domenica 2 marzo 2014

Maxi-evasione da 400 miliardi Terenzio sotto torchio non parla

Un interrogatorio in procura durato due ore con poche e "generiche" ammissioni. E per Pietro Terenzio, l' imprenditore milanese di 36 anni arrestato dalla Guardia di Finanza nei giorni scorsi per i falsi fraudolenti di imposte si allontana la data dell' uscita dal carcere. Terenzio era stato arrestato su richiesta del pm Carlo Nocerino, che ha denunciato altre 21 persone per false comunicazioni sociali, falsificazione di 62 bilanci, illegale ripartizione degli utili, frode fiscale, truffa aggravata ai danni dello Stato e riciclaggio. L' inchiesta aveva preso il via in seguito all' analisi di una serie di operazioni societarie connesse all' acquisizione di Pietro Terenzio dell' Ausiliare Spa (ora Roma Vetus finanziaria), all' epoca quotata in Borsa, realizzata utilizzando le risorse finanziarie della stessa società per oltre 50 miliardi. Lo sviluppo dell' inchiesta ha consentito di accertare che dal 1995 ad oggi Pietro Terenzio ha avuto la disponibilità di circa 150 società, la maggior parte delle quali definite «bare fiscali». Le società, che avevano perdite fiscali progressive quantificate complessivamente in oltre 400 miliardi di lire, erano intestate a prestanome ultraottantenni ed acquisite sul mercato nazionale ed internazionale esclusivamente per frodare l' erario. Attraverso queste società, talune con sede nei cosiddetti paradisi fiscali, e creando una banca 'di fatto' , la Compagnia di sconto e cambio Spa, attualmente in fallimento, indirettamente controllata da una holding lussemburghese di proprietà della famiglia, Terenzio, secondo l' accusa, avrebbe realizzato operazioni finanziarie fittizie. La falsificazione dei bilanci, avrebbe permesso a Terenzio di beneficiare di fittizie imposte a credito Irpeg per oltre 32,5 miliardi di lire, di cui 14,5 già incassati. L' imprenditore milanese, secondo l' accusa, per compiere queste operazioni si sarebbe avvalso anche di conti correnti bancari falsi, sui quali risultano fittizie movimentazioni per 42,6 miliardi di lire, predisposti con la complicità di un funzionario della Citibank. L' inchiesta, che ha portato all' arresto di Terenzio, apre interrogativi anche sulle norme che regolano talune operazioni tra mercati finanziari di nazioni diverse. Sul punto le indagini della Finanza hanno consentito di accertare che gli indagati, attraverso l' intermediazione di operatori internazionali, hanno negoziato al di fuori della Borsa titoli di società quotate per oltre 15 mila miliardi di lire, allo scopo di beneficiare anche in questo caso di indebiti crediti di imposta Irpeg. (p. f. f.)
PIER FRANCESCO FEDRIZZI

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