lunedì 17 dicembre 2012

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SUL PAPA CRESCE LA BUFERA INGLESE.
HA COPERTO IL CAPO DEI LEGIONARI DI
CRISTO ACCUSATO DI PEDOFILIA
Dopo le polemiche sul «passato nazista», l'Observer attacca:
il cardinale «coprì» un prete pedofilo

sabato 30 aprile 2005 , da L'Unità
Alfio Bernabei

LONDRA Secondo la stampa britannica il primo test di Papa Benedetto
XVI sarà quello di risolvere una serie di denunce di pedofilia
nell'ambito della Chiesa e di spiegare il contenuto di una lettera da
lui firmata quand'era cardinale che è stata interpretata da alcuni
legali come un tentativo di «ostruire il corso della giustizia» nei
casi di abusi sessuali di minori da parte di sacerdoti.

Dopo l'accoglienza piuttosto ruvida riservata al nuovo Papa da diversi
tabloid con polemiche relative alla sua appartenenza alla gioventù
hitleriana e riferimenti alla sua linea dura che gli hanno valso il
titolo in prima pagina sul Daily Telegraph di «rottweiler di Dio»,
l'Observer - domenicale del Guardian - ha dato ampio spazio al
cosidetto «caso Maciel» ed ha riportato ampi stralci della lettera
«confidenziale» firmata da Joseph Ratzinger «con ordini ai vescovi di
mantenere le accuse segrete».

Secondo l'Observer, il «caso Maciel» è cominciato nel dicembre del
1994 quando José Barba Martin, oggi professore presso l'Istituto
Tecnologico Autonomo del Messico vide un annuncio su un giornale che
celebrava il cinquantesimo anno di sacerdozio di Marcial Maciel che
oggi ha 84 anni. Nel 1941 Maciel fondò un ordine ultraconservatore
chiamato Legione di Cristo, che ha sede a Roma. La Legione oggi è
composta di circa 500 sacerdoti e 2.500 seminaristi in venti paesi.
Papa Giovanni Paolo II diede grande sostegno all'ordine, descrisse
Maciel come «un'efficace guida per i giovani» e tra i due si stabilì
uno stretto rapporto d'amicizia. Secondo Martin che per molti anni
appartenne alla Legione di Cristo, Maciel era un pedofilo che abusava
dei giovani. Martin contattò altri otto ex seminaristi che avevano
avuto la stessa esperienza e insieme decisero di sporgere denuncia
contro Maciel presso il tribunale vaticano. Attraverso degli
intermediari riuscirono a fare avere una lettera con la denuncia anche
all'allora cardinale Ratzinger. «Siamo modesti strumenti della storia
- ha detto Martin all'Observer - dobbiamo fare la nostra parte per
produrre dei possibili cambiamenti. Il problema dell'abuso sessuale
all'interno della chiesa è diventato di natura epidemica».

Secondo uno degli intermediari che ebbe modo di rivolgersi a Ratzinger
con la denuncia dei nove, la reazione del Vaticano fu deludente.
Ratzinger avrebbe detto che Maciel aveva procurato alla chiesa «molti
benefici» e che si trattava di un «problema delicato». Il 24 dicembre
del 1999 il segretario di Ratzinger, padre Gianfranco Girotti, dopo
aver esaminato le testimonianze dei nove, scrisse che per il momento
il Vaticano considerava il caso chiuso. Una seconda lettera spedita al
Vaticano tre anni più tardi non ottenne risposta.

Una volta che un giornalista chiese a Ratzinger di spiegare come mai
il Vaticano si dimostrava così riluttante nel prendere il caso sul
serio la risposta fu netta: «Non si può fare un processo ad un così
stretto amico del Papa come Marcial Maciel».

L'Observer cita anche una lettera confidenziale che Ratzinger spedì a
tutti i vescovi cattolici nel maggio del 2001. La lettera proveniente
dalla Congregazione per la dottrina della fede e avente per oggetto
«peccati molto gravi» si sofferma tra le altre cose sull'abuso
sessuale da parte di sacerdoti di «giovani al di sotto dell'età di
diciotto anni». La lettera spiega che la chiesa può far valere la
propria giurisdizione nel giudicare i casi di abusi perpetrati da
preti su minori ed afferma che «tale giurisdizione inizia dal giorno
in cui il minore ha compiuto il diciottesimo anno e può durare per
dieci anni». Precisa che le «investigazioni preliminari» sugli abusi
sessuali devono essere inviate «all'ufficio di Ratzinger» che si
riserva l'opzione di riferirle a tribunali privati nei quali «la
funzione dei giudici, promotori della giustizia, notai e
rappresentanti legali può essere esercitata per questi casi solamente
da sacerdoti».

La lettera viene citata nel contesto di una denuncia spiccata
all'inizio di quest'anno contro una chiesa cattolica del Texas e
contro Ratzinger da parte degli avvocati di due vittime di abusi
sessuali. I legali cercano di provare che la lettera di Ratzinger
agevolava «l'ostruzione della giustizia».

Barbara Blaine, direttrice di Snap (Survivors network of those abused
by priests), un'organizzazione che assiste le persone che hanno
sofferto abusi sessuali da parte di sacerdoti ha detto: «Per ora non
so cosa pensare di Ratzinger come nuovo Papa. È stato molto lento
nell'occuparsi del caso Maciel, ma se usa le stesse qualità che gli
hanno dato la reputazione di uomo di grande rigore nell'occuparsi
degli scandali di abusi sessuali allora potrebbe essere una buona
cosa».

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