Martha Payne ha vinto. La bambina scozzese che da un
paio di mesi tiene un blog, NeverSeconds, in cui
presenta i pasti serviti alla mensa della sua scuola
elementare, ha ripreso a scrivere dopo un paio di giorni di chiusura imposti dalle
autorità locali. A fronte di un'impressionante mobilitazione di massa, l'Argyll
and Bute Council, il consiglio cittadino che aveva vietato la pubblicazione di
nuove immagini sul blog, ha fatto marcia indietro, rimangiandosi la censura.
Una bella conquista per quella che, per la rete, è ormai diventata una paladina
globale del diritto dei bambini a un'alimentazione scolastica adeguata.
Tutto è cominciato ad aprile. Il papà di Martha, Dave, non
riusciva a credere che la figlia tornasse sempre affamata da
scuola
perché le porzioni che le venivano servite a pranzo erano troppo scarse.
Da qui
l'idea di un blog: con il consenso degli insegnanti, la bimba avrebbe
fotografato ogni giorno il suo vassoio della mensa, postando l'immagine
insieme a un commento e a una serie di giudizi sul cibo, cioè il
gradimento
generale, la qualità nutrizionale e la dimensione della porzione
(misurata come
numero di bocconi necessari per finirla).
Le prime due immagini pubblicate appaiono in effetti
piuttosto patetiche. Le
porzioni sembrano esigue per un bimbo in piena crescita (Martha ha nove anni),
che deve rimanere a scuola tutto il giorno. Per non parlare degli aspetti
nutrizionali: le 3 fettine di cetriolo e i 30 chicchi di mais dei due pasti
sono davvero un po' poco come apporto di verdura. Va bene servire cibi
gradevoli per i palati dei bambini, ma qualche sforzo in più di educazione
alimentare forse non guasterebbe, anche se va detto che, con il passare dei
giorni, si scopre che le verdure non mancano del tutto dai menu di Martha. In
ogni caso non c'è da stupirsi se la bimba racconta che, alla vista delle
immagini, il papà sia rimasto letteralmente scioccato. Nei post successivi
emerge anche una curiosa abitudine del servizio mensa: i bambini hanno diritto
a un frutto solo se finiscono tutto ciò che hanno nel vassoio. Un modo davvero
stravagante di incentivare il salutare consumo di frutta!
Nel suo reportage, comunque, la bambina non è minimamente
animata da spirito polemico, al punto che scrive in forma
anonima (nei post si
firma Veg), senza mai citare la scuola. Si limita a registrare quello
che “passa il convento”, ogni tanto lamentandosi («Solo una crocchetta
di
patate? Ma come è pensabile che resti concentrata tutto il giorno con
così poco
cibo?»), ma esprimendo anche giudizi positivi, specie se nel vassoio
finiscono
i suoi cibi preferiti come la pasta al formaggio. E soprattutto senza
mai
giudicare o accusare la scuola, il servizio mensa e il personale che ci
lavora.
Il blog ha immediatamente un successo strepitoso: i contatti
sono subito migliaia e centinaia i commenti. Martha comincia a ricevere e a
pubblicare foto di pasti delle mense scolastiche di tutto il mondo: gliele
mandano bambini e insegnanti, ma anche studenti universitari, dalla Cina, dal
Giappone, da Taiwan, dalla Finlandia, dalla Spagna, dagli Stati Uniti. Si crea
una solida rete di lettori e la bimba decide di avviare una raccolta fondi a
favore di Mary's Meals,
una campagna internazionale che sviluppa progetti di distribuzione di pasti per
le comunità in cui la povertà rappresenta un forte ostacolo all'istruzione.
L'obiettivo è raccogliere denaro sufficiente per costruire una vera cucina
scolastica.
Anche nella scuola elementare di Martha le cose cominciano a
cambiare. A un certo punto viene comunicato che il consumo di frutta, verdura e
pane è libero, i bambini ne possono chiedere a volontà. Anzi, viene
sottolineato che è sempre stato così. L'affermazione stimola la vena ironica di
Martha, che infatti commenta: «Doveva essere il segreto meglio custodito al
mondo, perché non lo sapeva nessuno».
Insomma, tutto va alla grande fino a che i giornali locali
(e poi nazionali) non cominciano a occuparsi della questione, a darle risalto,
a fare nomi e cognomi, ad accusare i servizi di refezione scolastica. L'Argyll
and Bute Council si sente sotto pressione e, dichiarando di voler
proteggere il personale del servizio mensa che teme addirittura di perdere il
lavoro a causa di alcuni articoli fortemente polemici, dice basta. Il 14
giugno, durante l'ora di matematica, Martha viene convocata dalla preside che
le comunica il divieto di scattare nuove immagini ai suoi pasti. Tornata a
casa, la piccola blogger scrive uno stringato e malinconico post d'addio,
declinando ogni responsabilità su quello che i giornali possono aver scritto a
partire dal suo blog. Si aggiunge un commento del padre, che ringrazia il
sostegno della scuola e comunica l'importo raccolto fino a quel momento per
Mary's Meals: 2000 sterline (circa 2500 euro).
Apriti cielo. In rete si scatena una controffensiva di una
potenza incredibile. L'ultimo post del blog riceve oltre 2000 commenti. In
tutto il mondo siti, altri blog, giornali si mobilitano per sostenere la
bambina e il suo NeverSeconds contro una censura che appare miope e ridicola.
Il quotidiano britannico Guardian lancia una campagna su twitter, con hashtag #MyLunchforMartha. Lo chef
Jamie Olivier, una star nel Regno Unito, chiede ai suoi followers su Twitter di
rilanciare il messaggio di sostegno «Stay strong Martha». La raccolta fondi per
Mary's Meals sale alle stelle, superando le 80.000 sterline.
Intanto si moltiplicano le riflessioni sul valore
dell'iniziativa di Martha: una bambina che si preoccupa davvero della qualità
della propria alimentazione esattamente in un momento storico in cui, almeno
nel mondo industrializzato, tutte le autorità sanitarie e politiche sono alla
ricerca di strategie per migliorare il rapporto dei più piccoli con il cibo. E
anche una bambina che non prende la scuola come un luogo in cui farsi riempire
la testa di nozioni, ma dove esercitare attivamente i propri
diritti di cittadinanza, oltre che la propria creatività. Esattamente quello si
chiede di essere alla scuola di oggi e di domani.
Insomma, l'onda d'urto è tale che si muove perfino il ministro scozzese per l'educazione e al consiglio cittadino non resta che una
cosa da fare: togliere il divieto. E oggi Martha ricomincia a scrivere.
Valentina Murelli
Foto: NeverSeconds
www.ilfattoalimentare.it
Nessun commento:
Posta un commento