domenica 26 maggio 2013

Travaglio all'attacco,ci fu trattativa stato-mafia

Documenti inediti nel nuovo show in tournee quest'estate



di Maria Grazia Marilotti
 "Al bando la definizione 'presunta trattativa'". Marco Travaglio invita a mettere da parte il condizionale e rinforza la sua posizione: "E' ambiguo nascondersi dietro una vuota formula dubitativa per negare che la trattativa Stato-Mafia c'é stata". Le inquietanti pagine di un periodo della vita politica della nostra Repubblica sono raccontate dal vice direttore del Fatto Quotidiano, con dovizia di particolari, dettagli e soprattutto documenti inediti nel suo ultimo spettacolo "E' Stato la Mafia" , sui palcoscenici di una tournee estiva che si chiude in Sardegna il 31 agosto a Cagliari e l'1 settembre a Sassari (organizzazioni Spettacoliemusica). Ma prima è atteso il 14 luglio a Forte dei Marmi, il 23 a Castrignano de Greci, il 24 a Taranto, il 27 a Grosseto. Della 'presunta' trattativa parlerà apertamente in questo show dal titolo che lascia poco spazio al dubbio o al condizionale. Il giornalista si abbandona ad una pesante affermazione: "Il negoziato c'é stato eccome. Anzi, se si aprissero gli armadi e si scardinassero i cassetti degli archivi segreti dello Stato, avremo una delusione, sappiamo già quasi tutto. La questione grave - spiega - è che non se ne parla e non se ne vuole parlare con il tacito accordo tra politici e il benestare di una parte consistente del giornalismo italiano". In questo nuovo exploit teatrale prodotto da Promo Music di Marcello Corvino, sarà accompagnato sul palco dall'attrice Isabella Ferrari, impegnata nella lettura di brani di Gaber, Pasolini, Calamandrei, Pertini e Flaiano.
Testi in gran parte incentrati su personaggi ed esponenti politici che si sono distinti come guida morale dello Stato e padri della Costituzione. "Uomini che hanno rifiutato qualsiasi trattativa o compromesso con la bugia e il malaffare", sottolinea il giornalista. Con il suo stile inconfondibile Travaglio svela "una storia di patti inconfessabili e segreti che - sostiene - hanno alimentato la vita della Seconda Repubblica e continuano a ammorbare la vita politica italiana". Nel lavoro teatrale, inoltre, mette l'accento sulla vicenda delle intercettazioni delle telefonate intercorse fra l'ex ministro Nicola Mancino, il presidente Napolitano e il suo consigliere giuridico. Le telefonate depositate dai magistrati e dunque pubbliche, anche se ignorate da gran parte dei media, verranno lette e spiegate sul palco. "Il termine 'presunto' - riprende Travaglio - è appropriato per i reati e per i colpevoli. Quindi utilizzarlo per parlare della trattativa in questione è un modo goffo per non prendere posizione. Ora per far emergere questa verità sommersa in un mare magnum di depistaggi e silenzi compiacenti, può essere utile la chiamata sul banco dei testimoni delle alte cariche dello Stato. Devono dare il buon esempio e riferire ai giudici di Palermo quanto è a loro conoscenza, se lo meritano tutti gli italiani, ma soprattutto i giudici, i poliziotti e quanti sono morti per mano della mafia".
Rispetto allo show andato in scena lo scorso inverno, lo spettacolo ha delle varianti. "Nel nuovo libro nero c'é la lunga lista dei nuovi e vecchi impresentabili entrati in Parlamento e al Governo, che non meriterebbero di sedere su quegli scranni", precisa. Tra aforismi e boutade, Travaglio confessa con orgoglio un primato: "I miei spettacoli e libri sono i meno recensiti d'Italia". Ma a controbilanciare questa curiosa anomalia le platee sono sempre strapiene e il gradimento corre sul web e su numerosi blog dei suoi sostenitori. Così come nei precedenti spettacoli anche "E' Stato la Mafia" farà di Travaglio un personaggio amato e odiato allo stesso tempo. La paura di raccontare fatti e verità non lo ha mai sfiorato. "L'unico rischio che si corre è quello di non far carriera - ironizza - Il mio unico desiderio è continuare a scrivere facendo mia una massima di Salvatore Borsellino: 'La trattativa e' il peccato originale della Seconda Repubblica. E senza verità e giustizia sulle stragi non ci possiamo definire un Paese civilé".

(ANSA)

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