sabato 21 dicembre 2013

Una «pallottola intelligente»
abbatte la leucemia linfatica cronica


DAL CONGRESSO AMERICANO


Chi ne soffre ha, nella stragrande maggioranza dei casi, più di 65 anni e spesso soffre di altre patologie. Per questo le cure anticancro erano finora troppo tossiche


Una nuova terapia efficace per i pazienti più «deboli» con una delle forme più comuni di tumore del sangue, la leucemia linfatica cronica. La maggior parte dei malati con questa neoplasia ha più di 65 anni e spesso soffre di patologie tipiche dell’età che avanza (disturbi cardiocircolatori, respiratori, renali, ad esempio): essere curati per un tumore, sottoponendosi a trattamenti che possono avere pesanti effetti collaterali, può in questi casi essere un problema. Stando però agli esiti di uno studio presentato a New Orleans durante il convegno della Società americana di Ematologia (American Society of Hematology, ASH) una nuova combinazione di farmaci è in grado di portate notevoli miglioramenti proprio in questa particolare fascia di pazienti, arrivando persino alla completa scomparsa della malattia.
TREMILA CASI ALL’ANNO - Sono circa 2.800 i nuovi casi di leucemia linfatica cronica registrati ogni anno in Italia. Per lo più la malattia viene scoperta casualmente (attraverso esami del sangue fatti per altri motivi) perché nelle fasi iniziali non si manifesta sintomi evidenti. Quando invece la patologia evolve i segnali più comuni sono febbre quotidiana e persistente, sudore principalmente notturno, profonda stanchezza e perdita di peso, ingrandimento delle linfoghiandole e della milza. «Dopo la diagnosi circa il 70 per cento dei pazienti ha solo bisogno di essere sottoposto a controlli periodici e non deve necessariamente iniziare una cura per un periodo che può durare settimane o mesi - spiega Marco Montillo, responsabile del programma di trattamento dei disordini linfoproliferativi cronici all’ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano -. Gli studi a disposizione non hanno evidenziato alcun vantaggio legato alla diagnosi precoce, proprio perché in molti casi questo tumore ha un andamento lento e poco aggressivo».
NUOVO MIX DI FARMACI - Quando giunge il momento delle terapie, ad oggi il trattamento standard della leucemia linfatica cronica consiste nella chemio-immunoterapia, cioè nella combinazione di farmaci chemioterapici e dell’anticorpo monoclonale rituximab. Lo studio presentato a New Orleans ha paragonato l’efficacia di questa strategia con quella di un nuovo mix terapeutico che associa lo stesso tipo di chemio (clorambucile) con un nuovo anticorpo monoclonale (GA101 o obinutuzumab), in grado di colpire esattamente un bersaglio specifico (CD20) posto sulla superficie delle cellule linfocitarie, quelle che si ammalano di leucemia linfatica cronica. «Potremmo definire GA101 una “pallottola intelligente” perché ha la caratteristica di colpire selettivamente solo un determinato tipo di cellule - prosgue Montillo -. Questa situazione riguarda però sia le cellule sane sia quelle malate e quindi il farmaco non è in grado di discriminare. Questa è la limitazione maggiore nell’intelligenza della molecola, ma di fatto si tratta di un grosso passo avanti nel trattamento di questa patologia e, come altri studi stanno dimostrando, anche di alcune forme di linfoma».
LO STUDIO - La sperimentazione è cominciata meno di quattro anni fa su 663 pazienti (poi diventati quasi 800) affetti da altre patologie oltre alla leucemia linfatica cronica. Per questo tipo di malati fino a poco tempo fa era possibile solo una terapia cosiddetta “di contenimento”, cioè la meno tossica possibile, e questo molto spesso ha coinciso con l’impossibilità di ottenere un successo terapeutico. Lo studio (CLL11) ha puntato a verificare la possibilità di un trattamento nuovo che stimola una risposta terapeutica importante, e non solo “di contenimento”, in una popolazione di pazienti che per le caratteristiche cliniche molto negative non possono beneficiare di altre terapie d’impatto sulla malattia che per loro sarebbero particolarmente tossiche. «Siamo riusciti a dimostrare - conclude Montillo, il cui centro ha coordinato la sperimentazione per l’Italia - che GA101 in combinazione con clorambucile riesce a ottenere risultati decisivi, migliori rispetto alla cura standard (i tassi di risposta completa sono del 21 per cento con il nuovo mix rispetto al 7 per cento di chemio associata a rituximab), con una tossicità sopportabile da parte di pazienti che hanno altri problemi oltre alla malattia di base. E in alcuni casi si arriva fino alla completa scomparsa della malattia».

http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/13_dicembre_10/pallottola-intelligente-abbatte-leucemia-linfatica-cronica-0e35778c-61a4-11e3-9835-2b4fbcb116d9.shtml

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