lunedì 14 aprile 2014

Dossier illegali, Tronchetti Provera
condannato a un anno e otto mesi
La difesa: decisione illogica, accuse fragili


Il numero uno di Pirelli si sospende da Mediobanca


Marco Tronchetti Provera

ROMA - Marco Tronchetti Provera, numero uno di Pirelli ed ex presidente di Telecom, è stato condannato a un anno e 8 mesi anni per ricettazione dal Tribunale di Milano nel processo sul caso Kroll, uno dei tanti filoni della vicenda dei dossier illegali.

Il giudice ha anche disposto un risarcimento di 900mila euro,a titolo di provvisionale, a carico dell'ex presidente di Telecom e a favore dello stesso gruppo di telecomunicazioni. «Sono stato condannato per aver denunciato chi spiava. Rispetto la sentenza ma farò ricorso». È la dichiarazione di Marco Tronchetti Provera dopo la sentenza di oggi nel processo sul caso Kroll.

Tronchetti si sposende da Mediobanca. Marco Tronchetti Provera «intende comunicare a Mediobanca la sua volontà di sospendersi dalle cariche di vicepresidente e consigliere sino al pronunciamento del giudizio di appello». Lo annuncia in una nota a seguito della sentenza pronunciata dal tribunale di Milano nell'ambito del processo Kroll. Marco Tronchetti Provera ha già fatto sapere di avere intenzione di ricorrere in appello per dimostrare «la totale infondatezza dei fatti contestati» e in serata, con una nota, ha inoltre reso noto di voler comunicare la sua sospensione «dalle cariche ricoperte in Mediobanca sino al pronunciamento del giudizio di appello che è convinzione dello stesso (Tronchetti Provera, ndr) dimostrerà la sua estraneità ai fatti».

I legali di Tronchetti Provera: sentenza illogica. «La condanna di Marco Tronchetti Provera per ricettazione nel caso Kroll è fuori sia dalla logica giuridica che dalla logica comune - dice l'avvocato Roberto Rampioni - C'è la sensazione di aver voluto a tutti i costi un coinvolgimento di Tronchetti Provera».

«Prendiamo atto della sentenza odierna - dice Rampioni in una nota - di cui non resta che aspettare il deposito della motivazione (tra 90 giorni, ndr) per verificare quali siano state le ragioni che hanno giustificato un'affermazione di responsabilità che riteniamo inspiegabile e che, non riconoscendo la fragilità di un impianto accusatorio vacillante, getta purtroppo un'ombra senza fondamento sulle persone e sulle aziende coinvolte. Una condanna inspiegabile perché è fuori sia dalla logica giuridica che dalla logica comune che il dottor Tronchetti sia stato condannato per il reato di ricettazione, avendo disposto l'invio della documentazione all'autorità giudiziaria».

«Dobbiamo ritenere - continua l'avvocato - che il Giudice, di fronte ad un quadro probatorio inaffidabile e in assenza di nuovi elementi di prova, si sia adeguato all' impostazione del pm. Occorre ricordare che l'imputazione di ricettazione originava dalle dichiarazioni accusatorie di Tavaroli, protagonista principale della vicenda processuale dei 'dossier illegalì, alla quale il dottor Tronchetti era del tutto estraneo. Nel corso del processo le dichiarazioni rese da Tavaroli sono state così tante volte rimodulate e modificate che, nella requisitoria, lo stesso Pubblico ministero ha dovuto in parte abbandonarle in ragione della loro ambiguità. Peraltro, «lo stesso giudizio di inattendibilità del teste Tavaroli era già stato formulato da altri giudici in sede di Corte di Appello di Milano, di Corte di Assise di Milano e dal Tribunale civile di Milano. Va sottolineato che, in merito alla vicenda brasiliana al centro del processo, tutti i soggetti coinvolti hanno sempre ammesso l'avvenuto incontro con Tavaroli. Solamente quest'ultimo, che lo stesso pm definisce ambiguo, ha offerto sui contenuti della riunione una ricostruzione diversa. Non c'è a nostro giudizio nessun altro elemento in grado di provare che quanto dichiarato da Tavaroli sia reale. Rimane forte la sensazione che in questa lunga storia la finalità non fosse l'accertamento dei fatti, ma la dimostrazione di un teorema accusatorio che ha intrecciato molti interessi e ha puntato da subito a fare di Marco Tronchetti Provera, come aveva già affermato il pm Civardi, "un significativo bersaglio che consentisse di distrarre il pubblico"».

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