Il 22 ottobre
presso il tribunale di Trieste saremo processati con rito immediato,
senza nemmeno udienza preliminare, con l'accusa di "imbrattamento",
reato che prevede multe salatissime (fino a 10 mila euro) o pene
detentive (fino a due anni). Quello che ci viene imputato è di aver
affisso quattro manifesti (nella foto) del Collettivo Tazebao
sotto la sede dell'Inps in via Sant'Anastasio, il cui contenuto verteva
sulla controinformazione e denuncia rispetto alla celebrazione del 10
febbraio, la cosiddetta "Giornata del Ricordo", ricorrenza nella quale
lo stato borghese italiano celebra la falsificazione a scopo
nazionalista e anticomunista delle vicende del confine orientale durante
e dopo la Seconda guerra mondiale.
La repressione
nei nostri confronti conferma che tale ricorrenza, così come tutto il
costrutto “storico” ed ideologico che vi sta dietro, sono funzionali e
rientrano in una riabilitazione del fascismo in forme più o meno moderne
e sotto la patina della democrazia.
Così come lo
stato forza la storia a proprio uso e consumo, esso forza la sua stessa
legalità: ci ritroviamo sotto processo per “imbrattamento” quando è
evidente, per chi conosce anche minimamente la normativa vigente e la
prassi comune, che applicare con la colla dei manifesti murali rientra
nell'illecito amministrativo (cioè punibile con multa) dell'affissione
abusiva.
Invece
magistratura, polizia e istituzioni comunali di Trieste ci hanno sia
affibbiato il procedimento penale per imbrattamento e sia la sanzione
amministrativa comunale di 500 euro (contro i 150 previsti dalle legge
di stato) a suo tempo introdotta grazie ai decreti di ampliamento dei
poteri delle amministrazioni locali (i cosiddetti “sindaci sceriffo”).
Tutto ciò accusandoci sulla base di riprese di telecamere, che
costituiscono evidentemente un infame strumento di controllo totale, in
continuità e in sviluppo di efficienza con quanto una volta facevano gli
spioni dell'Ovra e della Gestapo.
Evidentemente
ad una repubblica che ha ancora la spudoratezza di definirsi come “nata
dalla Resistenza” dà fastidio che qualcuno difenda la memoria e il
patrimonio di quella stessa Resistenza.
Non un passo indietro, resistere difronte ai vecchi e nuovi fascisti!
I due compagni inquisiti
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