martedì 11 marzo 2014

Processo morte Maria Concetta Cacciola: rigettate tutte le istanze difensive

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Resterà recluso a Lanciano l’avvocato Gregorio Cacciola. Questa la decisione del Tribunale del Riesame, presieduto da Filippo Leonardo, che durante l’udienza del 27 febbraio scorso ha rigettato tutte le istanze difensive volte alla sua scarcerazione. E ci resterà anche con tutte le accuse; ed in particolare quella che lo vede imputato di violenza privata aggravata dalle modalità mafiose in concorso con un altro avvocato, Vittorio Pisani, e con Michele e Giuseppe Cacciola e Anna Rosalba Lazzaro. Gregorio Cacciola viene arrestato l’otto febbraio scorso nell’ambito dell’indagine denominata “Onta” su richiesta della Procura distrettuale antimafia, rappresentata dal sostituto procuratore Giovanni Musarò. Al centro delle indagini della D.D.A. reggina ci sono infatti, i presunti maltrattamenti subiti da Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia che dopo aver iniziato a collaborare con l’autorità giudiziaria morirà in seguito all’assunzione di una letale dose di acido muriatico nell’agosto del 2011. I genitori e il fratello di Maria Concetta Cacciola erano già detenuti perché condannati dalla Corte d'assise si Palmi nel luglio dello scorso anno per i maltrattamenti subiti dalla faglia in seguito alla decisione che l’ha portata a fornire contributi importanti alle indagini messe in piedi dalla Procura antimafia contro la potente ‘ndrina dei Bellocco, operante a Rosarno. E ci sono proprio i Bellocco dietro l’agire dei due avvocati finiti recentemente in manette o almeno di ciò sono convinti inquirenti ed investigatori. “Da consiglieri a consigliori”, scriverà infatti il gip reggino che ordinato l’arresto dei due legali. In particolare, sempre il giudice per le indagini preliminari, ritiene entrambi gli avvocati,  Cacciola e Pisani, gli ideatori e coautori del piano volto a far uscire dal percorso di collaborazione Maria Concetta Cacciola. Piano messo a punto attraverso presunte minacce mosse nei confronti della testimone di giustizia per costringerla a commettere il reato di autocalunnia, ritrattando le dichiarazioni rese ai magistrati in un periodo compreso fra il maggio ed il giugno 2011. Ma secondo l’accusa i due legali l’avrebbero costretta, sempre attraverso minacce, a rientrare a Rosarno da Genova, la località protetta individuata dalle forze dell’ordine in conseguenza della sua scelta di collaborare con la giustizia. Le minacce consistevano, secondo l’accusa,  nel prospettarle la possibilità di allontanare da lei per sempre i suoi figli e non consentendo a questi ultimi di raggiungerla nel capoluogo ligure. Un incontro in particolare  inchioderebbe l’avvocato Gregorio Cacciola; quello del 12 agosto 2011 quando la testimone di giustizia fu presumibilmente costretta a  leggere una dichiarazione ad arte confezionata, registrata in contemporanea,  in cui ritrattava tutte le dichiarazioni rese agli inquirenti ( in particolare  quelle del 25 maggio, 16 e 28 giugno) e in cui lei stessa affermava che esse erano frutto di millanteria e rabbia. Questa circostanza trova riscontro anche da un sms inviato dal Maria Concetta Cacciola in cui scriveva al suo interlocutore: "ora non mi rivolgono la parola; mi portano avvocati, avvocati x farmi ritrattare e dirgli che uso psicofarmaci e che lo ho fatto per rabbia”. Altro riscontro è la deposizione della figlia di Maria Concetta, che in udienza dinnanzi alla Corte d’Assise rispondendo alle domande del pm: “ era una registrazione solo per annullare; quando era andata via. Di annullare che era stata collaboratrice”. E la registrazione, ritenuta falsa dalla D.D.A., fu depositata il 23 agosto del 2011 presso gli uffici della Procura della Repubblica di Palmi, poco dopo il suicidio della giovane testimone, insieme ad un esposto scritto da entrambi gli avvocati, oggi arrestati.  Ma perché la famiglia Cacciola avrebbe individuato proprio questi due legali da affiancare alla figlia ? Ce lo spiega sempre l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip reggino, quando il magistrato indica in Gregorio Cacciola, del foro di Palmi, lo storico difensore di diversi soggetti appartenenti al nucleo familiare di Maria Concetta, ossia il padre Michele e il marito Salvatore Figliuzzi, nonché cugino di primo grado proprio con Michele Cacciola. Ma se l’avvocato Gregorio era mosso presumibilmente da ragioni di sangue, l’altro legale, Vittorio Pisani, sarebbe stato scelto dalla famiglia in quanto era lo storico difensore proprio del boss  Gregorio Bellocco, classe 1955 . L'unico motivo plausibile alla nomina di Pisani era presumibilmente ricollegabile alla volontà di ridurre il rischio di ritorsioni da parte degli altri parenti, ossia i Bellocco, mettendosi a loro disposizione per limitare gli effetti delle devastanti dichiarazioni di Maria Concetta affidandosi alla competenza ed alla conoscenza del professionista. I genitori di Cetta infatti, erano molto preoccupati dal fatto che il comportamento della figlia potesse "disonorare" la loro famiglia,  e per questo decisero di affiancare all’avvocato Gregorio Cacciola, un altro professionista che notoriamente difendeva proprio soggetti appartenenti alla cosca nei confronti della quale la ragazza aveva reso dichiarazioni. Ma per la posizione di Vittorio Pisani se ne occuperà il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria nell’udienza di giovedì prossimo. 
Angela Pansera

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