lunedì 27 maggio 2013

E’ un paese per vecchi

di    - Italia: sempre più anziani nella stanza dei bottoni. Fuori, invece, una società immobile dove i giovani non hanno futuro


E' un paese per vecchi

nziani, ma potenti. Le parole ironiche di Mario Monti, alla conferenza di chiusura dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo, si scontrano con la fotografia di un paese ancora troppo gerontocratico.  ”Forse anch’io ho dato quest’anno una piccola testimonianza di invecchiamento attivo, molto attivo”, ha dichiarato il premier. Eppure, dati alla mano, la nostra è una società quasi immobile, dove i giovani faticano a prendere le redini del paese.
GOVERNANO LORO – Numeri alla mano, sono i “vecchietti terribili” a sedere sui posti che contano. Sempre loro nella stanza dei bottoni. Secondo una ricerca Eurispes, del mese scorso, nel nostro Paese quattro potenti su 5hanno più di 50 anni (79,5%), mentre i giovani fino a 35 anni rappresentano appena il 3%. Di questi il 71% è costituito da sportivi. Le posizioni di vertice restano un ’tabù’ per le donne: anche se per loro l’unica strada per raggiungere successo e potere resta la politica. Proprio la politica resta uno degli ambiti più gerontocratici che esistano. Basti pensare a quanta presa nell’opinione pubblica abbiano fatto le campagne di Matteo Renzi – nonostante la sconfitta alle primarie contro Bersani – per la “rottamazione” dei “dinosauri della politica”, presenti anche nel Pd. E alle stesse parole del presidente del Consiglio  Mario Monti (classe 1943): “Penso al fatto che a chiedermi questa testimonianza d’invecchiamento attivo nel 2012 sia stata un’altissima personalità, che a sua volta è l’esemplare stesso dell’invecchiamento attivo a vantaggio di un intero Paese”. Cioè l’87enne presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nato nel 1925.

LA RICERCA – In base alla ricerca di Eurispes –  che ha analizzato i dati riguardanti 5.560 potenti – si evidenzia inoltre, dalla comparazione delle elite al potere nel 1992 e di quelle di oggi, un quadro di immobilità e di chiusura che dura da vent’anni. Questo perché “sono venuti meno i processi fisiologici di ricambio generazionale e di circolazione delle elite”, si legge nello studio. Insomma il potere, negli ultimi venti anni, sembra essere ‘invecchiato’ insieme ai potenti che sono rimasti nella stanza dei bottoni.

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BANCHIERI - Conquistano il primato dell’anzianità nell’Italia della crisi del debito proprio le banche. L’età media degli amministratori delegati e dei presidenti di circa 67 anni, proprio come quello dei Vescovi italiani in carica. Tra le poltrone che contano di più si pensi a quella di Giovanni Bazoli, il presidente del Consiglio di sorveglianza della banca Intesa Sanpaolo, oltre che presidente della finanziaria Mittel. Classe 1932, ma sempre a tirare i fili dietro le quinte. O a quella di Giuseppe Vita, del 1935, altro banchiere da sempre in prima fila:  ex di Allianz e Deutsche Bank, siede adesso come presidente di Unicredit. Soltanto un anno fa è finita l’era di Cesare Geronzi in casa Generali: l’uomo che proprio in questi giorni si racconta nel libro-intervista “Confiteor” di Massimo Mucchetti e si è difeso – ospite all’Infedele – dalle accuse di “essere un banchiere di sistema”.
POLITICI – In Parlamento, invece, la media è di 57 anni in Senato e di 54 alla Camera. Più alta è l’età media dei ministri del Governo tecnico, che si attesta ad una soglia di 64 anni. Soltanto 47 sono i deputati under 40, mentre quelli over 60 anni sono 157. Eppure il peso dei 25-29enni è pari a circa il 28 per cento della popolazione eleggibile (con più di 25 anni).  Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha 69 anni e i ministri più giovani, Renato Balduzzi eFilippo Patroni Griffi, hanno 57 anni Impietoso il confronto con l’estero. Si pensi alla Gran Bretagna: David Cameron è diventato primo ministro a 43 anni, Tony Blair a 44. In Italia le passate esperienze erano quelle diSilvio Berlusconi e Romano Prodi, non proprio due giovanotti.



SINDACATI – Anche quelli che dovrebbero difendere gli interessi dei lavoratori, come i leader dei diversi sindacati, non sono proprio ragazzi rampanti. Si pensi ai casi di Susanna Camusso (Cgil, classe ’55) Raffaele Bonanni (Cisl ’49) e Luigi Angeletti (Uil, ’49) . In pratica, i segretari regionali dei principali sindacati dei lavoratori hanno in media 57 anni. Un’età di poco inferiore rispetto a quella dei presidenti regionali delle organizzazioni di rappresentanza dell’industria e del commercio (59 anni). A succedere ad Emma Marcegaglia in Confindustria è stato Giorgio Squinzi, nato nel 1943.
RAI E AZIENDE PARTECIPATE – Senza dimenticare chi siede nei posti di vertice delle aziende di proprietà statale. Si può prendere l’esempio diFinmeccanica, travolta dagli scandali e dalle inchieste, passata daGuarguaglini a Giuseppe Orsi, del 1945. All’Anas siede invece Pietro Ciucci, amministratore unico, del 1950. Chi siede invece tra le poltrone della Rai? Il presidente da poco nominato è Anna Maria Tarantola, già dirigente della Banca d’Italia (età 67 anni): al confronto, il dg Luigi Gubitosi, del ’61 è quasi una giovane eccezione. In pratica, non sembra proprio un paese per giovani. Almeno se l’obiettivo è incidere nelle scelte del paese. O immaginare carriere che li portano in fretta in alto.
(Photocredit: Lapresse, Dagospia.com)




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