venerdì 13 settembre 2013

VOLONTARIA CARITAS: “LI HO SEMPRE AIUTATI, IN CAMBIO SOLO CALCI NEL SEDERE”


volontari
E’ amaro lo sfogo di una volontaria della Caritas, intervistata da un giornale online piemontese. “ I miei genitori mi hanno cresciuta nella fede, nel rispetto per gli altri e nella consapevolezza che quando è possibile, un sano gesto di solidarietà e carità verso il prossimo in difficoltà è cosa buona e giusta.
Le persone con cui ho a che fare con  immigrati dal nord Africa, di fede islamica, quindi con le relative pretese a livello di cibo da proporgli, oppure cittadini dell’Est, Romeni ed Albanesi in particolare. La maggioranza sono uomini, quasi tutti in buono stato di salute, alterata per lo più dall’uso e direi abuso di alcol. Chiedono di tutto, dal pasto due volte al giorno, a soldi per sigarette e caffè, a vestiti e in caso di presenza di bambini giocattoli, libri e tutto quello che può servire. Ma non sono riconoscenti. All’inizio della mia esperienza, ero stupita, nel vedere quanta generosità vi era nella comunità in cui vivo.
Quotidianamente arrivano, cibo, abbigliamento, giocattoli e tanto altro materiale, a volte addirittura nuovo e comunque sempre in ottimo stato. Il cuore dei cuneesi, è molto grande, questo mi ha sempre riempito di gioia. Con immensa passione e sana generosità, preparavamo i pacchi da consegnare ai poveri disperati che da li a poco sarebbero venuti a ritirare ciò di cui avevano bisogno, eravamo felici e pieni d’entusiasmo perchè avevamo davanti agli occhi la dimostrazione che il razzismo non ce l’ha fatta. Ma  poi arrivava questa gente. L’arroganza la faceva da padrona sempre e comunque, il senso del rispetto non esisteva, la nostra ospitalità veniva violentata e calpestata ripetutamente. Con modi schifati questi individui che si dichiaravano disperati, gettavano a terra gli scatoloni ordinati da noi volontari fin dalle prime luci del mattino, cercavano il capo firmato, l’etichetta che indicasse che il prodotto era nuovo, il cibo di marca ed il giocattolo all’ultima moda.
Insomma, quelli che dovevano essere poveretti in circa di un qualunque aiuto, si rivelavano ogni volta parassiti in cerca non di carità e solidarietà ma di regali costosi. Non sono disperati:  è gente che spende più di 2000€ per imbarcarsi verso quella che per loro è la nuova Eldorado, un investimento vero e proprio che se va a buon fine li sistemerà per tutta la vita. Se il viaggio va bene, cosa che succede nel 95% dei casi, una volta sbarcati in questo Paese, questi signori saranno sistemati per tutta la vita. Le associazioni di volontariato provvedono a vestirli e nutrirli, i comuni pagano loro affitto e bollette, lo stato gli elargisce una diaria per le spese extra e tutto il resto è gratis perchè non hanno quasi mai reddito dichiarato”. A questo punto del racconto, un qualsiasi italiano forse si chiede se non gli converrebbe di più essere un immigrato. “Assolutamente si; vivendo questa esperienza me ne sono resa conto come mai prima.
Sono partita con tutte le buone intenzioni, vedevo nel migrante un fratello in difficoltà, un amico da aiutare a cui offrire riparo dal dramma di una guerra o da una persecuzione razziale. Ho aperto loro il mio cuore, la mia casa, ho versato lacrime di commozione di fronte alle vittime delle traversate, ho lottato per debellare ogni discriminazione, ho fatto di tutto per dare loro una possibilità, un futuro… In cambio ho ricevuto solo bastonate”. Indignarsi a questo punto, è ancora poco.

Nessun commento:

Posta un commento