Andrea Cerù, amministratore di Aliveris, risponde all'articolo
"Aliveris
pasta per diabetici! Non è proprio così" pubblicato sul nostro sito e
firmato da Paola Emilia Cicerone.
Sono rimasto colpito
dal suo articolo. Inizialmente, visto il taglio critico, ho pensato che potesse
essere stato ispirato da qualche concorrente. Poi, rileggendolo, e soprattutto
in considerazione del suo noto curriculum di stimata giornalista scientifica,
mi sono reso conto che le osservazioni da lei fatte potevano avere una loro
legittimità. È perfettamente vero, in particolare, che il Prof. Kenneth
Setchell (scienziato di riconosciuta levatura scientifica, vincitore di
prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra le massime autorità mondiali nel
campo della soia) e il Prof. Carlo Clerici, stimato professionista perugino,
sono coinvolti nel progetto, ma in modo assolutamente speculare a quello che
lei potrebbe normalmente pensare.
Il Prof. Setchell, agli inizi degli anni ’80 del secolo
scorso, è stato lo scopritore degli isoflavoni della soia, il pioniere di
indagini scientifiche che hanno associato, poi verificato in migliaia di
pubblicazioni, il regolare consumo di prodotti a base di soia (quelli di tipo
tradizionale tipo miso, tofu, tempeh, ecc.) tra le popolazioni asiatiche e la
minore incidenza di un’ampia gamma di condizioni che invece affliggono le
popolazioni del mondo occidentale definite “ormonodipendenti”. Visto che di
queste proprietà benefiche degli isoflavoni gli occidentali sembravano non
poter beneficiare perché non erano abituati o non gradivano il consumo dei cibi
a base di soia della tradizione asiatica e i nuovi cibi sviluppati in occidente
(latte di soia, proteine isolate della soia o la stessa soia consumata senza
essere trasformata o i supplementi) non sembravano avere un’efficacia
paragonabile, ha cominciato a lavorare all’idea di un alimento, gradito al
palato occidentale, che avesse le stesse proprietà dei cibi tradizionali a base
di soia.
Dopo molte prove e tentativi questo prodotto è stato
individuato nella pasta: grazie ad un processo di pastificazione con
accorgimenti particolari, ma del tutto naturale, non dissimile dai processi
tradizionali, gli isoflavoni che in natura si trovano in forma coniugata
(legati ad una molecola di zucchero) nella pasta si trovano invece in forma
libera, al pari di quanto accade, con i processi di fermentazione a cui sono
sottoposti, nei cibi della tradizione asiatica. Non un cibo di Frankenstein che
associa elementi distanti tra loro, ma una sintesi innovativa della tradizione
mediterranea con la tradizione asiatica.
Il Prof. Clerici, che ha conosciuto il Prof. Setchell nel
corso di un periodo di studio negli Stati Uniti, ha partecipato attivamente al
processo di sperimentazione, convincendo il Prof. Setchell a portarla avanti in
Italia, la patria della pasta. Il pastificio Bianconi non è espressione di una
“multinazionale senza scrupoli” che cerca di asservire la scienza, ma l’unico
pastificio sopravvissuto in Umbria perché specializzato nella produzione,
soprattutto per conto di marche commerciali, di prodotti con risicatissimi
margini e con un’attenzione maniacale ai costi. Il titolare dell’azienda era un
paziente e un amico del Prof. Clerici ed ha accettato di portare avanti la
sperimentazione a titolo di favore, quasi un’assicurazione sulle proprie
condizioni di salute, e non perché credesse inizialmente nel progetto di una
pasta che a causa delle materie prime e dei metodi di lavorazione costava
“immensamente” più della sua che sapeva bene di poter vendere o meno per
differenze di pochi centesimi al chilo rispetto all’agguerrita concorrenza.
Strano connubio vero? E l’Aliveris che c’entra? L’Aliveris
entra in gioco, come incubatore, quando il gruppo degli scienziati si rende
conto che dovevano dare un minimo di ordine economico al processo creativo:
erano necessari alcuni investimenti per la sperimentazione e dovevano essere
depositati brevetti d’invenzione e un marchio per poter difendere in
futuro lo sforzo creativo. Il prof. Clerici non è pertanto il proprietario del
brevetto che appartiene invece all’Aliveris, ma colui che nel brevetto risulta
l’inventore. Grazie anche agli investimenti effettuati dall’Aliveris il
prodotto ha preso corpo e le prime verifiche sperimentali hanno riscontrato
puntualmente se non ecceduto le aspettative, dando luogo a successive
sperimentazioni che poi hanno costituito oggetto di pubblicazione da parte di
prestigiosissime riviste scientifiche internazionali. Queste, in ossequio ad
una doverosa trasparenza che purtroppo poco sembra appartenerci, hanno
puntualmente segnalato le posizioni che potevano denotare un possibile
conflitto d’interessi. Esse, prima di pubblicare qualcosa, lo sottopongono a
rigorosi riscontri e verifiche con scienziati che controllano scrupolosamente
il rispetto dei protocolli, delle metodologie dei calcoli e dei risultati, a
maggior ragione se esistono potenziali conflitti d’interesse. Il prestigio
delle pubblicazione ha suscitato una certa eco mediatica (sono state segnalate
dalla Reuters) che è arrivata fino alle trasmissioni da lei segnalate. Non vedo
alcuno scandalo in questo, anzi mi pare un grande esempio di giornalismo dare
notizia anche delle piccole cose che nascono dal basso e non solo nel farsi
portavoce di interessi costituiti.
Dato che anche lei è espressione di questo buon giornalismo,
mi piacerebbe moltissimo che potessimo approfondire assieme le caratteristiche
e il potenziale della pasta Aliveris. Nessuno la ritiene una panacea, ma può
risultare di grande aiuto nel diabete e in diverse altre condizioni e
soprattutto come uno degli alimenti da inserire in una corretta e varia
alimentazione che può dimostrarsi preziosa nella prevenzione. Non mi pare
che il Prof. Clerici abbia sostenuto che la pasta cura il diabete, credo che
abbia sostenuto che possa essere di grande aiuto per alcune manifestazioni del
diabete come ad esempio lo stress ossidativo e il rischio cardiovascolare.
Spero che possiamo avere presto l’opportunità di incontrarci e magari farle
conoscere il paladino di questa iniziativa, il Prof. Setchell che prevediamo
sia in Italia nel prossimo mese di luglio. Confido in un suo graditissimo
riscontro, Andrea Cerù Amministratore Unico Aliveris S.r.l.
Andrea Cerù amministratore di Aliveris
Ecco la risposta di Paola Emilia Cicerone.
Gentile dottor Cerù, la ringrazio per la cortese lettera che mi offre l’occasione per
chiarire alcuni punti:
- Il fatto che il dottor Clerici e il dott Setchel siano
coinvolti
nel progetto Aliveris non è di per se negativo, al contrario è
un'interessante sinergia tra ricerca e impresa. Ritengo però che citando
gli
studi firmati da questi ricercatori, i colleghi giornalisti avrebbero
dovuto
ricordare (magari cogliendo l’opportunità per raccontare la storia
descritta nella sua lettera) che si tratta di persone coinvolte fin
dall’inizio
nel progetto, e quindi di osservatori non proprio neutrali.
- Non ho motivo di contestare quanto lei afferma quando
dice che la pasta Aliveris è un alimento che può essere utile,
soprattutto a livello di prevenzione. Questo non vuol dire che sia una
pasta «per diabetici», come viene descritta sia da Luciano Onder sia da Alessandro
di Pietro nei loro programmi televisivi, ribadendo più volte questo concetto.
- Lo stesso dottor Clerici, rispondendo a Di Pietro che gli
chiedeva se la pasta Aliveris sia da considerare una cura o una prevenzione
risponde «tutte e due le cose».
- È vero che la confezione di pasta non riporta la dicitura
«Pasta per diabetici», dato che non ha seguito la procedura di notifica presso
il ministero della Salute come alimento per diabetici. Alla luce di questa evidenza sarebbe logico
non definire Aliveris «pasta per diabetici» nei siti internet e nei programmi tv come è stato fatto più
volte.
-Tuttavia il sito
che commercializza il prodotto riporta con una certa evidenza la frase «La
pasta al germe di soia Aliveris, definita da due servizi della RAI come
"pasta per diabetici" (sic)» e il più viene abbinato il link al video
di Medicina 33.
- La sensazione è che si sia voluto
sfruttare la scarsa precisione dei servizi televisivi per far passare il
messaggio di Aliveris come pasta per diabetici, anzi - a quanto
detto nelle trasmissioni - «l’unica pasta adatta ai diabetici» . Si tratta di
una grave inesattezza. Aggiungo, proprio perché sono
convinta che Aliveris sia un prodotto interessante, che mi piacerebbe vederlo
valutare in uno studio indipendente, per meglio definirne le potenzialità
Paola Emilia Cicerone
www.ilfattoalimentare.it
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