Ucraina. La grande offensiva antiterroristica sembra non funzionare
– Silvestro Tucciarone – corrispondente da Cardiff – Il governo provvisorio di Kiev, tra dubbi ed esitazioni, ha dato inizio alle manovre militari per riportare sotto controllo le zone filorusse dell’Ucraina orientale. Seguendo un cliché ormai logoro e stantio, il primo ministro ucraino Arseniy Yatsenyuk ha definito l’operazione militare avente carattere di antiterrorismo. L’evocazione delterrorismo potrebbe giustificare l’uso della forza anche contro la propria popolazione. La BBC tuttavia, con i suoi inviati sta mostrando in queste ultime ore come siano insostenibili e pretestuose le affermazioni del governo di Kiev. Durante le news dell’edizione internazionale del 16 aprile gli intervistati, Yulia Rusanova ricercatrice di politica internazionale di Oxford Analytica, e un giornalista russo dichiaravano di non poter dire con certezza la Russia avesse inviato forze speciali per assaltare le caserme e aeroporti; infatti l’Ucraina è un paese che vede ancora la coscrizione obbligatoria e che mette la maggior parte degli uomini in grado di maneggiare le armi e di condurre semplici operazioni militari.
Un altro aspetto di difficoltà dell’operazione di antiterrorismo sta nel fatto che i coscritti e i soldati in servizio appartengono a regioni diverse ma che possono essere contigue e non è detto che non siano costretti a fronteggiare e a solidarizzare con terroristi nella propria regione di provenienza. Questo ultimo punto è forse il più importante se si considera che alcune unità corazzate inviate nelle zone da bonificare dai terroristi sono state affrontate da contadini, esterrefatti per essere scambiati per terroristi, e pacificamente costrette a cambiare strada.
La BBC diffonde immagini di carri armati che sventolano il tricolore russo in luogo della bandiera ucraina e in questo caso la diserzione dei soldati di Kiev potrebbe essere uno smacco gravissimo per gli apprendisti stregoni di Euromaidan.
Certamente la campagna contro i terroristi mette a nudo la superficialità e l’impreparazione delle cancellerie occidentali nell’affrontare, sotto il profilo comunicativo, non più l’orso sovietico dell’immaginario collettivo, ma una potenza industriale, finanziaria e militare chiamata Russia, alla quale riconoscere propri legittimi interessi geostrategici. L’abbandono dei ferrivecchi ideologici della guerra fredda è più che mai urgente, anche solo per evitare che Putin giganteggi sulla scena internazionale dopo aver messo in scacco la NATO, ammutolito l’unico piazzista di armi ad aver ricevuto un Nobel per la Pace, e ridicolizzato i governi europei.
Putin, intervistato dalla televisione russa, ha ammesso che le azione militari in Crimea sono state condotte dai militari di Mosca ma ha ribadito che i moti a Donetsk, Sloviansk, Mariupol e nelle altre zone russofone sono spontanei. Gli stessi giornalisti della BBC cominciano ora a mostrare quanto ampio sia il sostegno della popolazione alle barricate dei secessionisti filorussi mentre il minaccioso volteggiare di elicotteri e jet ucraini contribuisce ad appesantire la situazione, confortando le preoccupazioni dell’ambasciatore russo all’ONU che chiedeva al governo ucraino di “smettere di fare la guerra al proprio popolo”.
Oggi a Ginevra si stanno tenendo colloqui sull’attuale crisi tra Usa, Ucraina, Russia e UE. Sembra inevitabile che si giunga a discutere di regionalizzazione, federalismo, maggiore autonomia delle regioni russofone in Ucraina, peccato che questi termini abbiano significati differenti per ciascuna delle parti in campo.
http://www.articolotre.com/2014/04/ucraina-la-grande-offensiva-antiterroristica-sembra-non-funzionare/
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