lunedì 4 marzo 2013

La massoneria di Palazzo Giustiniani e le altre «famiglie » massoniche



L'organizzazione ispirata e guidata da Licio Gelli, denominata Loggia Propaganda Due, nasce e si
sviluppa nell'ambito della maggiore comunione massonica esistente in Italia: il Grande Oriente di
Italia di Palazzo Giustiniani. Si rende pertanto necessaria una breve disamina della presenza
massonica nel nostro paese e delle sue strutture al fine di comprendere e valutare nella sua esatta
dimensione il fenomeno della Loggia massonica P2, oggetto di un apposito provvedimento di
scioglimento votato dal Parlamento.
La massoneria italiana si compone di due maggiori organizzazioni o «famiglie», comunemente
indicate con il sintetico riferimento alla sede storicamente occupata, come di Palazzo Giustiniani e
di Piazza del Gesù; questa si configura a sua volta come promanazione della prima a seguito di
una scissione intervenuta nel 1908, in ragione di contrasti attinenti l'atteggiamento da assumere
sulla legislazione concernente l'insegnamento religioso nelle scuole.
Accanto a questi due gruppi di rilievo nazionale - la cui consistenza è valutabile tra i 15-20 mila
iscritti per Palazzo Giustiniani e tra i 5-10 mila per Piazza del Gesù - sono presenti altri minori
gruppi locali con una consistenza valutabile, per ognuno di essi, nell'ordine di alcune centinaia di
iscritti.
Prendendo in esame le due organizzazioni principali. va messo in rilievo, ai fini che qui
interessano, che il modello strutturale assunto è quello di una distribuzione degli iscritti secondo
una scala gerarchica modulata per gradi. Questa scala gerarchica conosce una divisione
fondamentale tra Ordine, comprendente i primi tre gradi, e Rito, comprendente i gradi dal quarto
al trentatreesimo, talchè, mentre tutti coloro che fanno parte del Rito sono necessariamente membri
dell'Ordine, non necessariamente vale l'assunto contrario. Trattasi in altri termini di due livelli
collegati ma non coincidenti, l'uno sopraordinato all'altro secondo un modello di struttura
verticalizzata che presiede a tutta l'organizzazione massonica, all'interno della quale poi la
mobilità degli iscritti nella gerarchia è regolata dalla stretta applicazione del principio di
cooptazione che determina ogni passaggio di grado, nonché l'ingresso nell'Ordine e poi nel Rito.
Gli iscritti, a loro volta, sono raggruppati in logge aventi base territoriale; e la domanda di
iscrizione ad una loggia è requisito fondamentale per l'ingresso di un «profano» nella massoneria,
per cui, in linea di principio, non si può appartenere alla massoneria se non attraverso il momento
comunitario della iscrizione ad una loggia. La massoneria di Palazzo Giustiniani con altre
«famiglie» contemplava, oltre a tale situazione, la possibilità di accedere all'Ordine per iniziazione
operata direttamente dal responsabile supremo – il Gran Maestro - senza pertanto sottostare alla
votazione che sancisce l'ingresso dell'iniziando nell'organizzazione. I «fratelli» che venivano
iniziati «sul filo della spada» si venivano pertanto a trovare in una posizione particolare
(«all'orecchio» del Gran Maestro) sia per non avere una loggia di appartenenza, sia per il carattere
riservato della loro iniziazione, intervenuta al di fuori delle ordinarie forme di pubblicità
statutariamente previste; essendo pertanto la loro iniziazione nota solo all'organo procedente, il
Gran Maestro, tali iscritti venivano designati come «coperti» ed inseriti d'ufficio in una loggia
anch'essa «coperta» comprendente, per l'appunto, la lista degli iscritti noti solo al Gran Maestro.
Tale loggia veniva designata come loggia «Propaganda»; ogni loggia poi essendo contrassegnata
da un numero oltre che da un nome, la loggia «Propaganda» avrebbe avuto in sorteggio il numero
due. Tale almeno è la spiegazione fornita dai responsabili massonici sull'origine di questa
denominazione.
Dalla vasta documentazione acquisita dalla Commissione nell'ambito di operazioni di
perquisizione e di sequestro di documenti, secondo i poteri attribuiti dalla legge, è emerso che il
fenomeno della «copertura» era comune alle altre famiglie ed interessava sia singoli iscritti che
intere logge, rivestendo portata più ampia di quanto non rappresentato in questa prima
schematica descrizione.
E’ accertato che, sia in sede centrale che in sede periferica, era assai frequente l'uso di
denominazioni fittizie per mascherare verso l'esterno, verso il mondo «profano», la presenza di
strutture massoniche. Così ad esempio era prassi consueta intitolare a generici Centri studi i
contratti dì affitto per i locali necessari all'attività della loggia; ed è dato rilevare come gli statuti di
tali organismi non contenessero alcun riferimento alla massoneria e alle attività massoniche nel
designare l'oggetto dell'attività dell'ente, salvo poi riscontrare una perfetta identità personale tra
gli iscritti al Centro studi ed i membri della loggia. Nella linea del fenomeno descritto si poneva
pertanto il Gelli quando intestava le varie sedi successivamente occupate dalla Loggia P2 ad un
Centro studi di storia contemporanea che fungeva, anche a fini di corrispondenza tra gli iscritti, da
copertura per l'organismo massonico da lui guidato. La tecnica impiegata realizzava una forma di
copertura rivolta verso l'esterno, verso il mondo «profano», accanto alla quale deve essere
esaminata una seconda forma di copertura rivolta in tutto od in parte all'interno della stessa
organizzazione. Sono stati infatti rinvenuti documenti che fanno riferimento a logge coperte
periferiche, ad una loggia coperta nazionale numero uno (presso l'organizzazione di Piazza del
Gesù), ad un Capitolo nazionale riservato (presso il Rito Scozzese Antico ed Accettato di
Palazzo Giustiniani).
Sono stati inoltre acquisiti registri di appartenenti a logge (pie di lista) nei quali gli iscritti venivano
elencati invece che con il proprio nome, con soprannomi o pseudonimi di copertura. La
documentazione in possesso della Commissione, ancorché frammentaria, testimonia in modo certo
un modus procedendi all'interno delle organizzazioni massoniche improntato a connotazioni di
riservatezza volte a salvaguardare le attività degli iscritti, o di alcuni settori, dall'indiscrezione e
dall'interessamento non solo degli estranei all'istituzione, ma anche a parte, maggiore o minore,
degli stessi affiliati alla comunione. Tale costume di vita associativa è stato dai massimi
responsabili della massoneria rivendicato come una forma di riservatezza propria dell'istituzione,
motivata dal rinvio ai contenuti esoterici che sarebbero propri della dottrina massonica, nonché dal
richiamo a situazioni storiche di persecuzione degli affiliati. Ai fini che interessano nella presente
relazione, va posto in rilievo che i fenomeni di copertura indicati erano comunque largamente
invalsi nella vita delle varie famiglie massoniche con riferimento al periodo anteriore alla legge di
scioglimento della loggia P2 e traevano alimento, oltre che nelle ragioni storiche addotte,
largamente superate al presente, nell'assenza di un preciso quadro di riferimento normativo che
desse attuazione alla norma costituzionale in materia di libertà di associazione. E’ sintomatico
peraltro che, posteriormente all'approvazione della legge di scioglimento della Loggia P2, gli
elementi più sensibili della massoneria si siano posti il problema della ortodossia di tali modelli
organizzativi, risolvendolo nel senso di alcune modifiche statutarie, con la conseguente
soppressione di organismi quali il Capitolo riservato e la Loggia nazionale coperta numero uno,
come avvenuto presso la comunione di Piazza del Gesù.
Accanto alla connotazione della riservatezza altra peculiarità dell'organizzazione massonica
generalmente considerata, sulla quale soffermare l'indagine, è quella dello spiccato interessamento
delle varie comunità massoniche verso le attività del mondo «profano». Se è pur vero che uno dei
Iandmarks fondamentali della originaria massoneria inglese, che fungono da pietra miliare per le
comunità massoniche di tutto il mondo, contiene il divieto di occuparsi di questioni politiche, una
abbondante documentazione in possesso della Commissione dimostra che l'attività delle logge non
è volta soltanto allo studio ed all'approfondimento di questioni esoteriche, ma abbraccia un vasto
campo di interessi che trovano il loro momento di unificazione nella pratica massonica della
solidarietà tra fratelli. La solidarietà esplica la sua funzione per le attività dell'affiliato nel mondo
«profano», giungendo sino all'appoggio esplicito per i fratelli candidati, formalizzato in circolari
tra gli iscritti, in occasione di consultazioni elettorali. Particolarmente significativo al riguardo è
l'esempio di un modello organizzativo verificato presso la comunione di Piazza del Gesù: le
camere tecniche professionali. Si tratta di organismi settoriali che, su iniziativa e propulsione del
centro, raccolgono gli iscritti in ragione della professione esercitata. Viene pertanto affiancato al
modello delle logge, che funzionano su base territoriale ed interprofessionale, un sistema di
raggruppamento degli affiliati parallelo alla struttura delle logge ed organizzato su base nazionale,
avente quale momento unificativo gli interessi e le attività «profane».
Secondo tale schema troviamo così raggruppati i medici, i professori universitari e i militari,
esempio questo degno di particolare attenzione, ove si consideri che la relativa «camera» rivestiva
carattere di riservatezza. Va peraltro posto in rilievo che una ragione non ultima della pluralità di
famiglie massoniche esistenti va probabilmente ricercata - oltre che in ragioni dì ordine puramente
teorico - in una diversa consonanza di opinioni e di interessi in materie estranee alle questioni di
esclusivo profilo esoterico. La stessa massoneria d'altronde rivendica a proprio merito l'aver
rivestito un ruolo importante in vicende storiche del nostro paese, anche se, purtroppo, osta ad
una esatta valutazione di tali affermazioni il carattere di riservatezza della istituzione, di cui si è
trattato.
Nasce da questa propensione all'intervento nelle attività «profane» ed in essa trova ragione di
esistere, l'istituto tipicamente massonico della «solidarietà» tra gli affiliati, ovvero della mutua
assistenza che essi si garantiscono nell'esercizio delle loro attività professionali e comunque delle
vicende personali estranee alla vita associativa. La solidarietà tra fratelli rappresenta l'estensione al
di fuori della comunione del vincolo associativo, che viene di tal guisa ad esplicare una efficacia di
rilevante portata e nel contempo di difficile valutazione, attesa la riservatezza che gli affiliati
mantengono nel mondo «profano» sull'esistenza del rapporto di reciproco affratellamento. La
solidarietà massonica sanzionata in forma solenne al momento dell'iniziazione, costituisce infatti
un elemento che potrebbe in sé considerarsi non solo legittimo ma perfettamente naturale, poiché
appare. logico che individui che dichiarino di condividere i medesimi convincimenti morali ed
esistenziali in ordine ai problemi fondamentali dell'uomo si sentano legati da un forte vincolo che
per l'appunto viene chiamato «fraterno».
Quello che induce non poche perplessità nell'osservatore esterno l'accentuata riduzione in termini
pratici e concreti di tale affratellamento e la sua coniugazione con un radicato costume di
riservatezza. Non è in altri termini la solidarietà in sé e per sé considerata a destare legittime
riserve, quanto piuttosto la sua non avvertibilità sociale. Una avvertibilità che tanto più dovrebbe
essere consentita quanto più chi ne è protagonista attribuisce ad essa effetti, di immediato rilievo
terreno.
In definitiva e per concludere sembra doversi rilevare il rischio che la solidarietà massonica,
quando si traduca in una occulta agevolazione di successi personali, possa rendersi incompatibile
con non poche regole della società civile, specie quando tale forma di solidarietà operi all'interno
di carriere pubbliche.
Ultima connotazione di ordine generale utile ai nostri fini è la rilevanza dell'aspetto internazionale
della massoneria, che si pone come un contesto di organizzazioni nazionali fortemente legate tra di
loro secondo due schieramenti, che, per quanto concerne l'Europa, possono identificarsi in una
parte a primazia britannica verso la quale è orientata la comunione di Palazzo Giustiniani, ed una
parte di orientamento cosiddetto latino egemonizzata dalla massoneria francese, alla quale si ispira
la famiglia di Piazza del Gesù. In un più ampio contesto argomentativo si può dire che la
massoneria vive sotto l’egida del mondo anglosassone, nell'ambito del quale il primato attribuito
agli inglesi per motivi di tradizione è confrontato dalla grande potenza organizzativa della
massoneria nord americana.
Ai nostri fini il dato che viene particolarmente in luce è la connessione tra la massoneria
statunitense e la comunione di Palazzo Giustiniani. Traccia di questi legami si rinviene nella
presenza di tale Frank Gigliotti in momenti particolarmente qualificati nella storia recente della
comunione di Palazzo Giustiniani.
L'artefice del primo riconoscimento del Grande Oriente da parte della prestigiosa Circoscrizione
del Nord degli USA (il riconoscimento da parte della Gran Loggia Unita di Inghilterra verrà
soltanto nel 1982) fu infatti nel 1947 Frank Gigliotti, già agente della Sezione italiana dell'OSS
dal 1941 al 1945, e quindi agente della CIA.
Più tardi Gigliotti fu presidente del «Comitato di agitazione» costituitosi negli Stati Uniti per
rispondere all'appello lanciato dai fratelli del Grande Oriente impegnati nella contestata opera di
riappropriazione della casa massonica di Palazzo Giustiniani confiscata durante il periodo fascista,
a seguito dello scioglimento autoritario dell'istituzione. Il compromesso tra il Grande Oriente e lo
Stato
italiano, patrocinato dai fratelli americani, fu siglato il 7 luglio 1960. L'atto di transazione fu
sottoscritto dal ministro delle finanze Trabucchi e dall'allora Gran Maestro Publio Cortini, e
vedeva presenti, al tavolo della firma di una stipula tutta italiana, l'ambasciatore americano, J.
Zellerbach, e Frank Giglíotti.
Sempre nel 1960 i fratelli americani intervennero attraverso il Gigliotti nell'operazione di
unificazione del Supremo Consiglio della Serenissima Gran Loggia degli ALAM del principe
siciliano Giovanni Alliata di Montereale (il cui nome sarà legato alle vicende del golpe Borghese,
a quelle della Rosa dei Venti, alle organizzazioni mafiose), poi finito nella Loggia P2, con il
Grande Oriente. Sembra che quella dell'unificazione del Grande Oriente con la massoneria di
Alliata, di forte accentuazione conservatrice, sia stata la condizione posta da Gigliotti in cambio
dell'intervento americano nelle trattative con il Governo italiano concernenti il Palazzo Giustiniani.
L'unificazione comportò l'estensione al Grande Oriente del riconoscimento che aveva già dato alla
Serenissima Gran Loggia di Alliata la Circoscrizione Sud degli USA, nonché numerosi elementi di
prestigio nell'ambiente massonico.
Non solo si deve rilevare, secondo quanto emerge da queste vicende, che il progetto di
unificazione della massoneria italiana sembra corrispondere ad interessi non esclusivamente
autoctoni, ma risalta altresì alla nostra attenzione la comparsa di Gelli sulla scena quando Gigliotti
scompare, secondo una successione di tempi ed una identità di funzioni che non può non colpire
significativamente. Si deve infine sottolineare come la denegata giustizia - nella quale
sostanzialmente si concretò la mancata restituzione del palazzo confiscato dal fascismo - ebbe
l'effetto di rendere la massoneria italiana indebitamente debitrice di quella nord americana.
Nell'ambito del quadro sinora sinteticamente tracciato va vista e studiata l'attività di Licio Gelli e
della Loggia Propaganda Due, mirando ad accertare quanto di tale fenomeno sia addebitabile
all'impulso organizzativo ed alla intraprendenza personale del Gelli, ed in tal caso con la
protezione e l'appoggio di quali organi e di quali personaggi nell'ambito dell'ambiente massonico
o eventualmente estranei ad esso. Quanto qui preme riassuntivamente segnalare è che
l'organizzazione e l'attività massonica sembrano contrassegnate, ai fini che al nostro studio
interessano, dall'adozione di forme di riservatezza, interne come esterne, sia della vita associativa,
che dell'appartenenza individuale. Tale riservatezza si appalesa poi come posta a tutela, oltre che
dell'attività di indagine esoterica propria dell'istituzione, di attività volte eminentemente ad
intervenire in vario modo nella vita extra-associativa degli iscritti, in applicazione della pratica
della solidarietà tra fratelli.

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