CHI VUOLE LA VILLA DI “SCARFACE”? - IN VENDITA LA MITICA VILLA CHE FU SET DEL FILM DI AL PACINO VERSIONE TONY MONTANA - COSTO: 35 MILIONI DI DOLLARI - UN MERAVIGLIOSO TEMPIO DI CESSI: CE NE SONO NOVE, RISPETTO ALLE QUATTRO CAMERE DA LETTO
“El Fureidis” è il nome della tenuta (in spagnolo suona più o meno come «Paradiso Tropicale») dove venne ambientato il film scritto da Oliver Stone e musicato da Giorgio Moroder - Ci sono molte saune e stanze di lavoro, ma poche camere per accogliere ospiti, figli: appena quattro, a fronte di nove bagni…
Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”
Se «il mondo è tuo», il problema è uno solo: casa al mare o in montagna? Lui, che il motto «il mondo è tuo» ce l’aveva nel destino e nei soliloqui esistenziali, la casa la scelse seguendo l’istinto di chi, avendo un universo in mano, teme solo di perderlo: la villa di Scarface è una fortezza assolata di oltre mille metri quadri, imponenza che ricorda le case della nobiltà militare romana ma con un’eco palladiana (colonne, porticato, fontana). E adesso la villa che fu teatro delle nefandezze del narcotrafficante protagonista del film di Brian De Palma (1983) è in vendita. Trentacinque milioni di dollari.
Lui se li sniffava in pochi anni, ma questo è un dettaglio: il mondo era suo, così come era suo questo giardino ombroso al punto giusto, quasi una protezione da vendette della malavita, la piscina dove smaltiva le nebbie post-coca, e, ovviamente, la rampa di scale maestosa, quasi un ponte tra l’alto e il basso, metafora della discesa agli inferi (la ritroveremo quattro anni dopo ne «Gli Intoccabili», sempre di De Palma) dove Al Pacino-Scarface mise in scena l’ultimo, disperato atto omicida-suicida, sparando a raffica, mosso ormai solo dalla rabbia innescata dalla droga.
E pensare che non siamo nemmeno in Florida, stato dove De Palma ambientò la sua storia (un remake del meraviglioso, omonimo film di Howard Hawks del 1932): siamo a Montecito, a due passi da Los Angeles, una delle zone che di recente hanno attratto come una calamita le ville dei ricchi.
«El Fureidis» è il nome della tenuta (in spagnolo suona più o meno come «Paradiso Tropicale») dove venne ambientato il film scritto da Oliver Stone e musicato da Giorgio Moroder, storia di un narcotrafficante arrivato da Cuba e in rapida ascesa nella malavita locale. Costava meno rispetto a un set in Florida e così Scarface fece crescere la sua «dissipatio» tra questi bagni con rifiniture preziose, tra le incisioni che richiamano antiche gesta (c’è un murale con le conquiste di Alessandro Magno). Qui le tante scene nella vasca da bagno (senso del potere e del possesso, quest’ultimo nei confronti di Elvira-Michelle Pfeiffer).
E non ci si meravigli davanti a certi echi spirituali appena percettibili, come la costante presenza degli elementi circolari: l’architetto che l’ha progettata nei primi del Novecento, Bertram Goodhue, aveva una predilezione per l’architettura religiosa e ha lavorato a pochissime case private, appena tre. Alcune volte interne richiamano la struttura di san Giovanni in Laterano, a Roma. O, altrimenti, troviamo soffitti pacchiani, ispirati alle chiese italiane del 600, elaborati in puro stile gangsteristico. Spiritualità umorale, grandeur e decadenza.
Perché in Scarface non c’è quella sensazione di invincibilità dei Corleone ne «Il Padrino», sicurezza che derivava da una famiglia solida. Tony Montana è un cane da combattimento, la sua solitudine si vede in questo monumento architettonico pensato per una persona (ci sono molte saune e stanze di lavoro, ma poche camere per accogliere ospiti, figli, picciotti: appena quattro, a fronte di nove bagni).
Un tempio per un culto monoteistico. Sarà stato anche questo senso crepuscolare di un potere che implode ad attrarre, negli anni, decine di intellettuali? Emily Kellenberger, la responsabile dell’agenzia che ha messo in vendita la casa, sciorina i nomi degli ospiti illustri: Thomas Mann (l’autore di Morte a Venezia è stato professore ospite a Pacific Palisades), Charlie e Oona Chaplin, Churchill e Einstein.
Infine, l’ha comprata un magnate russo, Sergey Grishin, che ora la vuole vendere. Oltre 25 milioni di euro per il simbolo del cinema anni Ottanta, incarnato nelle ossessioni del regista e dello sceneggiatore (pare che Stone si sia ispirato ai suoi problemi di tossicodipendenza per descrivere Tony), e ovviamente nel volto livido di Al Pacino. Indimenticabile, come le sue parole: «Chi ha costruito tutto questo? Tony, ecco chi! E di chi mi fido? Di me! Di chi cazzo ti puoi fidare? Di nessuno. Andate tutti al diavolo, non ho bisogno di nessuno».
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