domenica 21 ottobre 2012

Calciopoli: la Corte dei Conti e la corte dei miracoli



C’è chi ancora prova a spiegare le sentenze di condanna inflitte ai responsabili di Calciopoli disegnando improbabili scenari assolutori, ma la Corte dei Conti ribadisce che l’hanno fatta grossa: arbitri condannati a risarcire la Federcalcio. Editoriale di Giorgio Ravaioli per San Siro Calcio

Giorgio RavaioliMentre una parte consistente dell’informazione continua ancora nei tentativi di ‘aggiustare’ le sentenze di condanna emesse nei confronti dei malaffaristi responsabili dell’unica Calciopoli esistente (carte e prove alla a mano), la Corte dei Conti condanna gli arbitri coinvolti a risarcire il danno di immagine procurato alla Federcalcio.
di Giorgio Ravaioli
E’ proprio necessario fare colore, tutte le settimane con un articolo, magari su questa pregevole testata? Probabilmente no, pero’ e’ consigliato, crediamo, dalla natura in fondo intrinsecamente giocosa del calcio in se’ ,ovvero la sua portata che, seppure connotata da tanta passione collettiva, rimane un gioco, appunto, da non confondere con lo sport propriamente detto. Nel gioco seppur agonistico prevale la tecnica rispetto alla forza, la predisposizione naturale alla costruzione in corso d’opera dell’atleta e, conseguentemente,-rimanendo s’intende nel campo delle opinioni- da tutto ciò’ deriva una lettura delle rappresentazioni più’ leggera, calibrata a narrare gli intrecci che srotola sotto i nostri occhi, conoscendo il peso che ha l’episodio ed in ultima analisi la fortuna nei suoi esiti. Da cui dipendono come sappiamo commenti e maldicenze, complicità’ e conflitti. Per una volta, pero’, faremo un ‘eccezione. Invece di passare la nostra spugna di buonumore magari un po’ caustico, useremo quella stessa spugna per spremere informazioni più’ asciutte da far grondare sul lettore. Cominciamo senz’altro come diceva Dario Fo in conclusione al preambolo che dava inizio a “Mistero buffo”. Fonte assolutamente terza per definizione, Ansa del 17 ottobre 2012, titolo: Corte dei Conti condanna arbitri. “La sezione giurisdizionale del Lazio ha condannato gli arbitri coinvolti nello scandalo di Calciopoli del 2006. Secondo quanto si apprende, l’accusa e’ quella di “danno all’immagine” e per questo devono risarcimenti alla Federcalcio per un totale di quasi 4 milioni. I condannati possono fare appello. Secondo quanto si apprende la condanna di risarcimento riguarderebbe 14 persone per un totale di 3.970 milioni di euro. La richiesta più’ pesante ( un milione di euro ) sarebbe per Paolo Bergamo, ex arbitro e designatore, fino a 10.000 di condanna per Claudio Puglisi e Fabrizio Babini. Condanna per 800.000 euro per Pierluigi Pairetto, per 700.000 euro per Innocenzo Mazzini ecc. ecc. ecc. Beh, direte voi, che magari trangugiate abitualmente metri e metri quadri di carta passata sotto il piombo ed ore di cosiddetta informazione, disposta sapientemente in mezzo alle invettive nei talk televisivi, ma cosa e’ successo? Non ci avevano detto che i campionati sotto esame da parte della magistratura, ordinaria e non, erano stati regolari? E allora di che danno di immagine stiamo parlando? Un errore facilmente rimediabile in appello? Peccato per i molti che si dannano da tempo a scodellare una simile sbobba “semplice reato di tentativo, niente di più’” che leggendo tra le righe perfino nella prudentissima e compromissoria sentenza di Napoli fossero presenti i presupposti per una tale azione da parte della Corte dei Conti. Basta avere un po’ di buona volontà’, prendere le pagine delle motivazioni stilate dai giudici, utilizzare due polpastrelli, rispettivamente di dito indice e pollice, e scorrerla tutta per scoprire che a parere dei giudici rilevano elementi oggettivi ed inoppugnabili in ordine all’utilizzo fraudolento/clandestino delle famose schede estere. E non solo. Si fa riferimento ad arbitri e non solo sotto condizionamento, altro che affermazioni politiche e di principio che paventano campionati regolari. Ma se per la giustizia ordinaria e’ bastato “il tentativo di reato” per i principi dello sport e della credibilità’ che uno stato serio (fino a prova del contrario) chiede a se’ e a quanti per suo conto (leggesi Coni e relativi addetti) regolano le competizioni, ciò’ e’ motivo più’ che sufficiente per chiamare a regolare questa volta i propri conti rispetto alle proprie responsabilità’. Detto per inciso, non ci interessa nemmeno lontanamente in questo momento indugiare, accanendoci, sui condannati riportati in elenco dall’Ansa per i quali si prospetta un salasso in alcuni casi effettuato con inusitata severità’, fino al dissanguamento. La nostra condanna riguarda quella corte dei miracoli innervata dagli scodellatori di cui s’è’ detto. quelli per inciso che hanno guadagnato una ribalta ribaltando la verità’ storica di un periodo, rimbambendo di slogan i propri adepti ed il creato sportivo con ricostruzioni artate e surrettizie, insopportabili per chiunque sia dotato di una dose minima di discernimento e memoria. Ed a maggior ragione per chi e’ stato dalla parte dei truffati per tutto il tempo che sappiamo.

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