L'icona. The WCW franchise. Una delle stelle più fulgide della TNA. Il ritiro eccezionale in AEW.
Ma una tremenda delusione in WWE.
Un wrestler carico di carisma, corteggiato dalla federazione di Vince McMahon fin dai primi anni 90 (immaginate cosa potevano essere, in quel periodo, scontri ed incontri con personalità come quelle di Hulk Hogan, Randy Savage, Ultimate Warrior, André the Giant, The Undertaker...), con potenzialità di storyline praticamente infinite, che però ha lasciato un retrogusto amaro una volta approdato in WWE.
Cosa era successo di così sbagliato a Stamford, perché ancora oggi Steve Borden glissi ogni domanda a riguardo?
Sting non ha mai nascosto che Vince McMahon sia stato sempre estremamente gentile ed educato nei suoi confronti, e che i rapporti tra lui e la WWE siano tutt'ora molto distesi (addirittura Michael Cole salutò Borden dopo il suo ritiro, nonostante questi fosse stato fatto nella federazione avversaria, la All Elite Wrestling).
Tutto ebbe inizio quando la WCW fu acquisita, nel 2001, dalla WWF. Sting, insieme ad altre super stelle come Hogan, Nash, Hall, Steiner e Goldberg, decise di non passare subito alla corte di McMahon, ma di osservare con una giusta distanza l'andamento delle cose. Del resto, i wrestler WCW che avevano deciso di tentare la carriera "dall'altra parte della barricata" erano giovani di grandi speranze, molto bravi ma non certo le stelle di prima grandezza della federazione di Atlanta.
Solo Booker T e Diamond Dallas Page, forse, potevano fregiarsi del titolo di "stella" vera e propria della WCW, e fu proprio il 5 volte campione della World Championship Wrestling a convincere Sting a non approdare alla WWF.
Durante il suo debutto, Booker si trovo faccia a faccia con The Rock, all'epoca la prima stella della federazione, che per tutta risposta esclamò il suo classico "tu chi sei?".
Così. Come se la persona che aveva di fronte fosse stata una giovane promessa, ma in realtà era il campione uscente della WCW, una federazione storica, la loro rivale numero uno che solo pochi anni prima aveva rischiato di mandare la WWF fuori dal business, una promotion che affondava le sue origini nella storica NWA.
Per Sting fu un vero e proprio schiaffo in faccia alla sua lunga carriera.
Come se non bastasse, la linea narrativa troppo "per adulti" della WWF e l'impegno di date sfiancante a cui ogni lottatore della Federazione era sottoposto, furono ulteriori incentivi per Borden a non approdare in WWF ed a cercare nuovi lidi più tranquilli, che furono la WWA per alcune date ed in seguito la TNA, che divenne la sua seconda casa.
Ma nel 2013, dopo aver visto la mirabolante edizione n. 29 di WrestleMania, si rese conto che doveva in tutti i modi partecipare, almeno una volta nella sua carriera, ad uno spettacolo eccezionale come quello e, una volta terminato il contratto che lo legava alla federazione di Dixie Carter, firmò finalmente con la WWE.
Sting iniziò ad apparire come special guest in documentari, presentando il gioco 2K15 (dove, per la prima volta, era presente) e presenziando anche al ComicCon di San Diego sotto l'ala della WWE. Ma ogni fan nel mondo sapeva che Sting, prima o poi, avrebbe calcato un vero ring della compagnia di McMahon, immaginando faide incredibili che solo pochi anni prima erano materia da fantawrestling.
Il 23 Novembre, a Survivor Series, un gracchiare di corvo annunciò che The Franchise era arrivato, interrompendo il main event della serata e trovandosi faccia a faccia con Triple H.
Un delirio per i fan di wrestling, che in tutto il mondo postarono i loro video sorpresi ed eccitati, marcando uno dei momenti più emozionanti degli ultimi anni.
Ma fu solo quello.
A WrestleMania, come promesso, Sting affrontò Triple H in un match che, sulla carta, poteva essere interessante. Peccato che nella confusione finale con la nWo (ad aiutare Sting, anche se furono i suoi nemici giurati per tutto il periodo in WCW, creando un corto circuito creativo ridicolo) e la D-Generation X, Triple H schienò Sting.
Nel suo match di debutto in WWE.
Scott Hall ricordò come Borden, a differenza di tutti loro che, bene o male, avevano un passato nella promotion, fosse spaesato in quell'ambiente che, semplicemente, non era il suo. E l'ex Razor Ramon fu molto schietto in merito all'esito dell'incontro ("Fratello, che razza di avvocato hai per farti schienare al tuo match di debutto?").
Nonostante ciò, vedere Sting in un pay per view della WWE, fu comunque uno spettacolo nello spettacolo di WrestleMania.
La WWE ci riproverà subito dopo SummerSlam dello stesso anno, ancora una volta con un segmento da brividi: al disvelamento di una statua in onore del campione WWE Seth Rollins, sotto il drappo appare proprio Sting, che colpisce The Architect con il suo manganello ed alza al cielo il titolo di campione... una immagine iconica, che mai avremmo pensato di vedere.
Il match tra i due fu sancito per l'edizione di Night of Champions, con Rollins già in odore di perdita del titolo per via del doppio impegno con John Cena (al quale cedette il titolo United States) e - appunto - con Sting.
L'incontro procedette bene, fino ad una irish whip che suonò alcuni campanelli di allarme per Sting, il quale accusò subito alcuni dolori e perdita di sensibilità alle braccia. In seguito ad una bucklebomb di Rollins (una mossa eseguita mille volte dall'ex-membro dello Shield) Sting iniziò a perdere sensibilità sia a braccia che gambe, tanto da cadere a 4 zampe per un momento, come se le estremità del suo corpo fossero diventate di gomma.
Qualcosa, decisamente, non era andata per il verso giusto.
Contrario ad abbandonare il match e far rimanere delusi i fan che avevano pagato, Sting continuò l'incontro con Rollins, fino alla vittoria di quest'ultimo.
Nel backstage, un preoccupatissimo Seth cominciò a scusarsi con Sting, ma lo stesso Borden lo rassicurò che non era colpa sua. Mentre l'ambulanza portava via il pluricampione WCW, Rollins urlò lui a gran voce "Sting... per me sei un idolo, un mito... mi sono vestito da te ad Halloween quando ero ragazzo".
Già. Ecco dove stava il problema.
Sting era arrivato in WWE troppo tardi, a 56 anni, un'età per un wrestler in cui forse sarebbe meglio appendere gli scarponcini al chiodo, e la realtà aveva bussato alla sua porta sotto forma di un grave infortunio al collo, che sancirà praticamente la fine della sua carriera in WWE, conclusasi solo con la sua entrata nella Hall of Fame.
Nel 2020, Sting, concluso il contratto che lo legava a McMahon, approdò in AEW durante la puntata speciale "Winter Is Coming" di Dynamite, ritornando - anche se sporadicamente - ad ingaggiare battaglie, soprattutto in tag team col suo pupillo Darby Allin.
Sting aveva proposto fino all'ultimo un match con Undertaker, ma una WWE cautelativa nei suoi confronti aveva sempre bocciato questa idea, e con il ritiro definitivo del becchino alla edizione numero 36 di WrestleMania la speranza cessò del tutto di esistere.
Sting si è ritirato (per sempre?) dal wresting lottato recentemente, proprio nella federazione di Tony Khan, dove ha dato qualche anno non all'altezza dei suoi periodi in WCW e TNA, ma dando sempre il 100% di quel che poteva.
Ma quella spina, quel rimpianto di vedergli indossare una cintura o vincere un incontro importante nella casa di McMahon rimarrà per sempre nel suo cuore e di tutti quelli che hanno amato il wrestling degli anni '80 e '90.
Il Vostro Sempre (poco) Umile Maestro Zamo
#Sting #WCW #WWE #AEW #wrestling #maestrozamo
Nessun commento:
Posta un commento