Dalle staminali alla
cartilagine grazie a
una stampante 3D
A renderlo possibile un sistema messo a punto in Australia
L'ingrediente principale della nuova ricetta per riparare le cartilaginidanneggiate da traumi, osteoartrite o tumori sono le cellule staminali. Per prepararla, invece, c'è bisogno di una stampante 3D. E' proprio in questo modo che i ricercatori dell'Università di Wollongong e del St Vincent’s Hospital di Melbourne (Australia) sono riusciti a produrre una cartilagine vera e propria, diversa rispetto alle fibrocartilagini generate fino ad oggi e che rispetto a queste ultime dovrebbe riuscire ad autoripararsi nel corso degli anni e, quindi, resistere a lungo termine senza deteriorarsi.
Il gruppo di ricerca di Gordon Wallace, direttore dell'Australian Research Council Centre of Excellence for Electromaterials Science (ACES), ha messo a punto un sistema che permette di inserire le cellule staminali vive prelevate dal tessuto situato al di sotto della rotula in un'impalcatura prodotta con una stampante 3D. Dopo l'inserimento le cellule sono state fatte crescere per 28 giorni, al termine dei quali è stata ottenuta una cartilagine la cui capacità di riparazione sarà presto sperimentata in studi pre-clinici.
La ricerca, che fa parte di un progetto più ampio sulla rigenerazione degli arti, sarà presentata da Wallace all'edizione 2013 del Bill Wheeler Symposium, in programma all'Università di Wollongong il prossimo 15 agosto. L'obiettivo dei ricercatori è di riuscire, in futuro, a produrre muscoli, adipe, ossa e tendine a partire dalle cellule staminali degli stessi pazienti che ne hanno bisogno, ma non solo. “E' probabile che entro il 2025 saremo in grado di fabbricare organi completi e funzionali – prevede Wallace – fatti su misura per il singolo paziente”.
di Silvia Soligon
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