Secondo gli esperti, che spesso sono tali perché si definiscono “esperti” da soli, il centrodestra ha fatto i nomi (tremebondi) di Pera, Moratti e Nordio per tastare il terreno. Una volta bruciati tutti e tre, caleranno la carta Casellati (ciao core). Poi, franate tutte queste candidature, arriverà “il nome che unirà tutti”: Casini. Anche Paolo Mieli, che certo questo mondo lo conosce, diceva ieri a Cartabianca che Casini verrà eletto domani alla quarta votazione, la prima cioè in cui basta la maggioranza semplice.
Ora: io non so se sono l’unico, ma questa cosa di far passare Casini per “il grande unificatore italiano” è l’ulteriore certificazione del fallimento della politica italiana. Ma stiamo scherzando? Qualcuno ha ancora un po’ di memoria?
Una volta, a Otto e mezzo, dissi a Casini che aveva cambiato più casacche di Ibrahimovic. Sono l’unico a ricordarlo? Non discuto la simpatia umana del personaggio (in privato) e la sua onestà (in politica non è mai scontata). E certo l’uomo conosce la materia, visto che vive di politica da quando è nato.
Il dato terrificante è che qui si sta facendo passare il trasformismo più totale per “capacità di unire il paese”. Casini non è uno che piace a destra e sinistra per le sue qualità etiche e morali. È uno che piace (ai politici di) destra e sinistra perché ha fatto parte del centrodestra quando gli conveniva e poi del centrosinistra (renziano, quindi sempre centrodestra) quando gli conveniva.
Casini non è soltanto l’emblema polveroso della politica vecchia e bollita, lontanissima dal presente e dal paese reale, ma è anche e soprattutto la quintessenza del muoversi politicamente non secondo idee e coscienza ma secondo convenienza.
Se davvero centrosinistra e 5 Stelle accettassero un candidato simile, e a questo punto vale tutto, dovrebbero vergognarsi anche solo a uscire di casa. Siamo davvero alla follia, ragazzi: alla follia.
Andrea Scanzi
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