Io cari ragazzi, avevo diciassette anni quando con la brigata partigiana abbiamo finalmente celebrato l’arrivo della democrazia. E ora, da vecchio, la devo veder sparire? Devo assistere all’eutanasia della democrazia? Devo vedere una democrazia autoritaria? Che concede solo la libertà di morire di fame, di lavoro, di dignità?
E quindi? È l’uguaglianza che viene tradita. Che cade sempre nel vuoto. A cicli, la società degli uomini si prende le sue vacanze, dalla legge e dalle tradizioni civili, dalle discipline, dall’educazione. E allora l’infamia, la diffamazione, il ricatto, la vita repressa per anni irrompono come un torrente nel mondo. I ladri si vantano di esserlo. I servitori infedeli dello stato mostrano con orgoglio le prove dei loro tradimenti. I servi non hanno più limiti nell’abiezione. Gli onesti quasi si vergognano di esserlo e gli esitanti sciolgono gli ormeggi e si precipitano al mare. Giorgio Bocca, un mio amico partigiano, in un articolo uscito nel lontano 2003 sull’Espresso scrisse: “Il fascismo perenne è nuovamente in libera uscita”.
Don Gallo
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