giovedì 10 maggio 2012

I tedeschi sono stufi: “la Grecia se ne vada dall’euro”

I tedeschi sono stufi: “la Grecia se ne vada dall’euro”

Politici, consulenti e giornali in Germania continuano a invocare l’uscita della Grecia dall’euro. Mentre Atene tenta di formare un nuovo governo, oggi una riunione straordinaria del fondo salva-Stati europeo temporaneo, lo European financial stability facility (Efsf), ha deciso che entro domani saranno versati nelle casse del Tesoro ellenico 5,2 miliardi di euro per ripagare gli interessi sui prestiti Bce. Ma potrebbe essere l’ultima volta.

Scontri in Grecia lo scorso dicembre (Fonte: publicintelligence.net)
Scontri in Grecia lo scorso dicembre (Fonte: publicintelligence.net)

«Nessuno può forzare la Grecia a restare nell’eurozona». Il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, ha perso la pazienza. Le parole pronunciate oggi hanno una doppia valenza. Da un lato rappresentano un ultimatum ai partiti politici greci, che da domenica sera stanno cercando di formare un governo. Dall’altro sono l’ultimo esempio di un sentimento crescente in Europa. «La solidarietà l’abbiamo data, ora tocca a loro mantenere gli impegni. Se non ci stanno, che escano», ha detto oggi Kai Carstensen, capo economista dell’istituto di ricerca tedesco IFO. E l’idea prende piede sempre più anche ad Atene.
In Germania l’opinione pubblica non ha più voglia di pagare per salvare la Grecia. I principali quotidiani, dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) all’Handelsblatt, passando per lo Spiegel, continuano a invocare l’uscita dall’eurozona di Atene. E lo stesso fanno i politici tedeschi. Oggi il ministro tedesco degli Esteri, Guido Westerwelle, ha attaccato i politici greci, colpevoli di uno stallo capace di mettere a repentaglio l’esistenza stessa della moneta unica. «Il destino della Grecia nell’eurozona adesso è nelle mani dei greci. È la Grecia che ora deve decidere quale percorso vuole seguire», ha detto Westerwelle. E parole analoghe sono state utilizzate anche da Klaus-Peter Willsch, consulente economico della CDU, il partito del cancelliere tedesco Angela Merkel. «La soluzione migliore sarebbe lasciare che la Grecia possa uscire dall’eurozona in modo ordinato e pulito, senza che ci sia un’uscita dall’Europa». ha spiegato Willsch. Ancora più radicale è stato il vice capogruppo della CDU, Michael Meister: «Ci sono degli impegni sottoscritti dalla Grecia, condivisi dalle istituzioni europee e coordinati per il ripristino degli equilibri. Non si possono tirare indietro senza che non ci siano delle conseguenze». Il riferimento è verso il piano organizzato dalla troika composta da Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione europea. Lo stesso approvato dopo la ristrutturazione del debito iniziata nello scorso marzo e ultimata pochi giorni fa.
Al centro delle discussioni c’è la rinegoziazione degli accordi firmati con la troika. I partiti politici greci vorrebbero rivedere le condizioni degli aiuti, considerati troppo asfissianti. Il più attivo su questo punto di vista è l’ex ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, leader del partito socialista Pasok, che continua a cambiare opinione. Tutto il contrario del partito di estrema sinistra Syriza, guidato dal Alexis Tsipras, che sta cercando di creare un governo dopo il tentativo di Antonis Samaras, numero uno di Nea Dimokratia, la prima formazione politica del Paese. Ancora oggi Tsipras ha ricordato che «l’obiettivo del Syriza è quello di rinegoziare ogni elemento firmato dal precedente governo con la troika». Una dichiarazione che ha fatto infuriare la Merkel. Infatti, il cancelliere tedesco ha rifiutato di incontrare Tsipras, il quale aveva chiesto un appuntamento con i leader di Germania e Francia.
Di fronte all’idea della secessione dell’euro della Grecia, nei giorni scorsi la Commissione europea ha dovuto smentire con fermezza che esistano piani di contingenza in grado di contemplare questa evenienza. Eppure, continuano a essere queste le voci che si rincorrono nelle sale trading delle banche internazionali. «Tutti sono impegnati a garantire la permanenza nell’eurozona della Grecia, ma devono volerlo anche loro», ha ricordato anche Ewald Nowotny, membro del consiglio generale della Bce. Il sentimento generale, nelle istituzioni europee, è quello dello scoramento, misto con la rabbia per via di un atteggiamento capace potenzialmente di distruggere quel poco di fiducia che ancora c’è nell’eurozona. Chi ha ben espresso questo umore è stato il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Prima ha detto che «l’Unione europea non diventerà mai gli Stati Uniti d’Europa». Poi ha spiegato che «le riforme sono necessarie che siano con l’Europa o senza. Un deficit del 15% ed un debito del 160% del Pil non sono accettabili, con o senza l’Ue». Nessun riferimento esplicito alla Grecia, ma i numeri sono incontrovertibilmente quelli relativi ad Atene.
Nel frattempo, l’Europa continua a erogare soldi alla Grecia. Oggi una riunione straordinaria del fondo salva-Stati europeo temporaneo, lo European financial stability facility (Efsf), ha deciso che entro domani saranno versati nelle casse del Tesoro ellenico 5,2 miliardi di euro. Serviranno a pagare gli interessi sui prestiti della Bce, pari a 3,4 miliardi di euro. Un miliardo però confluirà in un fondo particolare, destinato al pagamento dei debiti futuri. «Sarà forse l’ultima volta», si è lasciato scappare un funzionario della Commissione europea a Linkiesta. Anche loro sono ormai arrivati all’ultimo livello di sopportazione.
 
www.linkiesta.it


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