mercoledì 8 settembre 2021

Ludovico Geymonat

 


Ludovico Geymonat nasce a Torino nel Maggio del 1908 da una famiglia di stampo liberale e devota alla chiesa cattolica. Comincia gli studi in un liceo classico di Torino, sotto la guida dei gesuiti, dal quale viene espulso a causa di un tema su Giovanna D'Arco non in linea con le idee cattoliche. Nel 1930 consegue la laurea in filosofia e nel 1932 in Matematica; per alcuni anni fu assistente presso la scuola di Analisi Algebrica di Torino. I tempi stavano cambiando, il fascismo aveva già da qualche tempo imposto il proprio ideale, e Geymonat non riconoscendosi in quei valori decise di non iscriversi al partito fascista, come conseguenza, per alcuni anni, dovette insegnare in scuole private. I suoi valori lo spinsero a partecipare nel 1943 alla lotta di liberazione nazionale, con il nome di battaglia “Luca” fu partigiano in Piemonte, nel dopoguerra entrò nell'insegnamento universitario. Negli anni trenta del Novecento cominciò ad interessarsi agli studi del “Circolo di Vienna”, fondato nei primi anni venti dal fisico Moritz Schlick, con l'intento di aggiornare la cultura italiana sui più importanti problemi metodologici connessi con la conoscenza scientifica; ciò lo portò a pubblicare nel 1945 l'opera “Studi per un nuovo Razionalismo”. Secondo Geymonat la riflessione filosofica deve essere strettamente collegata con i risultati più avanzati della ricerca scientifica, molto lontano dai valori  italiani del tempo che, in un certo senso, avevano emarginato la cultura scientifica. Ludovico rivendica rispetto a un razionalismo tradizionale di stampo dogmatico


“Un razionalismo metodologico, in quanto si propone espressamente di rivelarci un metodo razionale rigoroso, per discutere con lucida chiarezza antichi problemi rimasti finora oscuri e confusi, discernendo in tutte le questioni ciò che è fornito di senso da ciò che non lo è, e separando il campo del discorso logico da quello del discorso sentimentale e fantastico. “


Geymonat diede importanti contributi alla ricerca storiografica volta a rivalutare la tradizione filosofico-scientifica, il punto d'approdo delle sue ricerche è rappresentato dai sette volumi della “Storia del pensiero filosofico scientifico” pubblicati nel corso degli anni Settanta. Quest'opera pubblicata con il contributo di alcuni collaboratori costituisce una pietra miliare nella storiografia filosofica-scientifica italiana, ciò ha consentito una lettura nuova della tradizione culturale dell'Occidente. Nel primo dopo guerra insieme al contributo di altri scienziati e filosofi fondò a Torino il “Centro di Studi Metodologici”, con l'intento di promuovere incontri e organizzare convegni di metodologia, logica e storia della scienza. Nel 1960 diresse il primo gruppo di logica matematica del CNR italiano, e nel 1963 si occupò della collezione dei classici della Scienza della “UTET” di Torino, che ha fornito il corpus fondamentale della tradizione scientifica europea. Ludovico Geymonat viene giustamente ricordato come uno dei massimi promotori della tradizione epistemologica italiana, il suo lavoro svolto all'Università di Milano dove ha posto all'attenzione e alla riflessione di alcune generazioni di giovani i temi più vivi della cultura contemporanea.  Geyomant ha contribuito a far uscire studiosi, che pur seguendo autonomamente i propri orientamenti, hanno compreso la centralità della Scienza nella vita e nella Cultura.


“Il compito fondamentale delle ricerche filosofiche, consiste proprio nel liberare, con un'esatta analisi logica, i nostri concetti dall'oscurità e imprecisione che li avvolge (esempio classico l'analisi della causalità compiuta da Husserl), mentre il compito caratteristico delle ricerche scientifiche consiste nella scoperta di nuove proposizioni (leggi o teoremi) da aggiungersi a quelle già note. In altre parole: la ricerca scientifica si propone di decidere della verità o falsità di un asserto: la ricerca filosofica è diretta invece a qualcosa di molto più fondamentale, e cioè il decidere, colla precisione dell'esatto significato dei termini di un problema, se esso ha senso o non ha senso.”

 [“Studio per un nuovo Razionalismo cap.1]

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