venerdì 29 marzo 2013

Forum Sociale Mondiale, Legambiente al lavoro con gli ambientalisti delle associazioni tunisine e di altri paesi del Maghreb



Condiviso documento per un’alleanza ambientalista per un Mediterraneo solidale e sostenibile

Il Mediterraneo “tutto attaccato” come campo d’azione di un’alleanza ambientalista
è stato al centro dell’incontro organizzato oggi da Legambiente al Forum
Sociale Mondiale di Tunisi, giunto alla penultima giornata di lavori.
L’energia, l’agricoltura, la tutela dell’ecosistema marino e del paesaggio, le possibilità
di una corretta green economy ma anche la partecipazione della società civile
sono stati al centro del confronto aperto con gli ambientalisti delle
associazioni tunisine e di altri paesi del Maghreb. All’incontro, oltre a
esponenti della rete Alternatives-Ecoconstitution, del Movimiento Ciudadano Mas
Nunca, del Forum delle alternative marocchino e di numerosi studenti, hanno
partecipato alcuni parlamentari europei.
“Un dialogo che ci auguriamo duraturo e proficuo per entrambe le sponde del mare
nostrum - ha dichiarato Mimmo Fontana, della segreteria nazionale di Legambiente
-. La giornata di oggi è stata l’occasione per discutere gli obiettivi comuni
per la costruzione di un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile dell’area
mediterranea. In questa direzione, è di fondamentale importanza l’iniziativa
della rete di associazioni ambientaliste tunisine, Alternatives, che è riuscita
a fare inserire i diritti ambientali nelle bozze della nuova costituzione
attualmente in discussione. Con loro e con le altre associazioni vogliamo definire
ora un documento condiviso che consenta di costruire alleanze su politiche
comuni e sviluppare progetti concreti”.
Nella bozza di documento delineata oggi, emerge chiaramente l’esigenza di promuovere
una nuova comune sensibilità capace di misurare il progresso con il metro dei
diritti e della qualità ambientale. Questa è, infatti, la condizione necessaria
per costruire un nuovo modello di green economy contro la crisi ambientale ed economica.
Un sistema capace di creare occupazione, nel rispetto dei diritti e della dignità
delle persone, che contrasti le pratiche del green washing e si ponga come
alternativa democratica e diffusa a quello attuale. Grazie alla manutenzione
del territorio, al turismo sostenibile, allo sviluppo delle attività
tradizionali, alle nuove produzioni di energia, al recupero e riuso dei
materiali, alla valorizzazione della ricerca scientifica e tecnologica.
Sul fronte dell’energia, il documento ragiona su come indirizzare gli Stati verso l’adozione di politiche
che abbandonino progressivamente le fonti fossili a favore delle fonti
rinnovabili, più moderne, pulite ed efficienti, favorendo un’organizzazione
impostata sulla loro differenziazione e diffusione, quindi più democratica
dell’attuale sistema di oligopoli.
Altrettanto indispensabile favorireuno sviluppo rurale sostenibile sul piano ecologico e sociale, attraverso
 l’adozione di pratiche agricole ogm-free che aumentino la fertilità dei suoli,
preservino la biodiversità agraria e paesaggistica, garantiscano il principio
della sovranità alimentare e del diritto alla salute dei consumatori,
difendendo la terra-bene comune dalle pratiche che portano con sé erosione dei
suoli e fenomeni di desertificazione.
La salvaguardia del mare e delle sue risorse naturali dalla pressione antropica, dall’inquinamento e dal rischio
“marea nera” è un’altra questione fondamentale affrontata nel documento, che
sottolinea la necessità di una moratoria delle estrazioni offshore, così come di
lavorare a politiche comuni in tema di sfruttamento delle risorse ittiche, difesa
del mare e della biodiversità, riduzione delle fonti di inquinamento.
“Il mare mediterraneo per secoli ha unito i popoli che si affacciavano su di esso e
questo ha consentito al bacino mediterraneo di essere un cuore di civiltà - ha
concluso Maurizio Gubbiotti, responsabile del dipartimento internazionale di
Legambiente -. Da qualche secolo sembra invece essersi trasformato in una
barriera insormontabile per intere popolazioni. Questo spiega il fallimento
dell’area di libero scambio, che potrà essere tale solo quando oltre alle
merci, ritorneranno a circolare liberamente gli uomini, le culture e saperi”.
L’ufficio stampa Legambiente al Forum Sociale Alice Scialoja +39 3393945428

Nessun commento:

Posta un commento