domenica 5 settembre 2021

Rocco e i suoi fratelli

 


#RenatoSalvatori, #ClaudiaCardinale e #AlainDelon sul set di Rocco et ses freres (1960) di #LuchinoVisconti. Non trovate che siano bellissimi? 🥰


"Rocco i suoi fratelli narra la storia d'una famiglia meridionale che, essendo morto il capofamiglia, emigra a Milano dove già si trova il figlio primogenito. I fratelli sono cinque e precisamente Vincenzo, Simone, Rocco, Ciro e Luca; ma in realtà gli avvenimenti riguardano soprattutto Simone e Rocco. Infatti, mentre Vincenzo, Ciro e Luca, rispettivamente muratore, operaio all'Alfa Romeo e fattorino, ci sono mostrati sullo sfondo e sono assai poco caratterizzati, Rocco e Simone, entrambi pugilatori, hanno tutto lo spicco e la complessità di due protagonisti. I due fratelli, già rivali nel mestiere, lo diventano anche nell'amore, allorché Rocco s'invaghisce della ragazza di Simone, Nadia. Va a finire che Simone, il quale s'è lasciato andate ad una vita dissipata e truffaldina e ha dovuto abbandonate il ring, cerca di rivalersi stuprando per sfregio Nadia e picchiando selvaggiamente Rocco, che li ha sorpresi insieme in un prato della periferia. Rocco perdona a Simone e cerca di salvarlo ma Simone, ormai lanciato sulla strada d'una morbosa degradazione, uccide a coltellate Nadia. Rocco s'avvia verso il campionato, Simone finisce in galera, gli altri tre fratelli s'adattano e diventano bravi operai milanesi.

Visconti con questo film sembra aver voluto illustrare il dramma dell’emigrazione interna italiana. In che cosa consiste questo dramma? Brevemente, è lo stesso dramma degli emigrati italiani a New York o a Buenos Aires. L'ambiente socioculturale, assai fragile e decrepito, dei paesi d’origine non resiste al trapianto e va in polvere, e l'emigrante si trova nudo e indifeso in un mondo del tutto straniero. Di solito gli emigranti reagiscono in due modi alle difficoltà dell'adattamento: sia, se sono vecchi, regredendo agli usi e costumi del paese originario e allora abbiamo la sottocultura di Little Italy; sia, se sono giovani, cercando d'inserirsi nella cultura del paese d'adozione e allora abbiamo l'ibridismo penoso della seconda generazione.

Ma è poi veramente questo l'argomento del film di Visconti? Secondo noi, invece, il dramma dell'emigrazione è rimasto nell'ombra. Per esempio, la sconfitta e il disfacimento morale di Simone appaiono nel film come un fatto piuttosto individuale che sociale, ossia Simone è debole perché è debole e non perché è emigrato. Né Visconti ha illustrato le difficoltà che possono incontrare quattro meridionali nella ricerca di un lavoro a Milano. I quattro fratelli Parondi trovano da lavorare in maniera perfino troppo liscia e facile. Il silenzio sulle difficoltà d'adattamento rende superfluo l'impianto veristico dei personaggi, specie di Simone. Infatti, il personaggio veristico è credibile e accettabile soltanto se le sue determinazioni sociali sono fortemente sottolineate.

L'argomento vero del film sono invece i rapporti affettivi d'una famiglia meridionale e comunque italiana. Visconti, questi rapporti li sente profondamente, con quasi dolorosa intensità; la rivalità di mestiere e d'amore dei due fratelli è così il perno di tutta la vicenda in quanto consente al regista di mostrare, controluce, tutta la complessità e la delicatezza del sentimento che lega Rocco a Simone e agli altri fratelli. Guardando al film da quest'angolo visuale appare spiegata e giustificata anche l'eccessiva lunghezza della scena in cui Simone picchia Rocco: lo picchia con tanto accanimento perché l'ama. Altresì Visconti ha avuto la mano felice in tutte le sequenze d'insieme della famiglia Parondi, sia pure con qualche concessione al verismo di genere. Invece meno ci persuadono gli amori di Nadia; in realtà i due fratelli s'amano troppo per amare anche una donna.

Visconti ha girato il film con maestria, Rocco e i suoi fratelli è senza dubbio il suo miglior film dopo La terra trema. Forte, diretto e brutale benché, a momenti, un poco freddo, il film rispecchia fedelmente nelle sue compiacenze di crudeltà e nella sua minuzia descrittiva le due componenti del singolare talento del regista: quella decadentistica e quella sociale. Tra gli interpreti i due migliori sono senza dubbio Renato Salvatori, un Simone di grande efficacia anche se un poco risaputo, e Alain Delon, un Rocco originale e delicato. Spiros Focas e Max Cartier sono bravi quanto basta in due personaggi appena abbozzati. Annie Girardot è una Nadia molto espressiva, Katina Paxinou una madre di forte rilievo. Tra gli altri interpreti bisogna ricordare soprattutto Paolo Stoppa, Claudia Cardinale, Corrado Pani, Adriana Asti, Claudia Mori."

Autore critica: Alberto Moravia

Fonte critica: L'Espresso

Data critica:     23/10/1960


Che ne pensate di queste parole del signor Moravia? :)


Fonte foto: Pinterest

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