Custode e operaio disperati per il lavoro: due suicidi in 24 ore nel Salernitano
TRAGEDIE DELLA CRISI
Generoso Armenante, 49 anni, si è impiccato nel deposito in cui
lavorava. A San Valentino Torio, Angelo Coppola, un operaio licenziato a
Natale, si spara una fucilata
SALERNO — Continua la drammatica escalation di suicidi per
licenziamenti. Nelle ultime 24 ore nel Salernitano due persone si sono
tolte la vita. In entrambi i casi sono state lasciate lettere d'addio e
sono stati i familiari a trovare i corpi dei congiunti gravati da un
lavoro che non c'era più, una casa da lasciare entro poco tempo e un
futuro incerto. La prima vittima era di Salerno, si chiamava Generoso
Armenante, 49 anni, sposato e padre di due figli. È stato trovato
impiccato in via Stefano Brun, nella pertinenza di un capannone
industriale poco lontano da casa. Da quasi due anni aveva perso il posto
di custode del cash&carry al cui interno aveva un alloggio dove
viveva con la famiglia. Il destino gli ha giocato un ulteriore brutto
scherzo con l'arrivo, pochi giorni fa, di una lettera di sfratto. Entro
giugno doveva lasciare l'abitazione dove viveva da otto anni in affitto.
Si è sentito perduto. Così, intorno alle 14.30 ha scelto un deposito
trovato aperto del supermercato di via Brun, nei pressi di casa, per
impiccarsi.
IL BIGLIETTO: "SONO UN FALLITO"
- In tasca un biglietto d'addio: «Chiedo perdono a tutti... Visto che
sono un fallito ho deciso di farla finita. Senza lavoro non posso
vivere». Quell'assenza prolungata ha insospettito la figlia di 19 anni
cui è toccata la drammatica esperienza di rinvenire il corpo esamine del
padre. Sul posto sono giunti carabinieri e agenti di polizia. «Mio
fratello era un uomo di grande dignità e non aveva mai voluto essere
aiutato da noi - dice con la voce rotta dal pianto la sorella Tina -
siamo sei fratelli, in passato ha aiutato tutti, per noi era un punto di
riferimento». Da un mese e mezzo la sua abitazione era senza energia
elettrica. «Non era riuscito a pagare una bolletta e gli avevano
staccato la luce - conclude Tina - sperava sempre di essere riassunto
dalla nuova ditta subentrata a quella che lo aveva licenziato».
"SENZA LAVORO NON SI VIVE" -
In mattinata, a San Valentino Torio, un 62enne, Angelo Antonio Coppola,
sposato, padre di tre figli di cui uno prossimo al matrimonio, operaio
generico fino a Natale scorso, è stato travolto dalla disperazione. Ha
atteso che la moglie uscisse, raggiungesse la nuora al piano superiore
della palazzina per concretizzare il suo tragico gesto. Su un biglietto
ha scritto «Senza lavoro non si può vivere». Ha imbracciato il fucile e
si è sparato allo sterno. Non c'è stato nulla da fare. È morto sul
colpo.
Rosa Coppola
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