti così, facciamoci del male

Pubblicate in Gazzetta Ufficiale le nuove modalità di detassazione del salario di produttività, cioè della parte variabile di stipendio. Quella che viene considerata anche dalla casalinga di Voghera come la pietra angolare della nostra strategia di rilancio produttivo. E non è un bel vedere.
Infatti, l’aliquota ridotta del 10 per cento varrà solo sui primi 2.500 euro e non su 6.000 come invece accadeva sinora. Inoltre, la platea dei beneficiari si ridurrà, visto che il “beneficio” sarà limitato ai percettori di reddito non superiore a 30.000 euro, dai 40.000 che vigevano lo scorso anno. Questa audace manovra farà in modo che, nell’esempio dell’articolo del Corriere, un operaio con imponibile di 35.000 euro lordi annui e 6.000 euro di straordinari, che con la vecchia norma avrebbe pagato (tutto compreso, addizionali incluse) solo 600 euro di tasse, da quest’anno si troverà a pagarne quasi 1.770.
E non è finita: per il 2013 il governo ha appostato a bilancio per questa fiscalità di vantaggio la miseria di 263 milioni di euro. E’ quindi verosimile che l’agevolazione, il prossimo anno, verrà erogata solo ai salariati con imponibile zero che siano anche in grado di leggere alla rovescia la Divina Commedia durante il passaggio della cometa di Halley. Si attendono convegni ed iniziative dedicati alla produttività.
Saremo anche un paese in crisi fiscale conclamata ma, quando si tratta di rendersi ridicoli, non ci facciamo mancare mai nulla.

phastidio.net

Energia solare: la Germania segna il record mondiale

solare germania
Sabato scorso un tedesco su due ha utilizzato energia pulita
Lo scorso fine settimana in Germania l'energia dal sole ha segnato un record mondiale: tra venerdi e sabato scorso gli impianti solari tedeschi hanno prodotto 22 gigawatt di energia elettrica, pari a 20 centrali nucleari a pieno regime.
La potenza solare immessa nella rete nazionale è riuscita a soddisfare un terzo del fabbisogno energetico del Paese durante una normale giornata lavorativa, il venerdì. La percentuale è poi salita al 50% il sabato, quando le fabbriche e gli uffici sono rimasti chiusi. In altre parole, sabato scorso un tedesco su due ha utilizzato energia pulita.
A riferire questi dati è stato il direttore del Forum economico internazionale per le energie rinnovabili (IWR) Norbert Allnoch il quale ha spiegato che sino ad ora nessun Paese al mondo ha prodotto tanta energia elettrica fotovoltaica. Allnoch ha aggiunto che un paio di volte nelle ultime settimane la Germania è stata vicina al traguardo dei 20 gigawatt ma questa è la prima volta che viene raggiunto un obiettivo del genere.
Secondo Allnoch il record raggiunto lo scorso fine settimana dimostra che la Germania è in grado di soddisfare una quota rilevante del suo fabbisogno di elettricità con l’energia solare e che il Paese può fare a meno delle centrali elettriche a carbone, a gas e degli impianti nucleari.
L’impegno della Germania nella produzione di energia da fonti rinnovabili è diventato sempre più forte da quando, in seguito al disastro di Fukushima, la nazione ha deciso di disattivare gradualmente le centrali nucleari presenti sul territorio. Il Paese al momento produce il 20% dell’elettricità sfruttando fonti energetiche alternative alle fossili. Se la Germania continuerà su questa strada, è prevista una riduzione dei gas serra di circa il 40% entro il 2020.
Nei giorni scorsi il cancelliere Angela Merkel ha sottolineato l'importanza che la diffusione delle energie rinnovabili, il loro trasferimento attraverso le reti e la sicurezza dell’approvvigionamento vengano supportate da finanziamenti.
Per raggiungere tale obiettivo è necessario un investimento di 30 miliardi di euro nei prossimi dieci anni che serviranno ad estendere e modernizzare la rete elettrica per trasferire le energie rinnovabili in sostituzione a nucleare e carbone.
Pur non sapendo ancora se il record tedesco dello scorso fine settimana si ripeterà, il dato ha certamente un forte valore simbolico in quanto dimostra come sia possibile che anche una delle principali nazioni industriali del mondo, abitata da più di 80 milioni di persone, possa essere alimentato dalle rinnovabili.
Quali risultati potrebbe allora raggiungere l'Italia, ben più soleggiata della Germania, con un deciso impegno nella promozione delle fonti energetiche pulite?

A.P.

www.ilcambiamento.it 

Le trivellazioni, il Fracking, i terremoti


Stop Fracking (manifestazione, image: petrolio.blogsfere)
LA Bulgaria, la Francia, la Germania e la Gran Bretagna (oltre al Vermont, piccolo stato dell’East Coast americano) hanno da tempo vietato l’utilizzo del FRACKING, ovvero la creazione di “fratture idrauliche” iniziate con trivellazioni indotte in profondità in ben precisi strati di roccia all’interno dei giacimenti di petrolio e gas al fine di aumentare l’estrazione e il tasso di recupero del petrolio e del gas naturale contenuti nel giacimento.

Sono tante le preoccupazioni ambientali sollevate da cittadini ed associazioni sui rischi di inquinamento delle falde acquifere e soprattutto di conseguenti eventi sismici connessi alle trivellazioni e alla fratturazione idraulica. Da uno studio condotto dall’equipe del prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia e direttore del Dipartimento di Scienza del Territorio dell’Università di Napoli Federico II sul possibile rapporto tra trivellazioni e terremoti, risulta abbastanza chiaro che ci sia una frequente correlazione tra attività petrolifere (in particolare l’iniezione di fluidi ad alta pressione) e terremoti di bassa magnitudo.

Anche la ricercatrice italo americana Maria Rita D’Orsogna, docente di fisica alla State University Northridge, California, che di recente ha partecipato ad una audizione in Parlamento in merito all’esame dell’atto comunitario sulla sicurezza delle attività offshore di prospezione, ricerca e produzione nel settore degli idrocarburi, si è più volta espressa contro la tecnica del fracking motivando il proprio diniego con esaustive argomentazioni.

Nel caso del terremoto dell’Emilia sono tanti i Comuni epicentro del sisma interessati dai permessi di prospezione e ricerca idrocarburi (petrolio e gas) e non ci è noto sapere se le Compagnie interessate abbiano utilizzato la tecnica del “fracking”), come pure sorge il dubbio riguardo alle perforazioni che la Erg avrebbe disposto nei pressi di San felice sul Panaro allo scopo di sondare ed esplorare il sottosuolo, a diversi km di profondità, per comprendere se la conformazione sotterranea è più adatta a ospitare un oleodotto o un impianto di Gas Storage.

A tal riguardo, le Associazioni Ambientaliste Folgore e Demetra di Trani, insieme all’Associazione Ambiente e/è Vita BAT di Bisceglie (componenti del Movimento Ambientalista BAT su facebook) espongono le seguenti osservazioni: “noi riteniamo che il “fraching” e le trivellazioni del sottosuolo in generale possa provocare:
1 – l’inquinamento delle falde acquifere, causato dal pompaggio di enormi quantità di acqua piena di agenti chimici;
2 – il fenomeno dei movimenti sismici (sempre più frequenti nelle zone dove si fa uso di questo procedimento estrattivo): la pressione del fluido carica di energia le rocce presenti nel sottosuolo che poi si liberano ed eliminano questa energia tramite terremoti di intensità più o meno notevole. L’alterazione della pressione sotterranea modifica ovviamente quelli che sono gli equilibri territoriali e può causare il risveglio di una faglia sismica al momento inattiva, o arrivare a generare scosse anche abbastanza consistenti.

E’ di lunedì 28 maggio, la notizia che negli Stati Uniti le principali banche rifiutano di accendere mutui alle Compagnie petrolifere e estrazione gas per le proprietà che prevedono tali attività, in quanto, quando si tratta di fracking, non possono essere garantite la tutela ambientale ed il rispetto delle leggi federali e locali. Inoltre, qualora si voglia optare per un’assicurazione a scopo cautelativo, anche lì la porta è sbarrata: nessuno vuole assicurare contro i rischi del fracking.

Nel caso del nostro territorio italiano, anche se dovesse sorgere il benché minimo e ragionevole dubbio che le attività umane di trivellazione possano interferire con le attività sismiche, con o senza l’utilizzo della tecnica del fracking, bisognerebbe fermare tutto, riflettere, approfondire.

In considerazione quindi della possibilità di tale correlazione tra eventi sismici e attività petrolifere mediante trivellazioni con o senza la tecnica fracking e constatata la necessità di approfondire tale tematica con apporti scientifici indipendenti e qualificati, le tre Associazioni Ambientaliste CHIEDONO al Governo italiano, nella fattispecie al Ministro dello Sviluppo Economico Passera ed al Ministro dell’Ambiente Clini, che in tutto il territorio italiano vengano momentaneamente sospesi tutti i permessi in essere finalizzati a tali attività e che venga costituita una Commissione Tecnica italiana o europea di studiosi, ricercatori, geologi, sismologi ed altre figure altamente professionali dedita ad uno studio approfondito che tenga conto sì dell’importanza industriale dei giacimenti di idrocarburi, ma anche dell’importanza socio-economica delle risorse naturali di rilevanza strategica come le acque sotterranee e superficiali, nonché della sicurezza del territorio e della salute dei cittadini.

Dedicare energie e risorse importanti alla previsione e alla prevenzione delle calamità è alla base della Protezione Civile.

(A cura delle associazioni: Folgore - Trani – presidente Nunzio Di Lauro – Associazione Demetra - Trani – presidente Roberto Caressa e Associazione Ambiente e/è Vita BAT – Bisceglie Presidente Daniele Felice Sasso)

www.statoquotidiano.it

Quando c’era lui


Lui. 430x285 Quando cera lui.
“Da oggi mi sento anch’io cittadino di Mirandola!”
“Ho già visto sull’internèt una bellissima villa che ho intenzione di acquistare, a Crevalcore.”
“Il governo si organizzerà quanto prima per ricostruire tutti i campi da golf!”
“E anche un grandissimo Casinò!”
“L’Emilia verrà ricostruita in due settimane e sarà nominata regione a sé. Fanculo la Romagna!”
“Organizzeremo il prossimo G8 a Modena, il Festival di Sanremo a Nonantola e il Gran Premio di Monza, a Sassuolo.”
“Andate al mare, è estate. Paga lo Stato. Prendetevi un periodo di risposo mentre ricostruiremo tutto. E chi sta nelle tendopoli, lo prenda come un weekend in campeggio.”
“Offrirò le mie case agli sfollati. Dovranno dividersele con le troie.”
“Ridipingeremo le facciate con colori pastello, tipo Portofino.”
“Proporremo la Tigella per il Premio Nobel.”
“L’opera di ricostruzione sarà più facile nei piccoli paesi, dove potremo abbattere tutto e far ricostruire ai miei amici e a quelli di Bertolaso.”
“Gagliardi e Piscicelli smettetela di ridere, che mi vien da ridere anche a me…”
“L’Emilia è una persona viva, respira in modo autonomo e potrebbe anche avere un figlio”

donzauker.it 

Terremoto Emilia, dalle banche niente sconti nè agevolazioni

MODENA – Polemiche roventi hanno investito le misure approvate dal Consiglio dei ministri, per finanziare la ricostruzione nei territori emiliani gravemente danneggiati dal sisma. Soprattutto la “tassa sulle disgrazie”: l’aumento delle accise sui costi della benzina, come provvedimento già noto ai cittadini e adottato dal governo per altre calamità simili in passato (sopra: immagini mobilificio Malavasi a Cavezzo distrutto dal sisma).

 L’annuncio ha fatto scattare commenti furiosi degli utenti su web e social network, non meno dell’indignazione provocata dalle esose commissioni richieste dalle banche, per effettuare donazioni ai terremotati

La gara di solidarietà per versare il proprio contributo tramite bonifico, a favore delle popolazioni colpite dal sisma dell’Emilia è scattata subito. A sorpresa però, alcuni istituti di credito avrebbero chiesto il pagamento di “balzelli” sulle donazioni, che hanno convinto qualcuno a ripensarci e a rinunciare all’offerta, per via del costo della commissione giudicato eccessivo per la circostanza e ugualmente preteso dall’istituto di credito.



La testimonianza viene raccolta e pubblicata dal Giornale. In una Cassa di Risparmio del Veneto, in provincia di Padova, sarebbero state chieste spese fino a 5 euro per effettuare una donazione a favore dei terremotati.


Alcuni fra gli istituti di credito insomma, hanno applicato senza deroghe i costi delle transazioni finanziarie, senza nessun particolare riguardo alla tragedia che ha colpito l’Emilia.
Ma non sembra l’unico caso. Il racconto di un imprenditore emiliano è stato raccolto e diffuso da Il Sole 24 Ore. Roberto Fabbri, amministratore delegato della Abk Industrie Ceramiche di Finale Emilia, ha raccontato di una telefonata in cui la banca lo avvertiva della decisione di dimezzare il finanziamento, precedentemente approvato, a seguito del secondo forte sisma del 29 maggio.
“Era tutto a posto, non c’era motivo per temere nulla. E invece mi hanno comunicato che al posto dei 750 milioni, la banca ne sborserà 375: un’elemosina”, ha commentato l’imprenditore.

www.youreporternews.it

Terremoto, a Modena e a Carpi sciacalli annunciano scosse

Terremoto, a Modena e a Carpi sciacalli annunciano scosse
Qualcuno gira annunciando imminenti fenomeni sismici e invitando a lasciare case e uffici. I terremoti non sono prevedibili, chi lo fa specula sulla paura e sarà perseguito

 Terremoto, a Modena e a Carpi sciacalli annunciano scosse
"Non si deve credere a chi, magari spacciandosi per operatore di protezione civile, invita a lasciare attività, abitazioni e uffici. Non si possono prevedere le scosse di terremoto. Chi annuncia attività sismiche imminenti specula sulla paura e non può essere definito altrimenti che sciacallo. Chi si rende responsabile di questi comportamenti inqualificabili sarà denunciato per procurato allarme e perseguito a norma di legge". Lo dichiara, a seguito di numerose segnalazioni arrivate agli uffici municipali, il Comitato operativo comunale (Coc) che coordina tutte le attività di assistenza, monitoraggio, prevenzione e sicurezza legati al sisma. La polizia municipale è allertata e vigilerà sul ripetersi di episodi analoghi.

www.modenatoday.it 


Da Torino a Venezia in bici: nasce VenTo il progetto della mega-ciclabile sul Po

di Erika Facciolla


679 km di pista ciclabile tracciati lungo gli argini del Po da Torino a Venezia passando per Milano per un’opera che avvicinerebbe l’Italia alle piste europee più conosciute. Sogno o realtà?
Per il dipartimento di infrastrutture e progettazione del Politecnico di Milano questa utopistica visione ha già un nome e un progetto ben delineato: si chiama ‘VenTo’ e corrisponde a una mega pista ciclabile elaborata in un anno di studi da una giovane equipe di ricercatori coordinati dal direttore scientifico del dipartimento Paolo Pileri.
Un progetto da 80 milioni di euro che dovrebbe essere finanziato dalle regioni interessate ma che per essere realizzato dovrebbe trovare anche l’appoggio del Governo. Ma vediamo nel dettaglio il mirabolante percorso che dovrebbe compiere la pista in questione.

Si parte dal Lido di Venezia e dopo due tratti di traghetto si arriva a Chioggia, poi al Polesine da cui si raggiunge il canale di Burana. Da lì si prosegue sul Po fino a Pavia, dove attraverso la ciclabile del Naviglio Pavese si arriva a Milano. Se il progetto potesse essere portato a termine in tempo per l’ Expo 2015, le vie d’acqua consentirebbero un’affascinante visita ai padiglioni dell’esposizione. Da lì, ritorno in Piemonte fino a Torino, passando per una miriade di cittadine e centri abitati minori dall’immenso patrimonio rurale e artistico che potrebbe aprire allo sviluppo di un interessante nicchia di mercato turistico.
La grande opportunità sarebbe da cogliere al volo visto che il 15% dell’intero tracciato esiste già e presenta tutti gli standard di sicurezza necessari. E per superare il problema degli sbarramenti e recinzioni che al momento non permettono di chiudere alcuni anelli ciclabili basterebbe un impegno della politica nella semplificazione dei regolamenti d’uso sugli argini o sulle strade vicinali.
Al momento il progetto ha incassato una tiepida accoglienza da parte delle autorità che hanno partecipato alla presentazione ufficiale e solo un rappresentante del comune di Milano ha espresso apertamente il proprio appoggio.
Senza farsi troppe illusioni, c’è solo da sperare che il vento prima o poi cambi…

www.tuttogreen.it

In difesa dei partiti


Visto che iniziano a circolare ipotesi su una fantomatica «iperdemocrazia senza i partiti», e si legge che Simone Weil in un pamphlet avrebbe concluso in maniera «nitida come al termine di una dimostrazione matematica» che «la soppressione dei partiti costituirebbe un bene allo stato quasi puro», vorrei ricordare per quale ragione i partiti esistono, e perché è bene continuino a esistere. Non questi partiti, certo, ma l’istituzione-partito.
Uno degli argomenti dei sostenitori dell’eliminazione dei partiti è che non servano più perché sostituibili grazie all’auto-organizzazione dei cittadini tramite Internet. Come ho già scritto, è l’idea di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, ma naturalmente non solo la loro (Carlo Formenti la racconta in un libro, Cybersoviet, già nel 2008). Affido la replica a uno scritto del 1984 di Norberto Bobbio, Il Futuro della Democrazia:
L’ipotesi che la futura computer-crazia, com’è stata chiamata, consenta l’esercizio della democrazia diretta, cioè dia a ogni cittadino la possibilità di trasmettere il proprio voto a un cervello elettronico, è puerile.
Perché? Bobbio lo spiega con straordinaria chiarezza:
A giudicare dalle leggi che vengono emanate ogni anno in Italia il buon cittadino dovrebbe essere chiamato a esprimere il proprio voto almeno una volta al giorno. L’eccesso di partecipazione, che produce il fenomeno che Dahrendorf ha chiamato, deprecandolo, del cittadino totale, può avere per effetto la sazietà della politica e l’aumento dell’apatia elettorale. Il prezzo che si deve pagare per l’impegno di pochi è spesso l’indifferenza di molti. Nulla rischia di uccidere la democrazia più che l’eccesso di democrazia. (p. 22)
Certo, nel 1984 Bobbio non poteva prevedere la diffusione capillare di Internet né soprattutto lo sviluppo del web 2.0. Ma né l’uno né l’altro fenomeno intaccato di una virgola, a mio parere, i problemi sollevati. Anzi, la frenesia dell’era dei social media rischierebbe di acuire il problema del ‘cittadino totale’ (in questo caso, il ‘netizen totale‘), trasformando la democrazia di fatto in una sorta di referendum istantaneo permanente sulla volontà popolare. Un incubo, se si considera quanta poca attenzione si presti a contenuti complessi, e quanto le nostre capacità attentive siano già duramente messe alla prova dall’enorme serie di stimoli con cui veniamo quotidianamente bombardati, spesso in simultanea.
Non a caso, sempre Bobbio sostiene poche pagine dopo che «il cittadino totale non è a ben guardare che l’altra faccia non meno minacciosa dello stato totale». Due facce della stessa medaglia, scrive ancora, perché il principio è lo stesso: «che tutto è politica, ovvero la riduzione di tutti gl’interessi umani agli interessi della polis, la politicizzazione integrale dell’uomo, la risoluzione dell’uomo nel cittadino, la completa eliminazione della sfera privata nella sfera pubblica, e via dicendo». Il cortocircuito tra pubblico e privato suona quasi profetico, pensando ai proclami di Mark Zuckerberg sulla fine dell’era della privacy, e al moltiplicarsi di richieste di trasparenza radicale.
Da dove l’utilità dei partiti? Beh, sono proprio loro i corpi intermedi tra cittadino e Stato che servono a mantenere da un lato la libertà del cittadino, e dall’altro a tutelare l’indipendenza dello Stato dalla dittatura dell’opinione. A questo serve il divieto di mandato imperativo, contenuto nella nostra Costituzione all’articolo 67: a fare sì che l’eletto possa comunque adoperare il suo giudizio nello scegliere come meglio servire l’interesse collettivo, se assecondando l’opinione della maggioranza o se ascoltando la voce della sua coscienza (una possibilità che, come afferma Thoreau ne ‘La Disobbedienza Civile’, è anche un antidoto al rispetto cieco della legge). Fermo nella consapevolezza che il bene collettivo, a volte, può doversi strutturare – e qui sorgono naturalmente i problemi legati alla scarsa capacità di giudizio o buonafede degli eletti di cui sappiamo – anche contro l’opinione prevalente.
Altri problemi legati all’eliminazione dei partiti sono connessi al fatto che la democrazia diretta si sia dimostrata inservibile, scrive Bobbio, una volta che lo stato è diventato nazione e le sue dimensioni hanno superato quelle dell’agorà – rendendola di fatto «anacronistica». Spunto da cui Hans Kelsen, in ‘La Democrazia’, trae un ulteriore argomento:
Data l’irrealizzabilità pratica della democrazia diretta nei grandi Stati economicamente e culturalmente evoluti, gli sforzi per stabilire il contatto più stretto possibile fra la volontà popolare e i necessari rappresentanti del popolo, la tendenza ad avvicinarsi al governo diretto portano non ad una eliminazione od anche a una riduzione del parlamentarismo, ma ad un’ipertrofia non sospettata del parlamentarismo stesso. La Costituzione sovietica (Kelsen scrive negli anni ’20 del 900, ndr), che si oppone scientemente e intenzionalmente alla democrazia rappresentativa della borghesia, lo mostra chiaramente. Parlamenti piramidiformi chiamati «sovieti» o «Consigli» che sono semplicemente assemblee rappresentative. Il parlamentarismo così si estende ma, contemporaneamente, si intensifica. (p. 84)
Non molto di diverso dal caos di forum, pagine di discussione e polemiche che accompagnano le strutture orizzontali odierne, che siano coordinate tramite meetup o Facebook. E che si risolvono molto spesso in litigi, paralisi decisionale e incapacità di proposte minoritarie.
L’ultimo, e credo il più grosso problema, è il rapporto tra democrazia e visibilità, tra esercizio della sovranità e presenza. Nell’era di WikiLeaks e dell’open government, la richiesta di annientare il segreto è forte, e più che giustificata in moltissimi casi. Ma si deve fare attenzione: perché la eliminazione dei corpi intermedi (tra cui i partiti) tra cittadino e Stato può significare non solo che i cittadini sanno tutto dello Stato, ma anche che lo Stato sa tutto dei cittadini. E’ il rapporto tra il sogno di Rousseau e quello di Bentham. Scrive Michel Foucault nella conversazione che precede l’edizione italiana del Panopticon benthamiano:
Direi che Bentham è complementare a Rousseau. Qual è, in effetti, il sogno roussoiano che ha animato parecchi rivoluzionari? Quello di una società trasparente, al tempo stesso visibile e leggibile in ciascuna delle sue parti; che non ci siano più zone oscure, zone regolate da privilegi del potere reale o dalle prerogative di questo o di quel corpo, o ancora dal disordine; che ciascuno, dal punto che occupa, possa vedere l’insieme della società; che cuori comunichino gli uni con gli altri, che gli sguardi non incontrino più ostacoli, che regni l’opinione, l’opinione di tutti su tutti. [...] Bentham è questo, e al tempo stesso tutto il contrario. Egli pone il problema della visibilità organizzata interamente attorno ad uno sguardo che domina e sorveglia. Fa funzionare il progetto di una visibilità universale, che giocherebbe a profitto di un potere rigoroso e meticoloso.
Michelle Perrot, subito dopo, incalza il filosofo: «C’è questa frase nel Panopticon: ‘Ogni compagno diventa un sorvegliante’». E lui: «Rousseau avrebbe senza dubbio detto l’inverso: che ogni sorvegliante sia un compagno». Se non bastasse l’ambiguità, crescente – paradossalmente – al crescere della gestione diretta del potere da parte dei cittadini, Foucault invoca un altro e più temibile spettro: il rischio di una dittatura della trasparenza:
Questo regno dell’«opinione» che viene tanto spesso invocato, in quest’epoca, è un modo di funzionamento in cui il potere potrà essere esercitato per il solo fatto che le cose saranno conosciute e che le persone saranno viste attraverso una sorta di sguardo immediato, collettivo e anonimo. Un potere la cui risorsa principale sia l’opinione non potrebbe tollerare delle regioni d’ombra. Se ci si è interessati al progetto di Bentham, è perché egli forniva, applicabile a molti domini diversi, la formula di un «potere per trasparenze», di un «assoggettamento grazie alla messa in luce».
Tutto ciò non vuole affatto dire che non serva maggiore trasparenza nella attuale gestione della democrazia rappresentativa: sarebbe folle sostenerlo. Il punto è che la trasparenza deve essere messa al servizio dei cittadini, non dello Stato; dei controllori, non dei controllati. E perché ciò avvenga in modo non ambiguo non si può eliminare la differenza tra i due. Nel mezzo, in altre parole, ci devono essere i partiti: aperti all’ascolto delle istanze dei cittadini, gestiti in modo chiaro e immediatamente verificabile da ciascuno, e possibilmente in grado di realizzare i programmi con cui si presentano agli elettori. In grado di motivare gli scostamenti dalla volontà popolare, quando siano necessari. Ma soprattutto capaci di ribadire che la politica – per tutti i motivi sopra esposti – richiede rappresentanza.
L’alternativa, la distruzione dei partiti, conduce all’autoritarismo. E lo fa subdolamente, nel nome del popolo. Per questo ha ragione Giorgio Napolitano quando dice, pur sapendo di essere impopolare, che il web è sì un «importante canale di partecipazione», ma non può «condurre direttamente al luogo delle decisioni politiche». E per lo stesso motivo mi fa paura, al contrario, sentire una persona in grado di attirare consensi a doppia cifra dire con leggerezza:
«A cosa ti serve un politico che ti rappresenta. Io con un click, semplicissimo, [...] io decido se fare la guerra o non fare la guerra, se uscire dalla Nato, se essere padroni in casa nostra, se avere una sovranità monetaria, una sovranità economica» (Beppe Grillo, 25 gennaio 2012).
Semplice, immediato, seducente. Ma non per questo meno sbagliato. Pur nel disastro attuale, e sapendo a mia volta di essere impopolare, se questa è l’alternativa non resta che esclamare: evviva i partiti.

ilnichilista.wordpress.com

A Corsico la ‘ndrangheta alza la voce

By Biagio Simonetta

“Ora siete richiamati all’ordine e il richiamo vale una volta soltanto. Se non capirete quello che e’ capitato al signor Carbonera* per voi tutti ci sara’ una atroce punizione se d’ora in poi non userete il cervello nel fare e dire le cose”.
‘nndrangheta (con la doppia “n”).
Messaggio recapitato al Comune di Corsico in data 31 maggio 2012
*Carbonera (ex sindaco di Buccinasco più volte minacciato dalla criminalità organizzata)

www.biagiosimonetta.com

Il vilipendio ai tempi di Internet

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Nell'Italia repubblicana esiste un reato che richiama l'assolutismo monarchico e la figura di Luigi XIV: il vilipendio del presidente della Repubblica. L'articolo 278 del codice penale recita "Offese all'onore o al prestigio del Presidente della Repubblica. Chiunque offenda l'onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni". Il reato di vilipendio deriva dal Codice Rocco del periodo fascista. Nel ventennio si tutelava dal delitto di lesa maestà la figura del re e di Mussolini, dal dopoguerra i presidenti della Repubblica. Il reato di vilipendio non è qualcosa rimasto sulla carta, a monito. È stato invocato innumerevoli volte, spesso dai partiti a scopi politici, e anche applicato. Giovannino Guareschi fu condannato a otto mesi per una vignetta in cui il presidente Luigi Einaudi sfilava, invece che tra i corazzieri, tra bottiglioni di Nebiolo della sua tenuta, impreziositi dall'etichetta "Presidente della Repubblica Italiana". Io dovrei aver già accumulato una decina di ergastoli.
Il confine tra satira, critica e vilipendio ("considerare vile") è materia più indefinibile del sesso degli angeli. Inoltre un cittadino, perché il presidente della Repubblica sarà il primo dei cittadini, ma sempre cittadino rimane, non può essere più uguale degli altri di fronte alla legge. Dai tempi del duce e di Einaudi qualcosa è cambiato. È arrivato Internet. Per analizzare eventuali vilipendi non sarebbero sufficienti tutti i poliziotti incaricati di scandagliare il web al lavoro per 100 anni. La Rete è troppo grande per essere conosciuta, "Too big to know", come sostiene David Weinberger nel suo libro dallo stesso titolo. Che si fa? Si spara nel mucchio alla dove prendo prendo?
Io credo che Il Presidente della Repubblica giunto alla fine del suo settennato potrebbe chiedere l'abolizione dell'articolo 278, o almeno la sua depenalizzazione. Sarebbe un bel gesto con cui farsi ricordare.

http://www.beppegrillo.it/

Ercole e i Cercopi... l'Eroe, la Bestia e la Donna

Il maschio arcaico deve passare attraverso iniziazioni successive per essere maschio. Si nasce dalla Donna, ciò è incontrovertibile. Come può il maschio arcaico fare a meno della donna? Liberandosene, attraverso l'iniziazione. Una purificazione, strappato appena possibile dalle gonnelle della mamma e scagliato nel mondo selvaggio a guadagnarsi lo status. Non a caso Donna e Bestia sono spesso associate. Da Eva e il serpente, alle divinità minoiche, fino alla fanciulla "liberata" da San Giorgio e fino alle streghe circondate da bestie nere. I Cercopi sono "uomini-animali", ancora e ancor più al di fuori della società, briganti. La scimmia è il doppio brutto dell'uomo. persino in lingua si dice "scimmiottare" per "imitare", spesso con valenza negativa. Ogni latitudine ha il proprio uomo-bestia, per esempio l'orso, sul cui valore simbolico è stato scritto recentemente un bel libro dal professor Pastoreau. L'uomo selvaggio presiede all'iniziazione, guarda il confine tra mondi che non devono comunicare. San Giovanni il Battista, il Precursore, vestito di pelli di cammello, si nutre di cose naturali, selvatiche, non "trasformate" dalla società civile attraverso la cottura. Ercole che combatte e non uccide, ma spesso cattura, per tenere sotto controllo, non per eliminare, perché certe cose incontrovertibilmente esistono, l'alterità che deve essere controllata. Ecco nelle catacombe i cristiani usano Ercole, contro l'Idra e gli altri "mostri", come campione dell'uomo contro il male. Ercole, gloria di Era, la Giunone romana. Ercole vestito da donna, Achille vestito da donna, per essere uomini, nel bene e nel male.
 


Alcesti, Ercole e Cerbero, IV sec., Roma, Catacomba di via Latina
 
 
MM

Zeman in arrivo................ conferme da Pescara


''Zeman andra' alla Roma, ma un pezzo del suo cuore restera' a Pescara''. Lo ha detto il presidente del Pescara, Daniele Sebastiani, ai microfoni di Radio Mana' Mana' Sport, praticamente ha ufficializzando il passaggio alla panchina giallorossa del tecnico boemo. 'Siamo stati insieme fino all'una di notte, abbiamo scherzato e chiacchierato - ha aggiunto Sebastiani -. La sua scelta e' stata inevitabile, per lui tornare nella capitale era un'attrattiva troppo forte'.

Coca Cola per l'ambiente: il 5 giugno stabilimenti aperti alle visite


Coca Cola per la Giornata Mondiale dell'AmbienteNel 1972, le Nazioni Unite hanno deciso di istituire, per il 5 giugno, la Giornata Mondiale dell'Ambiente. 

Tante le iniziative per festeggiarla anche quest'anno, a partire da quella di Coca-Cola HBC Italia, che darà la possibilità a quanti vorranno di visitare i propri stabilimenti alla scoperta della produzione di una delle bibite più conosciute e consumate nel nostro Paese.
Coca Cola per la Giornata Mondiale dell'Ambiente
L'iniziativa, intitolata "Aperti per te - Ogni giorno lo dedichiamo all'ambiente, entra nel mondo Coca-Cola", prevede l'apertura degli stabilimenti Coca-Coba HBC Italia al pubblico, con la possibilità anche di effettuare visite guidate con le scuole, durante la mattina.

Ad essere aperti saranno tutti gli stabilimenti Coca Cola italiani: Nogara, provincia di Verona, stabilimento all'avanguardia per l'utilizzo delle energie alternative, Gaglianico, in provincia di Biella, dove il 99% dei rifiuti è riciclabile, Oricola, provincia dell'Aquila, dove sarà inaugurato, entro l'anno, il primo impianto di cogenerazione, Marcianise, provincia di Caserta, il cui record di produzione raggiunge le 120mila lattine all'ora, Elmas, in provincia di Cagliari, virtuosa quanto a sicurezza sul lavoro e, infine, a Fonti del Vulture di Rionero, in provincia di Potenza, stabilimento il cui potenziale di produzione è di 1 milione e 300mila bottiglie al giorno.

Sostenibilità e responsabilità sociale d'impresa sono gli obiettivi della compagnia, riscontrabili nell'attenzione costante posta alla qualità dei prodotti, nella sicurezza dei lavoratori, e nel rispetto delle risorse naturali del territorio.

Nella stessa giornata, la Coca-Cola HBC Italia approfitterà anche per presentare il Rapporto Socio-Ambientale 2011.

Per partecipare all'evento, al termine del quale i partecipanti saranno anche omaggiati di foto ricordo, è necessario iscriversi nel sito www.apertiaperte.it, scrivere alla mail info@apertiaperte.it o chiamare i numeri 328 7619143 o 02 34535019.

Lazio: Petkovic in arrivo

 

Vladimir Petkovic è arrivato a Roma ieri pomeriggio in gran segreto. La Lazio negava, dal Canton Ticino arrivavano conferme. Ha raggiunto Milano intorno all'ora di pranzo ed è salito sul treno. Niente aereo, il depistaggio ha portato i cronisti a Fiumicino mentre il tecnico bosniaco raggiungeva Villa San Sebastiano, dove ad attenderlo con Lotito c'erano il ds Tare e il segretario Calveri. Si legherà alla Lazio per due anni, la scelta è stata compiuta, prenderà il posto di Reja. [...]
Lotito cercava un tecnico che portasse entusiasmo, idee nuove, cultura del lavoro e soprattutto che non fosse presuntuoso. Il presidente della Lazio ha sempre avuto il gusto della sfida e della sorpresa, prendendo strade nuove e altamente rischiose. Spesso ha "inventato" i suoi collaboratori. Costruiva la squadra di Rossi avvalendosi dei consigli e delle intuizioni di Sabatini, all'epoca ancora squalificato e costretto a lavorare nell'anonimato, dietro le quinte. Ha scelto Tare, suo fidatissimo scudiero all'interno dello spogliatoio, disegnandogli un percorso da direttore sportivo. Ha fatto smettere Simone Inzaghi con un anno di anticipo per nominarlo allenatore delle giovanili. Nelle prossime ore, forse, l'ex centravanti diventerà il vice di Petkovic.
un uomo che si è fatto da solo, dedito al sacrificio, pronto ad accettare la sfida. Per il bosniaco la Lazio è l'occasione della vita, professionale e non solo. Ha voglia, fame di successo. Sino al 2006 lavorava come dipendente alla Caritas di Lugano e portava in Axpo League il Bellinzona. Con lo Young Boys ha costruito un piccolo gioiello e si è potuto permettere di diventare un allenatore professionista: record di punti e di gol nel campionato svizzero, due volte secondo, i preliminari di Champions, la partecipazione al girone di Europa League battendo lo Zenit.
A Lotito lo hanno fatto conoscere i procuratori di Lulic, ovvero Vinicio Fioranelli  e suo figlio Kevin. L'incontro risale all'inizio di maggio, quasi un mese fa, il campionato non era ancora finito, ma la Champions di Reja stava ormai sfuggendo. Era pronto il cambio della guardia. E' piaciuto subito alla Lazio, che lo ha congelato e si è messa alla finestra in attesa degli eventi.
Dicono che Petkovic sia attento anche alla parte fisica. Troverà il vice proposto dalla Lazio, Adriano Bianchini per il recupero degli infortunati e Adalberto Grigioni come tecnico dei portieri, ma porterà un preparatore fisico di sua fiducia. Tecnologia applicata al calcio. Vlado è uno studioso, cerca di approfondire i flussi di gioco, il movimento e gli sforzi dei suoi calciatori. Nella breve e poco fortunata esperienza in Turchia alla guida del Samsunspor (dove è stato esonerato), si era portato un solo collaboratore: lo assisteva dalla tribuna con il computer per raccogliere i dati. E' abitudine di Petkovic preparare anche dei video a tema individuali per mostrare ai suoi giocatori dove sbagliano, quali sono i movimenti giusti e quelli da migliorare.

PIAZZA DI SIENA: UNA VALANGA DI NUMERI DA RECORD PER L’80° CSIO DI ROMA FIXDESIGN


 “Quella dell’80° anniversario era una data importante da celebrare. Alla luce dei dati complessivi – poco meno di 19 mila presenze, con un incremento di spettatori del 14 per cento: un vero, straordinario record – possiamo certamente  dire che l’edizione 2012 dello CSIO di Roma-Piazza di Siena ha rappresentato un grande successo”.
Non ha dubbi Sergio Bernardini, segretario generale della FISE e anima organizzativa del concorso che ha chiuso i battenti nella notte di domenica scorsa. “Lo sforzo organizzativo della FISE – aggiunge Bernardini – che in un situazione estremamente difficile ha potuto contare sul contributo eccezionale di tutte le differenti professionalità impegnate sul progetto,  è stato premiato dall’affluenza di pubblico quanto dalle testimonianze di apprezzamento di cavalieri, addetti ai lavori, media, sponsor. Il primato più significativo è stato colto nella domenica di chiusura, con le tribune stracolme in una giornata di sole che avrebbe facilmente potuto indirizzare gli spettatori ad altri passatempo.
La conferma di Fixdesign nel ruolo di title sponsor anche per il 2013, unita all’interesse e all’apprezzamento per l’evento  manifestato  da aziende che vogliono incrementare le fila delle storiche presenze di sponsor a Piazza di Siena e la prova di efficienza mostrata dalla nostra struttura, chiamata a operare in piena emergenza, ci consentono ora di guardare al futuro dell’evento con tranquillità e con i tempi giusti per organizzare al meglio la prossima edizione”.   
I numeri parlano da soli. Poco meno di 19 mila presenze a Piazza di Siena, 18 mila spettatori e un migliaio di addetti accreditati, un record assoluto nel weekend, con poco meno di 10 mila persone assiepate attorno all’ovale dove per quattro giorni si sono esibiti i più grandi cavalieri del mondo. Pure su tribune, va ricordato, che la FISE ha voluto persino contenere nell’estensione, per accelerare i tempi di allestimento e tutelare ancora di più gli aspetti paesaggistici di Villa Borghese. Nel complesso, l’incremento di spettatori è stato superiore al 14 per cento, per un evento sempre complicato da allestire per l’originalità della location, gravata da mille vincoli. Uno CSIO numero 80 due volte storico, che ha rivisto la Federazione italiana sport equestri in campo in prima battuta, organizzatrice unica dopo vent’anni.
Più di 400 cavalli – Davvero importanti tutte le cifre che accompagnano questa 80.ma edizione dello CSIO. 231 i cavalli che hanno partecipato alle gare nazionali (104 al Master dei Club, 77 alla Coppa Giovani, 35 al Master Amatori, 15 i Pony), 184 quelli che hanno partecipato allo CSIO. Sessantatré i cavalieri dello CSIO, più otto iscritti alla categoria della Potenza, 10 i cavalieri italiani protagonisti dello CSIO, più 5 della squadra per la Nations Cup (chiusa con un ottimo risultato: 4.a, miglior esito da sette anni a questa parte), 8 per la Potenza, 3 per lo Small Tour. Tredici in tutto le nazioni partecipanti: alcune – la Germania su tutte – arrivate con i team che ne rappresenteranno i colori tra meno di due mesi ai Giochi Olimpici di Londra.  

La televisione – Notevolissima è stata la copertura televisiva dell’evento. Oltre 40 ore di collegamento per quanto riguarda le sole emittenti italiane, ClassHorseTv e Rai, presenti a Piazza di Siena. ClassHorseTv, il canale tematico del Gruppo Panerai visibile sul canale 221 del bouquet Sky (e di conseguenza in tutto il mondo) e sul 55 di Tivù Sat del digitale terrestre, è stata host broadcaster del concorso romano, sul quale ha cucito su misura un palinsesto di 35 ore di trasmissione: da giovedì 24 a domenica 27, tutte le gare in diretta, con approfondimenti e interviste con i protagonisti.  Proposte anche repliche della categoria più importante della giornata, nella fascia notturna (a partire dalle 24), e in quella mattutina, il giorno successivo (dalle 9). Significativa anche la presenza della Rai, che alternando i collegamenti su RaiSport2, RaiDue e RaiTre, nell’arco delle quattro giornate ha mandato in onda poco meno di 4 ore di immagini in diretta (per la precisione, 3 ore e 50 minuti) e 2 ore e 40 di differita. Di grande rilievo il riscontro di ascolti in occasione del GP Roma, trasmesso dai RaiTre nel pomeriggio di domenica 27.
Gli altri media – 474 gli accrediti complessivi dell’area media, tra giornalisti, fotografi, operatori tv e tecnici di produzione. 217 in totale i giornalisti italiani e 23 quelli stranieri; 73 i fotografi, di cui 66 italiani e 7 provenienti dall’estero. Il riscontro della rassegna-stampa del concorso parla da solo: ai quotidiani nazionali, a quelli locali, ai magazine di settore si è ormai sommata la presenza dei numerosi siti specializzati (e di sport in genere), come accenniamo qui di seguito, oltre che delle radio private. Dimensione Suona è stata l’emittente ufficiale di Piazza di Siena, distribuendo i suoi contributi – promo, spot, momenti di gioco, banner, advertorial – su Dimensione Suono2, Ram Power, Dimensione Suono Roma.
Il web - Piazza di Siena è stata un successo anche sul web. Il sito internet dell’80° CSIO di Roma – Fixdesign Show Jumping è stato cliccatissimo prima e durante il concorso, superando le 113.000 visite complessive. Oltre 200.000 le pagine visitate da appassionati e non, con il picco massimo registrato nella giornata di venerdì, in contemporanea con la gara della Coppa delle Nazioni: oltre 20.000 contatti e circa 53.000 pagine visitate. Appassionati e curiosi sempre più interessati ai contenuti del sito perché, oltre al numero dei contatti, si registra anche un aumento del numero delle pagine viste per singolo visitatore. Numeri che rispetto all’edizione 2011 testimoniano un aumento delle visite del +26,57 % e del 17,89 % per le visualizzazioni. Cambia anche il modo di fruizione del sito con un incremento del 66,70% degli accessi tramite Ipad e Iphone (circa 22.000 utenti). Piazzadisiena.org è stato anche una vetrina web seguita in tutto il mondo con accessi, oltre che da quasi tutta Europa, anche da Stati Uniti, Messico, Australia, Giappone  e Cina.
Casa FISE – La bella struttura di rappresentanza della FISE, sistemata al solito in posizione panoramica rispetto al campo di gare, con i suoi interni con bar e sala-conferenze e la splendida terrazza affacciata sull’ovale, ha fatto registrare il solito successo. Per quattro giorni, Casa FISE è stata ancora una volta il punto d’incontro di ospiti, sponsor, visitatori illustri. Nella giornata d’apertura, la Pfizer, azienda leader nel campo dell’industria medicinale veterinaria, vi ha presentato la sua iniziativa contro il virus West Nile, organizzata in partnership con la FISE; nell’ultima, il presidente federale Paulgross vi ha incontrato una rappresentanza dei cavalieri, per fare il punto su quanto accaduto in campo e per programmare il futuro secondo le strategie del Progetto Scuderie. Sotto l’accorta regia del consigliere federale Federico Forcelloni e dello staff della segreteria generale della FISE, personaggi di rilievo si sono succeduti per un drink, un incontro, una piacevole presenza in terrazza. Tra i tanti volti noti, ospiti di Casa FISE o in tribuna d’onore, ricordiamo il sindaco di Roma Gianni Alemanno, i ministri degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata e della Difesa Giampaolo Di Paola, personaggi dello spettacolo e della comunicazione come Paola Perego, Anna Falchi, Luigi Marzullo, Fabrizio Frizzi, Milly Carlucci, Massimo Giletti, Francesca Senette. Ospite graditissima la principessa Haya Al Hussein di Giordania, presidente della FEI, che nella giornata di venerdì 25 ha assistito alla gara di Nations Cup in tribuna d’onore, accanto al presidente federale Paulgross e al ministro degli Esteri Terzi, per poi premiare i vincitori e partecipare a una conferenza-stampa organizzata, appunto, in Casa FISE. La signora mondiale dell’equitazione, sorella di un regnante e moglie dello sceicco di Dubai, ha ammaliato tutti con la semplicità del suo sorriso, portando in braccio il piccolo Zayed, il secondo figlio avuto all’inizio dell’anno da Muhammed bin Rashid Al Maktoum.

Base NATO Sigonella (Sicilia) arrivano in silenzio i primi droni antiterrorismo

Mentre l’Italia è distratta dal terremoto che non concede tregua all’Emilia Romagna, nel silenzio generale arrivano alla base NATO della Sigonella alcuni “droni”, i piccoli aerei senza pilota. E secondo indiscrezioni potrebbero essere utilizzati addirittura nella gestione di eventuali insurrezioni nel Belpaese… 



di seguito l’articolo di Paolo D’Arpini per osservatorio-sicilia.it
Droni in arrivo a Sigonella… – Bettino Craxi aveva ragione, ora si capisce il perché!
Disgrazie su disgrazie in Italia e nel mondo. Il momento è ottimo per far passare decisioni strategiche sulla testa degli italiani. Su Sigonella Craxi aveva visto giusto ed ha pagato duramente per la sua alzata di scudi “nazionale” contro i poteri atlantisti..
La prova? L’ho avuta oggi apprendendo che la Nato ha deciso di dispiegare i primi droni antiterrorismo a Sigonella. L’area da coprire è il mediterraneo, come dire che è l’Italia stessa. Come dire che la Nato si prepara, passo dopo passo, con il beneplacito del governo delle banche a controllare eventuali insurrezioni nel Belpaese. Le avvisaglie c’erano già tutte sin dai giorni scorsi in cui il monti invocava l’uso dell’esercito per sedare le rivolte popolari, mentre estremamente misteriosi attentati (da sue soldi) venivano e vengono compiuti per facilitare l’operazione. Ora ci si è messo pure il terremoto in Emilia, una area che era considerata indenne da scossoni sismici..
Qualcosa non funziona più.. Scie chimiche, haarp, controllo meteorologico e sismico, attentati finti, morti veri.. ed ecco che in silenzio, umma-umma, arrivano pure i droni a Sigonella.  L’eurogendfor, la polizia comandata esclusivamente dalla CE (inindagabile il suo operato da parte della magistratura italiana) è già impiantata a Vicenza. L’esercito non è più composto dal popolo ma da mercenari al soldo del governo. I carabinieri vengono accorpati nella polizia di stato, controllata strettamente dal governo. La macchina repressiva è bella e pronta. Il nodo scorsoio attorno al collo degli italiani è stretto, guai a chi si muove.. A tenere sotto controllo la popolazione, con il terrore, e bloccare ulteriormente mosse disperate, ci pensano le milizie repressive degli addetti ai sequestri, degli addetti alle riscossioni coatte, degli addetti al minuto controllo su tutto quel che si muove per la sopravvivenza (equitalia, finanzieri, vigili urbani e non urbani, etc.).
Alla luce di questi fatti la figura di Bettino Craxi si erge come quella di un martire e di un santo dell’ultima Italia, dell’Italia degli Italiani..
Ecco un breve resoconto dei fatti avvenuti a Sigonella nel 1985:
Nell’ottobre del 1985, durante la presidenza di Ronald Reagan negli USA e il governo di Bettino Craxi in Italia, ebbe luogo una grave crisi politico-militare, riguardante un aereo di linea egiziano con a bordo il terrorista palestinese Abu Abbas ed un gruppo di altri quattro terroristi, che avevano sequestrato e poi rilasciato la nave italiana Achille Lauro (dopo aver liberato tutti i passeggeri della nave ad eccezione di Leon Klinghoffer, affetto da paraplegia, di religione ebraica, con passaporto statunitense, che era stato trucidato) e che avevano ottenuto un aereo ed un salvacondotto del governo egiziano, garantendogli il trasferimento a Tunisi, dove allora aveva sede l’OLP.
Tuttavia l’aereo di linea venne dirottato da caccia della U.S. Navy e costretto ad atterrare nella vicina base aerea di Sigonella. Appena atterrato l’aereo egiziano venne circondato da militari della “VAM”, la vigilanza dell’Aeronautica Militare Italiana. Poco dopo, un forte contingente di soldati americani della Delta Force, appena sbarcati da un velivolo atterrato poco dopo senza notifica alle autorità italiane, circondò i militari italiani che presidiavano il velivolo egiziano, esigendo con la minaccia delle armi, su territorio italiano, la consegna immediata dei terroristi alle autorità USA.
Informato della situazione, Bettino Craxi si oppose, ed ordinò ai VAM in forza alla base ed ai Carabinieri inviati a rinforzo di circondare a loro volta il reparto della Delta Force, esigendo la loro partenza immediata, che avvenne poco dopo. Ne seguì una delle più aspre crisi nelle relazioni Italia-USA del dopoguerra. I terroristi furono presi in consegna dalle autorità italiane (e vennero rinchiusi in carcere a Siracusa), mentre Abu Abbas fu trasferito a Roma, e successivamente liberato e fatto partire con un volo ad hoc. Abbas fu poi catturato dagli USA in Iraq nel 2003 e morì poco dopo, sotto custodia statunitense.
Il principale deposito logistico nel Mediterraneo
È la più attrezzata base logistica in appoggio alla 6ª Flotta americana nel Mediterraneo. Il 1º aprile del 2004, la Defense Logistics Agency (DLA) istituì il “deposito difeso” Sigonella Italy nell’area NAS II per servire come base di rifornimento per il Mediterraneo. La DLA fornisce anche il carburante ed il deposito di proprietà della NAS II. (Notizie Wikipedia)
Dopo questi fatti, di lì a pochi anni, venne fuori l’inchiesta “Mani pulite” (1992) e Craxi fu costretto all’esilio di Hammamet. Oggi il governo monti aderisce senza riserve al “rafforzamento” di Sigonella, con la dotazione dei droni (aerei senza pilota), ottimi per omicidi mirati e bombardamenti di obiettivi sensibili.

http://www.anticensura.it/articolo/?titolo=Base+NATO+Sigonella+%28Sicilia%29+arrivano+in+silenzio+i+primi+droni+antiterrorismo

Tratto da: Base NATO Sigonella (Sicilia) arrivano in silenzio i primi droni antiterrorismo | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/05/30/base-nato-sigonella-sicilia-arrivano-in-silenzio-i-primi-droni-antiterrorismo/#ixzz1wO98kvo8 
 

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