Roberto Franceschi.
“Era un compagno, era un combattente
per il Socialismo e per la Libertà:
per questo il governo un plotone mandò
e un sicario alle spalle sparò.”
Per ragioni di lavoro, la famiglia si trasferì in Sicilia, dove Roberto frequentò il primo anno del liceo scientifico statale.
Tornato a Milano, Franceschi completò gli studi presso il liceo scientifico statale Vittorio Veneto, ottenendo la stima e la considerazione dei suoi insegnanti e l'affetto dei suoi compagni. Venne scelto a rappresentare la scuola milanese in un viaggio-studio su invito delle autorità scolastiche di Bonn (luglio 1970).
In tale occasione fu ospite della famiglia del giudice Hans Stossel, presidente del Tribunale regionale di Wurzburg: ne scaturì una profonda amicizia tra un vecchio democratico tedesco e un giovane democratico italiano.
Dopo la maturità, conseguita con il massimo dei voti, si iscrisse alla facoltà di Economia politica presso l'Università "Luigi Bocconi", facendosi subito notare per la vastità del sapere, per la serietà e l'impegno non solo in campo culturale ma anche in quello sociale e politico. All'Università "Bocconi" fu uno dei leader del movimento studentesco, convinto che l'essere dalla parte degli sfruttati significa mettere a loro disposizione il meglio della ricerca scientifica.
Scrisse di lui un compagno di studi: «Roberto, la sua ferrea volontà, la sua onestà intellettuale, la sua incrollabile fede nella scienza, la sua costante ricerca della verità, il suo amore per la cultura, la sua illimitata fiducia nelle possibilità dell'uomo, dopo la sua morte, hanno aiutato me e molti altri compagni a superare le difficoltà, a correggere gli errori e ad andar avanti».
La sera del 23 gennaio 1973, il Movimento studentesco aveva indetto un'assemblea alla "Bocconi", alla cui organizzazione Roberto aveva partecipato. Assemblee del genere erano all'ordine del giorno, essendo rimasta la "Bocconi", in quel periodo, l'unica università di Milano ancora agibile.
Quella sera, fu dato l'ordine che potessero entrare nell'ateneo solo gli studenti bocconiani che mostrassero il libretto all'ingresso, escludendo lavoratori o studenti di altre scuole o università. Ciò significava vietare l'assemblea.
La Polizia intervenne con un reparto della terza celere intenzionata a far rispettare il divieto con la forza. Ne nacque un breve scontro con gli studenti e i lavoratori e, mentre questi si allontanavano, poliziotti e funzionari spararono vari colpi d'arma da fuoco ad altezza d'uomo.
Lo studente Roberto Franceschi fu raggiunto alla nuca, l'operaio Roberto Piacentini alla schiena.
Piacentini nonostante la gravità della ferita si salvò, Franceschi morì il 30 gennaio dopo sette giorni d’agonia.
La classe operaia va in paradiso
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