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Il 23 febbraio 2018 Doyle Lee Hamm, 61 anni, fu la terza persona dal 1946 ad uscire vivo da un'esecuzione in America.
Condannato a morte nello stato dell'Alabama per una rapina a mano armata finita con l'assassinio di un guardiano notturno di un motel, Hamm trascorse 30 anni nel braccio della morte, prima che venisse fissata la data della sua esecuzione per iniezione letale.
Appuntamento che non sollevò poche problematiche, dato che il carcerato si ammalò di linfoma e carcinoma delle cellule basali, rendendo difficoltosa, a detta dello staff medico, l'esecuzione secondo il normale protocollo dell'Alabama.
Nonostante queste problematiche e nonostante i suoi arti superiori fossero inutilizzabili allo scopo, il IV team di esecuzione provò, senza successo a sfruttare gli arti inferiori e le caviglie di Hamm.
Da quel momento trascorsero circa tre ore durante le quali il team provò in ogni modo a raggiungere le vie venose del condannato, inserendo una decina di aghi che gli perforarono anche la vescica e l'arteria femorale.
Allo scadere della mezzanotte, il mandato d'esecuzione terminò ed Hamm fu condotto vivo e vegeto, seppur ferito e sanguinante, fuori dalla camera di esecuzione.
Il caso sollevò un notevole scalpore mediatico e dopo una causa legale tra Hamm e lo stato dell'Alabama e varie battaglie condotte da associazioni per i diritti umani, venne raggiunto l'accordo che una seconda esecuzione non era possibile e la sua condanna a morte venne convertita in ergastolo.
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