mercoledì 13 marzo 2013

Corea nord minaccia fine armistizio



Pyongyang tuona contro esercitazioni Usa-Seul, ma Cina la isola


 Soldati sud coreani sulla linea di confine

 Il leader nordcoreano Kim Jong-Un

 Soldati della Sud Corea

di Antonio Fatiguso
La Corea del Nord prende una dura posizione contro le esercitazioni militari congiunte tra Usa e Corea del Sud e minaccia di "far saltare" l'armistizio siglato per porre fine alla guerra di Corea del 1950-53. Ma sul tavolo del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Washington risponde con un pesante progetto di risoluzione - già accolto dal consenso di massima di Cina e Russia - che potrebbe mettere in ginocchio Pyongyang e che mira a impedire nuovi test nucleari. La minaccia nordcoreana sull'armistizio è stata rilanciata con massima evidenza dall'agenzia ufficiale Kcna, che ha ripreso le parole di un portavoce del Comando supremo dell'Esercito popolare di Corea.
"Le esercitazioni di guerra fatte da Usa e dai burattini della Corea del Sud sono un atto di sistematica distruzione dell'armistizio coreano", ha detto il portavoce, menzionando lo status tecnicamente ancora belligerante tra le due nazioni divise all'altezza del 38/mo parallelo, visto che malgrado i tiepidi tentativi un trattato di pace non è stato mai siglato. La tregua, in particolare, salterà se lunedì prossimo le truppe di Washington e Seul daranno il via a un'altra fase delle manovre ('Foal Eaglé) iniziate il primo marzo, entrando nella cosiddetta 'Key Resolve', una simulazione sviluppata ai computer sugli scenari possibili di guerra, di difesa e attacco, in base a sofisticate tecnologie e avendo sempre come riferimento un'azione da parte delle forze armate nordcoreane. Sono circa 200.000 i soldati sudcoreani e 10.000 quelli Usa impegnati in un programma particolarmente nutrito destinato a completarsi a fine aprile.
Il Nord, oltre ad aver minacciato nei giorni scorsi "mosse senza pietà contro il Sud", ha anche assicurato il taglio della 'linea rossa', il collegamento telefonico diretto con la Corea del Sud al villaggio di Panmunjom, luogo dove fu firmato l'armistizio, secondo quanto riferito dall'agenzia sudcoreana Yonhap. "E' molto semplice per Kim Jong-un provare la sua buona fede: non lanciare il prossimo missile. Non effettuare il prossimo test. Dire di essere pronto a negoziare", ha commentato con la Cnn il segretario di Stato americano, John Kerry, durante la sua tappa negli Emirati Arabi, riferendosi al 'giovane generale', il leader del regime, sul quale sono rispuntate informazioni di stampa su una sua recente paternità.
"La Corea del Nord - ha aggiunto - ha scelto di continuare sulla strada di azioni aggressive e pericolose che minacciano la regione, i vicini e ora direttamente gli Stati Uniti". Intanto, il ministero degli Esteri cinese ha rifiutato di confermare un accordo con gli Stati Uniti sulle sanzioni. "Abbiamo detto molte volte che la Cina sostiene un'adeguata risposta da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu esprimendo la nostra opposizione ai test nucleari di Pyongyang", si è limitata a dire la portavoce Hua Chunying. Ma dall'Onu più tardi é rimbalzata la notizia di un'intesa raggiunta davvero fra Washington e Pechino su una risoluzione che, secondo la rappresentante degli Usa a Palazzo di Vetro Susan Rice, mira a rafforzare ed espandere "le sanzioni esistenti (contro la Corea del Nord), imponendo nuove misure restrittive, che serviranno ad impedire a sviluppare futuri test missilistici". Misure che Rice ha definito "le più pesanti mai adottate dalle Nazioni Unite". Come a dire che l'improvviso 'fuoco ad alzo zero' di Pyongyang sta per far suonare la campana di una nuova fase d'isolamento più compatto che mai.
(ANSA)

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