lunedì 4 marzo 2013

2° Edizione



Anno  1     Num.  2

NOTIZIE
UNIVERSALI


Scritto e diretto da Erica




                                             
BENVENUTI!!!


Eccomi per la seconda edizione, fa terribilmente caldo ma ciò non mi ha impedito di scrivere il giornale. Le giornate si stanno accorciando, il caldo si fa più intenso e tra poco le mie ferie si saranno esaurite. E le vostre vacanze come stanno andando? Sempre alla ricerca dell’anima gemella o di cose belle da scoprire? Questo mese il giornalino sarà un tantino diverso, ho modificato per questo mese la sezione dedicata agli itinerari culturali e/o manifestazioni, anche perché in questo mese ho fatto in persona un itinerario culturale e mi è sembrato giusto mettere un’esperienza vissuta in modo che possa rendere meglio l’idea.
Tra poco inserirò anche l’angolo della posta, quindi se avete qualche richiesta in particolare basta solo che me lo comunicate.
Per ora è tutto, vi lascio alla interessante e divertente lettura


Buon Divertimento.


                                                                           LA DIRETTRICE








 

 

INDICE

·                   Introduzione                                                    
·                   Astronomia:  Il cielo di Agosto                                                           
·                   Animali:   Il gatto
·                   Scoperte    :   Verme Killer, Calamaro Gigante, Asteroide               
·                   Immagini dal web      
·                   Viaggi:      Un giorno a Bardonecchia                                                        
·                   Speciale fumetti:   The Slayers                                
·                   Fan Art:    I disegni di Erica                          
·                   Personaggi famosi/storici:   Galileo Galilei  
·                   Ricette:    Il Pollo Tandoori
·                   Itinerari culturali / Manifestazioni: Visita al forte di Exiless                     
·                   Barzellette e/o vignette divertenti         
                                   



ASTRONOMIA

Il cielo di Agosto

EST                                                NORD
     


OVEST                                                   SUD
   


E ricordatevi che il 15 di Agosto è San Lorenzo notte delle Stelle Cadenti!!!!
Buona Visione












ANIMALI

Il gatto




Per secoli il gatto è stato considerato un animale diabolico, “demone familiare” delle streghe. Venne talmente perseguitato che dall’inizio del XV secolo era quasi scomparso. Oggi si fa fatica a comprendere il terrore che il piccolo felino ispirava in tutta Europa. La Chiesa Cattolica era in parte responsabile della cattiva fama del gatto, anch’esso condannato al rogo. Nell’antico Egitto, a Roma e in Scandinavia il gatto era invece simbolo di fertilità e di fortuna.
La sorte dei gatti ha conosciuto vicende alterne nel corso dei secoli. Gli antichi egizi, adottarono per primi questo animale domestico così utile  e in seguito lo associarono a Bastet, la dea della fertilità. I gatti erano amati al punto che quando morivano venivano mummificati e sepolti in necropoli apposite. Dopo il declino della civiltà egizia i gatti vennero a lungo considerati come animali portafortuna. Tuttavia la loro buona sorte cessò repentinamente durante il Medioevo europeo.
Nella sua lotta al paganesimo e alle eresie, la Chiesa Cattolica intraprese una terribile campagna contro la stregoneria. Migliaia di donne innocenti venivano accusate di stregoneria, torturate finché non confessavano e poi giustiziate.
I gatti considerati amici delle streghe e addirittura emissari del Maligno, venivano trattati con analoga crudeltà. Decine di povere vecchie, che godevano dell’unica compagnia del loro gatto, vennero annegate oppure bruciate vive insieme al loro “demone familiare”. Fino al XVII secolo, i gatti furono oggetto dei più atroci tormenti, a tal punto che divennero piuttosto rari in tutta Europa.
Finalmente verso la fine del XVIII secolo l’ignobile caccia alle streghe ebbe termine e i gatti poterono ricominciare tranquillamente ad acchiappar topi e a far compagnia senza pericolo anche alle donne sole!

Soltanto i gatti neri trascinano ancora dietro di sé superstizioni senza alcun fondamento nelle regioni dell’Europa meridionale. E’ curioso notare come il povero micio nero, considerato di cattivo auspicio in Italia, sia invece ritenuto un ottimo portafortuna in Inghilterra e nei paesi scandinavi: ma questa è una contraddizione che sottolinea l’assurdità della superstizione!!!!

I GATTI E L’ARTE:

Molti artisti furono affascinati dalle movenze e dall’indole di queste creature, che ritrassero in ogni loro atteggiamento. Il pittore giapponese Utagawa Kuniyoski ( 1797 – 1861 ), particolarmente attratto da questi piccoli felini, ne dipinse moltissimi, tanto che il suo studio era sempre pieno di gatti da ritrarre!
Anche il pittore Renoir era affascinato dai piccoli felini, infatti in molti dei suoi quadri dove vengono raffigurati ritratti di donne si nota che quasi sempre c’è una presenza felina, lo si può notare nel quadro “Donna con gatto”che so trova alla National  Gallery of Art di Washington.














SCOPERTE


Australia, trovato calamaro gigante
Si tratta di un esemplare, di una specie sconosciuta, che pesa 250 chili
Un calamaro gigante di una specie non ancora identificata, dai tentacoli lunghi fino 18 metri e degno di comparire nel romanzo di Giulio Verne '20 mila leghe sotto i mari', è stato trovato morto lo scorso fine settimana su una spiaggia della Tasmania, in Australia.
L'animale, ancora ben conservato, è stato portato al museo della Tasmania a Hobart per essere studiato. Secondo il curatore di zoologia del museo, David Pemberton, l'animale, che pesa circa 250 chili, proviene dalle grandi profondità marine ed è una scoperta rara: solo due calamari di simili dimensioni sono stati trovati finora su spiagge della Tasmania, nel 1986 e nel 1991. E nessuno è stato mai visto vivo.
Pemberton ha detto alla radio Abc che l'animale ha caratteristiche mai viste prima, come lunghi muscoli attaccati a ciascuno dei tentacoli, e che solo le analisi in corso potranno determinare se si tratta di una nuova specie.


















Usa: verme killer a Central Park

Trovata nuova specie di millepiedi
Una scoperta a dir poco eccezionale è stata fatta a New York. In mezzo alle foglie secche e ai funghi in decomposizione nel parco della città è stato trovato un nuovo genere di millepiedi. Si chiama Nannarrup Hoffmani, dal nome dello studioso che lo ha individuato. Ha 41 paia di zampe e molte piccole antenne.
Gli scienziati non ne sono ancora sicuri al cento per cento, ma già così a prima vista sembra proprio che si tratti di una nuova razza. Si tratterebbe di un nuovo tipo di predatore provvisto di denti aguzzi capaci di inoculare veleno nelle prede. Un piccolo killer nel del mondo degli insetti, che procede come una minuscola macchina da guerra spazzando via tutto quello che incontra.
Il nuovo verme verrà imbarcato su una nave e portato in Italia dove un altro gruppo di ricercatori stabiliranno se ci troviamo veramente di fronte ad un evento di questo tipo. Da circa un centinaio di anni, infatti, non viene scoperta una nuova specie. Agli italiani l'ardua sentenza.















Un asteroide in collisione con la Terra nel 2019                                    25 Luglio 2002
Con un diametro di due chilometri, potrebbe distruggere un continente

Nella notte fra l'8 ed il 9 luglio i due astronomi che lavorano e vivono solitari nella piccola struttura del «Lincoln Near Earth Asteroid Research Project», nel deserto del New Mexico, hanno osservato per la prima volta un asteroide gigante, di circa due chilometri di diametro con un’orbita di 837 giorni intorno al Sole.
Come avviene in questi casi il primo compito è stato quello di calcolare il rischio di impatto con la Terra. Sono state necessarie duecento misurazioni in poco più di dieci giorni per arrivare ad una conclusione scientificamente credibile e la data prevista è vicina come mai prima, il 1° febbraio 2019, fra soli 17 anni.
Mai un asteroide è stato identificato nel cosmo in una rotta di collisione con l'orbita della Terra così breve. Mark Mulrooney, uno dei due astronomi del «Lincoln Site», ha avvisato la Nasa e da una settimana il nuovo asteroide - denominato «2002 NT7» - è braccato 24 ore su 24 dai telescopi dell'intero Nordamerica.
La conferma del rischio per il nostro Pianeta è venuta con la classificazione dell'asteoride in base alla «Scala Palermo», che misura la distanza dalla data di impatto: per la prima volta il dato numerico - 0,06 - è in positivo, indicando che l'impatto è possibile.
Nella necessità di ottenere più informazioni possibili sui movimenti nel cosmo del gigantesco composto di materia la Nasa ha chiesto, e ottenuto, il contributo del Centro di osservazione dell'Università di Pisa.
Il 1° febbraio del 2019 l'impatto dovrebbe avvenire a una velocità di 28 chilometri al secondo, sufficiente a spazzare via un intero Continente e a modificare il clima sulla Terra per le prossime generazioni, mettendo a rischio molte forme di vita e causando cambiamenti catasfrofici per la popolazione.
La Nasa non nega il rischio potenziale, ma la possibilità che l'impatto avvenga davvero - aggiunge - è «minima». «Un oggetto di queste dimensioni è possibile che colpisca la Terra una volta ogni alcuni milioni di anni. Dalle rilevazioni che continuiamo a fare sembra che la minaccia sia destinata ad allontanarsi», ha dichiarato Donald Yeomans, portavoce del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California.
I prossimi diciotto mesi, afferma ancora la Nasa, saranno decisivi per determinare se «2002 NT7» possa davvero sconvolgere la vita sulla Terra.
Resta il fatto che il rischio d’impatto mai era stato così alto sulla «Scala Palermo» e per la Nasa si tratta del secondo allarme in poche settimane: nel mese scorso infatti un altro telescopio privato aveva scoperto che un asteroide grande quanto un campo da calcio era passato tre giorni prima a circa 135 mila chilometri dalla Terra - una distanza molto ravvicinata in termini astronomici - senza che nessuno se ne fosse accorto.
La combinazione fra i due eventi dà modo ai centri di osservazione privati degli Stati Uniti - presenti soprattutto in New Mexico e Nevada - di rilanciare la polemica contro l'amministrazione Bush per aver deciso lo scorso anno di tagliare i fondi pubblici ai telescopi che scrutano lo spazio e anche alla Nasa.
«Se avessimo avuto un telescopio ancora funzionante forse questo asteroide lo avremmo visto anche noi», si lamenta la portavoce dell'«Apache Point of Observation», sottolineando che «il taglio dei finanziamenti ha avuto un impatto brusco sull'attività dell'intero settore».
La polemica è aspra perché fra gli astronomi è forte la convinzione che sia necessario procedere in direzione opposta ai tagli al fine di iniziare a studiare metodi e strumenti per tentare di intercettare e neutralizzare un asteroide qualora la collisione diventasse inevitabile.
«La domanda sull'impatto di un asteroide non è se ma quando avverrà - spiega Leon Jaroff della «Nasa Ames Space Science Division» - e alcuni scienziati a Los Alamos e ai Livermore National Laboratories stanno già immaginando una varietà di sistemi di difesa, come usare esplosioni nucleari artigianali per polverizzare gli asteroidi o deviarne il corso».
«Prima o poi è assolutamente certo che ci troveremo di fronte un oggetto in rotta di collisione - conferma l'astronomo Benny Peiser, dell'Università di Liverpool, in Gran Bretagna - e dunque dovremo tentare di abbatterlo: serviranno almeno trent’anni di lavoro scientifico per riuscirci, dunque prima si inizia a farlo, meglio è. Se l'impatto fosse nel 2019 non saremmo più in tempo».

IMMAGINI DAL WEB





VIAGGI

Una giornata a Bardonecchia


Questa sezione è totalmente nuova, in questo mese vi parlerò del viaggio che ho fatto insieme a mia zia e a mia madre. Incomincia la mia avventura..

Alle 5,45 mi sono svegliata perché il treno partiva alle 6,50, mi sono preparata abbiamo fatto una breve colazione e poi a prendere mia zia.
Alle 6.00 eravamo in stazione, abbiamo preso un treno prima per arrivare  Torino Porta Nuova, alle 6,33 si parte! La stazione di Alessandria lo trovata abbastanza pulita e incredibile il nostro treno è in orario!!!
Inizia il nostro viaggio avventuroso verso le vette Piemontesi!
Abbiamo subito trovato posto, nonostante fosse estate, il treno era molto pulito senza una cartaccia o polvere, a parte i vetri che sembravano appena usciti da una cantina!
Ma dopo aver osservato da cima a fondo lo scomparto decido, finalmente di fare qualcosa di diverso, osservare il paesaggio che mi si presentava dal finestrino.
Si vedevano un sacco di campi di granoturco, fattorie con maneggi dotati di splendidi esemplari di cavalli, ruscelli, campi di grano e guardandoli mi sono venuti in mente i disegni che si formano inspiegabilmente in Inghilterra e nel resto del mondo.
Ci fermiamo, siamo ad Asti, città dello spumante buono ( Asti Cinzano), tutto ad un tratto mi era venuta voglia di uno spumantino con delle pizzette….mah….si riparte!
Tra poco saremo a Torino, città della Fiat, e del mistero per eccellenza, intanto il paesaggio si fa sempre più interessante, mi ha colpito un gruppo di galline al pascolo che rincorrevano un giovane pulcino! Era così carino!!!
Intanto mia madre e mia zia parlano come al solito di ospedali e vecchie colleghe, che barba, non possono parlare di cose più allegre, già la vita è triste in più ci si mettono loro con le disgrazie che succedevano quando erano in servizio!
Tra un paesaggio e l’altro si arriva a Torino….dentro di me scorreva un’enorme paura di fare brutti incontri, c’era molta gente in stazione, penso di non averne mai vista così tanta in un giorno solo!
Mentre andavo a vedere nel tabellone quando sarebbe arrivato il nostro treno per Bardonecchia, passa una macchina del porta lettere di una ditta che conosco, che emozione!
Il treno sarebbe arrivato tra mezz’ora e nel frattempo ci siamo andate a prendere un caffè.



Si riparte di nuovo, ora il paesaggio è molto interessante si vedevano montagne, boschi, paesini caratteristici e fortezze in cima alle montagne, che bello, con noi si siede una signora anziana, molto distinta e dall’aria simpatica.
Dopo qualche sguardo di imbarazzo e gelo totale ci ha chiesto se anche saremmo stati diretti per Bardonecchia, con sorpresa che anche noi andavamo nella sua stessa direzione pensò bene di raccontarci qualche aneddoto della sua vita da esploratrice per il mondo!
Ci ha raccontato che è stata in America a Miami perché ha un figlio che abita lì, ci ha detto che è stata in Alaska e che ha visto gli orsi e che c’erano un sacco di zanzare, la gente lì non ha molto da fare e così ci sono molte librerie, il mangiare era discreto ma il paesaggio era quello che le era rimasto in memoria.
Poi è stata l’unica donna della sua compagnia che ha voluto andare sopra il monte Everest in elicottero.
Che nonnina intraprendente ho incontrato nel mio viaggio!!! Il treno si ferma: “ Bardonecchia stazione di Bardonecchia!”
Evviva eravamo arrivati….ero molto agitata, emozionata, felice, avevo in corpo tutte le emozioni più belle che una persona potesse avere.
Salutiamo la signora e ci dirigiamo per il nostro cammino avventuroso…

 un panorama di Bardonecchia


Facciamo un breve giretto per la città guardando negozi e vetrine, c’è molta gente nella via principale , molto indaffarata a fare acquisti. Facciamo un giro nella chiesetta principale, molto bella, piena di dipinti, ha un bel soffitto tutto dipinto, sembra strano dirlo, soprattutto per una ragazza di 21 anni, ma io ho un’adorazione per le chiese, sono così affascinanti e riescono a sorprenderti ogni volta, ma anche la semplice chiesetta senza tanti ornamenti mi entusiasma…
Decidiamo infine di farmi una bella camminata in mezzo ai boschi per cercarci un posticino per pranzare e riposarci dopo un lungo viaggio.
E così incominciamo a salire la montagnetta in mezzo alla natura, il tempo è molto bello, e l’aria è divina…ci sono molti tipi diversi di fiori che sono una meraviglia, chissà se riuscirò a vedere qualche animaletto?
La salita è faticosa ma ne vale la pena, so che vedrò un ottimo panorama se continuo a salire… dopo mille salite e risate per la fatica troviamo un pratino molto invitate, ci sistemiamo con comodo, mangiamo e ci distendiamo per riposarci, quando mia madre nota che il prato è per metà fatto di “denti di cane”….un dubbio assale la mia mente:” Non è che li vorrà cogliere?”

Secondo voi a chi è toccato cogliere i “denti di cane”? Ovvio, a me, nonostante io gli abbia detto che volevo riposarmi all’aria fresca…. Così da brava schiava negriera raccolgo i denti di cane, con me mi fa compagnia nel raccolto una farfallina che mi segue in ogni movimento che faccio, era così carina!!!
Dopo un’ora ho fatto su 3 borse di “denti cane”!!! Mia madre era super contenta, e così dopo la fatica mi sono meritata un bel riposino sull’erba e con la mia farfallina che mi stava accanto.
Dopo un po’ decidiamo di salire ancora un po’ la montagna per vedere se si riusciva a vedere un deciso panorama, beh ragazzi, quello che ho visto dopo 10 minuti di cammino, lo so solo io e mia zia!!!! Un panorama togli fiato! Si vedeva tutta la montagna verde maestosa e imponente, poi si vedeva il paesino, minuscolo e l’autostrada…mi sembrava di stare in paradiso!!!


Purtroppo la nostra permanenza in quel posto meraviglioso finì presto, e così verso le 17 ci trovammo alla stazione per il ritorno allo smog della città.
Il ritorno in treno è stato malinconico, mia madre e mia zia si sono addormentate dalla stanchezza, io non riuscivo ad appoggiarmi allo schienale per la bruciatura presa raccogliendo l’erbetta per mia madre!
Così in due ore ci ritrovammo di nuovo in mezzo all’inquinamento e al caldo afoso.

Da questo viaggio ho capito l’importanza di difendere la natura e quanto siano preziosi i boschi e l’aria pura, spero in futuro di ritornarci!













SPECIALE FUMETTI : Slayers


Lina Inverse / Rina

Titolo originale:
Slayers
Titolo italiano:
Un incantensimo dischiuso fra i petali del tempo per Rina
Nome serie:
1. Slayers
2. Slayers NEXT
3. Slayers TRY
Film:
1. Slayers Perfect
2. Slayers Return
3. Slayers Great
4. Slayers Gorgeous


Humor, azione, magia, duelli di spada e di... forchetta: tutto ciò, ed anche di più, è Slayers grande successo dapprima in Giappone e poi in Italia nel '97 al suo primo approdo sui nostri teleschermi.
Durante le tre serie TV ne succedono di tutti i colori e il variopinto gruppetto dei protagonisti, capeggiato dalla maga Lina, si trova ad affrontare troll, draghi, uomini-pesce, demoni, stregoni...
La prima serie tratta delle mille peripezie che portano i personaggi ad affrontare il potente prete rosso Rezo e il mostruoso demone Shabranigdo. Se con la seconda serie le atmosfere si fanno più serie e a tratti drammatiche (ma si tratta comunque sempre di una produzione comica), la terza serie è con tutta probabilità la più inquietante e "apocalittica" delle tre, nonostante l'elemento umoristico sia sempre pronto dietro l'angolo...

La produzione di Slayers conta oltre alle tre serie televisive, tre OAV (Slayers Special) e quattro film proiettati sul grande schermo in Giappone al ritmo di uno all'anno a partire dal '95 e in vendita su cassette home video in Italia.
















Personaggi
   Lina Inverse, in Italia Rina è la protagonista della storia: è una ragazza di 15-16 anni, non troppo alta e dalla lunga chioma rossa. Maga potentissima, non esita ad usare i suoi poteri per fini tutt'altro che eroici (nelle prime puntate la si vede derubare briganti e radere al suolo un'intera città nel tentativo, fin troppo riuscito, di far fuori un drago per guadagnare una sostanziosa ricompensa). Dotata di una forte personalità e di un insaziabile appetito, generalmente pensa esclusivamente al proprio tornaconto personale, ma alla fine in un modo o nell'altro si ritrova sempre a combattare per qualcosa di "buono". Se nella prima serie Lina appare come una ragazza avida, sfrontata e casinista, col passare del tempo comincia a pensare alle conseguenze delle sue azioni, all'amicizia e all'amore; diventerà infine un personaggio complesso ed affascinante...




Amelia Wil Tesla Seyruun, in Italia Amelia, acrobata e maga, ha ereditato dal padre (sovrano di Seyruun) due particolari caratteristiche: un fortissimo, esagerato senso della giustizia (memorabili le sue entrate in scena con "predica") e una simpatia tale da strappare un sorriso soltanto facendosi vedere in faccia. Più piccola di Lina, pratica la magia bianca ed è molto affiatata con Zelgadis. Praticamente l'antitesi di Lina...


Naga è forse il personaggio più esplosivo di Slayers. Fa la sua comparsa esclusivamente negli OAV e nei film, ma grazie al suo aspetto prorompente non passa certo inosservata... Anche grazie ai suoi poteri magici (incantesimi basati principalmente sul ghiaccio) diventa presto l'inseparabile compagna-rivale di Lina...





Gourry Gabriev, in Italia Guido, biondo spadaccino, è forse, insieme a Lina, il personaggio più divertente della storia: tanto abile con la spada quanto povero d'intelletto, questo simpatico giovanotto condivide con Lina la passione per la buona tavola... In possesso di Gornnova (la "Spada di Luce") si rivela ottimo alleato ed amico fidato ed intreccia con Lina un rapporto molto profondo: lo spettatore sa che fra i due c'è qualcosa che va oltre la semplice amicizia, ma loro non lo ammetteranno mai esplicitamente...






















Zelgadis è il personaggio dall'aspetto più singolare, frutto di un incantesimo operato su di lui dal prete rosso: la sua pelle è azzurro/verdognola, mentre il suo corpo è costellato da "placche" simili a pietra. Esperto di magia, un pò taciturno ed invulnerabile alle normali armi, accompagna Lina (dopo aver aiutato il gruppo al termine della prima serie) nei suoi viaggi nella speranza di poter tornare umano.





















FAN ART: I disegni di Erica


       


              




PERSONAGGI STORICI: Galileo Galilei


Vita            





Galileo è considerato il fondatore della scienza moderna. A lui infatti si attribuisce la prima sistematica formulazione del metodo scientifico, che poi sarebbe stato universalmente seguito, ossia il metodo di applicare la matematica al dato osservabile.
Nato a Pisa, il 15 febbraio 1564, ebbe un temperamento ironico e battagliero. Abbandonò gli iniziali studi di medicina, a cui il padre lo voleva destinare (1581) e che trovò essere condotti sulla base di testi di autorità piuttosto che sull'osservazione. Si volse agli studi di matematica (sotto Ostilio Ricci, discepolo di Tartaglia, uno dei più grandi matematici moderni), che includevano anche la physica, alla scuola di Francesco Buonamici, che criticava sì le tesi aristoteliche sul moto, come impetus non naturale, ma sempre a partire da un metodo scolastico. A tele impostazione scolastica Galileo preferiva il rigore della matematica (seguendo il principio "ut dicenda semper ex dictis pendeant"), osservando con la sua ironia come non sia detto che chi ha inventato la logica l'abbia poi anche saputa applicare: veri logici per lui sono i matematici, non i filosofi (Dialogo, 1a giorn.).
Si distinguono nella sua vita vari periodi: quello pisano (fino al 1592), quello padovano (1592/1610), quello fiorentino (1610/33) e quello di Arcetri, seguito al processo romano del 1633.
a Pisa
Durante il periodo pisano Galileo fa esperienze di come la matematica sia lo strumento efficace per conoscere la natura; non si tratta tanto di sozein ta fainomena (cioè di salvare i fenomeni, le apparenze) facendo come se le cose fossero così, per lui la matematica ci restituisce le cose così come sono davvero. Già in questo periodo (come testimonia il suo scritto La bilancetta, del 1586, in cui racconta della sua ricostruzione della bilancia idrostatica di Archimede) per lui la matematica è la lingua per comprendere quel libro che è il mondo, scritto in caratteri quantitativi.


a Padova (1592/1610)
G. vi trovò un ambiente più libero per la ricerca, con Venezia che andava fiera delle possibilità di sviluppo intellettuale che lei sola, nel contesto greve e sospettoso della Controriforma, prevalente negli altri stati italiani, permetteva. All'università Padova, il maggiore centro accademico della Serenissima, avevano del resto studiato Cusano e Copernico.
Galileo vi fu professore di matematica, con annesso insegnamento di astronomia (tolemaica, benché già egli fosse in pectore copernicano). In questo periodo egli fece le sue prime osservazioni col cannocchiale.
Il cannocchiale
Il cannocchiale non fu inventato da G. (altri, artigiani olandesi ne avevano fabbricati: "occhiali che consentivano di vedere vicina cose lontane" ), ma fu da lui perfezionato in modo notevole, tale da consentire appunto le osservazioni astronomiche da lui fatte, e più ancora venne usato in modo da tornare scientificamente utile.
Con esso Galileo compì delle osservazioni astronomiche molto importanti, che gli fornirono argomenti non tanto probatori dell'eliocentrismo, ma quanto meno confutatori di alcuni punti-cardine del geocentrismo. Inoltre in questo periodo compì anche esperimenti di meccanica, che portarono a formulare tesi come il principio di relatività del moto e il principio di inerzia, che costituivano nuovi elementi in favore del copernicanesimo.
Le reazioni a tali scoperte e teorie furono varie: la maggior parte dei *professori di filosofia (tra cui Francesco Sizi, Lodovico delle Colombe, Lodovico Lagalla) ostentò un certo disprezzo, alimentato da un rigido dogmatismo; gli *astronomi furono più prudenti, compresi quelli non favorevoli a Galileo; *prudenti anche i Gesuiti del Collegio Romano, molti dei quali preferirono non prendere netta posizione sulla interpretazione da dare alle scoperte di Galileo, pur ammettendo i fatti da lui scoperti, che essi stessi osservarono con cannocchiale (ad esempio il p. Odo van Maelcote); favorevole fu infine l'accoglienza di Keplero, che ebbe un cannocchiale fabbricato da Galileo e ne poté verificare le osservazioni. Tra i teologi cattolici il primo a pronunciarsi contro la teoria copernicana in quanto ripresa da Galileo fu un domenicano, p. Niccolò Lorini, in una predica a S.Maria Novella il 2.11.1612.
    a Firenze
Galileo abbandonò la Serenissima Repubblica di Venezia, incurante dei consigli di chi, come Gianfrancesco Sagredo, lo avvertiva del maggior pericolo che correva a Firenze, dove era stato nominato "matematico e filosofo" del granduca Cosimo II de' Medici. Egli rinunciava così all'insegnamento, lamentando che gli avesse fino allora assorbito troppo tempo, per dedicarsi tutto alla scrittura delle opere che poi sarebbero state le sue maggiori. Nel soggiorno fiorentino, come nei viaggi a Roma, si mostrò spavaldo nell'esporre le sue idee, pur cercando, in lettere a Benedetto Castelli e a Cristina di Lorena, di motivare come la sua teoria non fosse incompatibile con la fede. Ma ciò facendo, operava una distinzione tra fede e ragione (nella lettera a Cristina di Lorena), tra scrittura e natura (in quella a Benedetto Castelli) che arrivava a sfiorare una vera e propria separazione, inaccettabile per la dottrina cattolica.
Si arriva così al cosiddetto Primo Processo, che in realtà non fu un vero processo, ma una ammonizione privata, vertente più sul sistema copernicano, che venne condannato dal Santo Uffizio il 24 febbraio 1616.

"La tesi che il Sole è al centro del mondo" era dichiarata "stolta e assurda in filosofia e formalmente eretica", e la tesi che la terra si muovesse, pur non essendo definita eretica, era "ad minus in fide erronea". Galileo venne privatamente ammonito dal card. Bellarmino in persona, su mandato del Papa, a non sostenere le due suddette tesi: non si trattò di arresto né del minimo maltrattamento. Sembra che Galileo avesse in quella occasione firmato in tal senso un documento, che gli venne poi rinfacciato nel "secondo" Processo, anche se qualche storico ne ha messo in dubbio l'autenticità. È un fatto che per diverso tempo egli non difese più pubblicamente il copernicanesimo.
Ma nel 1632 pubblicò il Dialogo sui massimi sistemi, in cui difendeva, e in modo molto convinto e mordace, l'eliocentrismo. L'opera aveva avuto per la verità l'imprimatur non solo da parte dell'Inquisitore di Firenze (settembre 1630), ma anche da parte di Roma, tuttavia poco dopo la pubblicazione venne ritirata, per personale interessamento del Papa, che fece convocare a Roma Galileo.

 In effetti questi non aveva rispettato il patto di presentare il copernicanesimo come pura ipotesi matematica, manomettendo al momento della stampa il manoscritto fatto leggere precedentemente all'Inquisizione. Ci sembra invece secondario il motivo che Urbano VIII, per vicende che riguardavano la Chiesa universale in quel frangente, avesse particolarmente il card. Bellarminobisogno di dimostrare fermezza (tesi sostenuta tra gli altri da Alceste Semprini, ne Il caso Galilei, SEI 1995, p. 63/4).




il "secondo" processo
Galileo venne costretto a rispondere del suo mancato rispetto della ammonizione del 1616, almeno tale era formalmente l'accusa (dato che la ragione era piuttosto aver nettamente mancato di parola con quanto da lui stesso privatamente concordato con il Papa e i suoi rappresentanti sul carattere ipotetico della teoria copernicana da lui di fatto difesa).  Il trattamento durante il processo fu nel complesso mite: non solo non venne torturato, nè maltrattato fisicamente, ma gli venne tributato un trattamento di discreto riguardo (ad esempio fu ospitato dall'ambasciatore fiorentino, e non venne costretto nelle carceri del Sant'Uffizio, come sarebbe capitato a qualunque altro inquisito). Vero è che durante il processo venne minacciato di tortura, ma tale minaccia era rapportata a una sua ostinata negazione dell'evidenza che il suo libro difendeva l'eliocentrismo. Di fatto Galileo non solo non venne mai torturato, ma non fece nemmeno un giorno di carcere. Alla fine egli venne condannato ad "abiurare, maledire e detestare" gli errori di Copernico, le sue teorie "false e contrarie alle sacre e divine Scritture" che "il Sole sia centro della Terra" e "che la Terra si muova e non sia al centro del mondo". Ciò che Galileo fece, rimediandone dunque una punizione effettiva molto ridotta: la proibizione di pubblicare il Dialogo e l'obbligo di recitare per tre anni una volta alla settimana i sette salmi penitenziali.



Dopo il Processo del '33 Galileo si ritirò nella sua villa di Arcetri, accudito dalla figlia, suor Maria Celeste e dalle di lei consorelle, fino all'aprile del '34 quando morì, con grande dolore del padre, che le sopravvisse otto anni, trovando la morte l'8 gennaio del 1642, a quasi 78 anni. Venne sepolto in S.Croce a Firenze, nella tomba di famiglia. Nel 1737 gli venne lì inoltre costruito un monumento funebre.

opere principali

opere

Trattato di fortificazioni

1593

Le meccaniche

1594

Trattato della sfera o cosmografia

1597

Le operazioni del compasso geometrico e militare

1606

Sidereus nuncius

1610
annuncia le scoperte al cannocchiale: nuove stelle, invisibili a occhio nudo, per cui si scoprì che l'universo è più grande di quanto si pensava, la rugosità della superficie lunare e le macchie solari (per cui veniva imponendosi l'ipotesi della imperfezione dei corpi celesti)
quattro Lettere " copernicane"

1613/ 5
a Benedetto Castelli, a mons. Pietro Dini, a Cristina di Lorena
Il saggiatore

1623
sulla natura delle comete, in polemica col gesuita Grassi
Discorso sopra i due massimi sistemi del mondo

1632
tra Sagredo (Galileo), Simplicio (peripatetico stupido) e Salviati (osservatore quasi neutrale)
Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze

1638
pubblicato a Leida

 

1) "pars destruens"

contro l'autorità di Aristotele nella scienza



Galileo criticò più che Aristotele, l'uso che della sua autorità facevano gli aristotelici. I quali a suo dire (e in molti casi era davvero così) rifiutavano di fare i conti con l'esperienza, trincerandosi dietro l'autorità del Filosofo (come lui stesso rappresentò nella figura di Simplicio, nel Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo). Non sembra che G. abbia criticato il sillogismo in quanto tale, ma l'uso che ne faceva Aristotele e, più ancora, i suoi epigoni: la forma del sillogismo è in sè corretta, e corretta ne è l'applicazione a patto che esatte siano le premesse, su cui di volta in volta si fonda. Mentre Aristotele e più ancora gli aristotelici non curavano abbastanza l'esattezza delle premesse, procedendo in modo frettoloso e sommario.




Inoltre essi facevano ricorso alle essenze e alle forme sostanziali in modo assolutamente improprio, come se la mente umana avesse la capacità di cogliere le essenze specifiche dei corpi, mentre per la più genuina filosofia scolastica ciò non ci è possibile, dato che l'unica essenza specifica che possiamo cogliere è quella umana (e anche quella in modo imperfetto e incompleto). Si veda ad esempio il brano seguente, tratto dalla Storia della filosofia moderna della Vanni Rovighi:
Dobbiamo riconoscere del resto che lo scempio che dagli aristotelici si faceva delle forme sostanziali era una forte tentazione a cercare di spazzarne via il concetto stesso. A Galileo interessavano teorie che spiegassero il modo in cui si svolgono i fenomeni naturali: per esempio « qual sia il modo di operare della natura nel generare in brevissimo tempo centomila moscioni da un poco di fumo di mosto » (Dialogo, giorn. la; Opere, VII, p. 64). Per Galileo se non si sa qual sia il modo in cui operano forme e qualità, il concetto stesso di forma sostanziale non ha senso; d'altra parte i suoi avversati credono che noi conosciamo le essenze delle cose e possiamo spiegare i fenomeni naturali con pretesi concetti che erano in realtà puri nomi (e anche ridicoli).
Ecco per esempio che cosa scriveva Antonio Rocco nelle sue Esercitazioni filosofiche 18 in polemica con Galileo: «Ed al proposito di moscioni, la materia loro propinqua è il fumo del mosto, la quale ha però, nel suo modo, forma... informe e imperfetta di quella fumosità; questo fumo ha del terreo sottile, ed il calore che trae di sua natura dal mosto è anco umido grandemente, le quali disposizioni sono attissime alla formazione di questi imperfetti animaletti: la terrestreità gli serve per sussistenza stabile; l'umidità per impastargli, a punto come l'acqua nella farina per fare il pane; il caldo per dargli principio di vita e di operazione ».
E seguita così per concludere: « Or il fumo fatto denso, temperato, mobile, indifferente, non è più fumo, ha perso la sua forma, ed in questa maniera del suo distruggersi si è generata la natura di moscioni ».

     contro l'autorità della Bibbia nella scienza

Galileo si proclamò sempre cristiano credente, e si può anche credere che tale sua professione di fede fosse sincera, benché la fede non abbia mai costituito per lui un esauriente motivo di vita. Va pure ricordato che due sue figlie divennero, in verità proprio per suo interessamento e non del tutto liberamente (Vanni Rovighi), suore e una di queste raccolse, come ultima parola pronunciata dal morente Galileo, l'8 gennaio 1642, "Gesù". A lui che anche dopo la condanna del 1633 era stato ben trattato e benvoluto da vescovi ed ecclesiastici, il papa aveva concesso una indulgenza plenaria e una particolare benedizione (Messori, p. 386).
Egli volle perciò tentare di "liberare" la scienza dalla dipendenza non solo da Aristotele, ma anche dalla Sacra Scrittura. Lo fece proponendo non solo una distinzione tra la sfera della ragione e quella della fede che ne lasciasse sussistere, come nella tradizione patristica e medioevale, un ambito di fecondo reciproco rapporto (si veda ad esempio la teoria scolastica dei praeambula fidei), ma una vera e propria separazione: fede e ragione, Rivelazione e scienza sono da intendersi ormai come due sfere separate, e senza rapporti, se non quello di una generica impossibilità di contraddizione reciproca.


Il fine della Scrittura/rivelazione, infatti, è di insegnare "come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo", mentre appunto quest'ultimo è il fine della scienza. Così, parallelamente esistono due diversi oggetti che vengono considerati dalla fede e dalla scienza: il Libro della Scrittura, oggetto della fede, e il libro della natura, oggetto della scienza, scritto in un linguaggio matematico, e perciò solo matematicamente leggibile.

2) "pars construens"

due sono i cardini del metodo della scienza, secondo Galileo, le "sensate esperienze" e le "matematiche dimostrazioni"

       le "sensate esperienze"

"i discorsi nostri hanno da essere sopra il mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta" (Dialogo sopra i massimi sistemi)
Le sensate esperienze sono appunto le esperienze sensibili, condotte mediante i sensi: anzitutto lo scienziato deve guardare i fatti, i fenomeni che sono oggetto dei sensi. Qualunque teoria deve partire e ritornare lì, ai fenomeni sensibili, di essi essendo spiegazione, interpretazione.
Vi è dunque un imprescindibile momento osservativo e induttivo del metodo scientifico. Ma non è tanto questo il fattore più originale affermato da Galileo: in effetti nessuno, nemmeno Aristotele o Tolomeo, teorizzava che si potesse prescindere dall'esperienza sensibile.
 Il loro errore metodologico era meno profondo: ciò che G. loro rimprovera è una complessiva frettolosità nel precipitare a conclusioni, senza la pazienza di indagare con la dovuta ampiezza, e senza ricorrere a strumenti e a verifiche sperimentali sistematiche. Il vero fattore originale di G. fu l'altro, le "matematiche" o "necessarie" dimostrazioni

      le "matematiche dimostrazioni"

La genialità di Galileo, in effetti, fu proprio nello stabilire questo fattore come quello decisivo: dove non era arrivato Francis Bacon, che rimaneva ancora legato ad una visione qualitativa della scienza, Galileo teorizzò il carattere matematico del sapere scientifico. Per questo gli unici aspetti della realtà sensibile che ci devono interessare sono quelli quantitativi, matematizzabili.
Al termine del processo di osservazione/sperimentazione guidato dallo strumento matematico si giunge non più a delle essenze, come pensava la tradizione scolastica e Aristotele, ma semplicemente a delle leggi, formulate matematicamente.






Si veda uno schema al riguardo

il contenuto (filosofico) del nuovo sapere: il meccanicismo

Per Galileo il mondo è ridotta pura materia estesa in moto locale: non hanno esistenza oggettiva le qualità, e conseguentemente le "forme", che per la filosofia scolastica ne sono la radice. Dunque colori, suoni, sapori, odori non esistono "fuori" di noi, ma -dice Galileo- "tengono lor residenza nel corpo sensitivo".

 3) cenni alla problematica interpretativa

Tra alcuni dei più importanti nodi interpretativi che pone uno studio di Galileo ricordiamo:
il problema della filosofia di Galileo

era (anche) un filosofo (e tale si pensava) o era (e voleva essere) solo uno scienziato?
secondo Cassirer ("Il concetto e il problema della verità in G.", in Dall'umanesimo all'illuminismo, tr. it. Firenze 1967) Galileo sarebbe a pieno titolo filosofo, e sostituirebbe, in tal senso, la Parola di Dio, esclusiva fino a lui, con la rivelazione della natura.
Analogamente il Garin in "Galileo e la cultura del suo tempo" e "G. filosofo" in Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano, Bari 1965, sebbene in modo più sfumato: G. sarebbe fautore di una nuova concezione dell'universo, con implicazioni filosofiche.
secondo la Vanni Rovighi , in Storia della Filosofia moderna, editrice La Scuola invece Galileo sarebbe stato essenzialmente scienziato
la fede di G.:

fino a che punto era sincero credente?
Secondo A. Banfi (Galileo Galilei, 1948) la sua fede sarebbe stata puramente sociologica

il rapporto tra dimensione empirico-sperimentale e dimensione teorica
per Koyré (Etudes galiléennes, 1940)  Galileo era fortemente influenzato dalla filosofia pitagorica, a cui andrebbe attribuita l'importanza che la matematica ebbe nel sul metodo.
invece perL. Geymonat (Galileo Galilei, 1957) in lui prevarrebbe nettamente il metodo sperimentale.



 



















   per un giudizio

    Contenutisticamente

Capita spesso di leggere o di sentire che il torto, per così dire, del "caso Galileo" sarebbe da ascriversi interamente all'autorità ecclesiastica. Questa, si dice, abusò del suo potere per impedire la libera ricerca scientifica, incorrendo peraltro in un errore madornale (la condanna del copernicanesimo, che già sarebbe stato adeguatamente dimostrato come vero).
In realtà bisogna chiedersi se quello che l'Inquisizione tentò di impedire fosse una ricerca libera, realmente rispettosa di un metodo rigoroso e dialogico, o piuttosto una modalità neanche tanto larvatamente dogmatica di imporre come assolute tesi non ancora provate.
Non per nulla Giovanni Paolo II ha detto, in un suo celebre discorso sul "caso Galileo" (10/11/1979): "io auspico che teologi, scienziati e storici, animati da uno spirito di sincera collaborazione, approfondiscano l'esame del caso Galileo e, nel leale riconoscimento dei torti, da qualunque parte provengano, rimuovano le diffidenze che quel caso tuttora frappone, nella mente di molti, alla fruttuosa concordia tra scienza e fede, tra Chiesa e mondo." Come dire che, se da parte dell'autorità ecclesiastica ci fu una insufficiente "percezione" della "legittima autonomia della scienza" (e si noti che insufficiente non vuol dire assente), qualche torto ci fu anche da parte di Galileo.
Potrà stupire alcuni questa tesi, ma va ricordato quanto segue:
§ è comunemente ammesso dai suoi biografi come il temperamento di Galileo fosse tutt'altro che facile, poco disposto com'era a concedere una parte di ragione ai suoi interlocutori, propenso all'arma dell'ironia sferzante, irruente e scarsamente diplomatico.
§ al di là di tali limiti temperamentali, Galileo tendeva costantemente a incorrere nell'errore di dare per assolutamente certo quello che era semplicemente probabile, o anche molto probabile (nel caso del sistema copernicano); tuttavia alla sua epoca non esisteva alcuna prova inconfutabile e definitiva della verità dell'eliocentrismo (che si sarebbe avuto solo nel secolo XVIII, e precisamente nel 1748); addirittura nel caso della natura delle comete si sbilanciò ad attaccare il p. Grassi, che invece sosteneva la teoria più vicina al vero.
Galileo insomma può essere visto come dispotico e poco dialogico assertore di quello che potremmo chiamare un neoimperialismo scientista (alla pretesa panfilosofica o panteologica dei suoi avversari contrapponeva un panscientismo non meno arrogante e pericoloso). Una dialogicità meno arrogante gli avrebbe invece consentito di a) attenersi all'effettivamente constatabile titolo di attendibilità che le sue tesi scientifiche avevano (senza confondere probabilità con certezza), b) confrontarsi seriamente con la comunità scientifica nella sua totalità, ivi compreso quel mondo cattolico che non era compattamente restio ad ogni seria novità, ma presentava, ad esempio nella persona del Papa Urbano VIII e del card. Bellarmino, una disponibilità al confronto maggiore di quanto venga spesso presentato (come non manca di riconoscere un intellettuale tutt'altro che tenero con la Chiesa come Brecht, nella sua Vita di Galileo). Possiamo in proposito ricordare il pensiero del Bellarmino, che fu il più illustre "oppositore" ecclesiastico del Galilei:
"... Dico che quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole, allhora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più tosto dire che non l' intendiamo, che dire che sia falso quello che si dimostra" (lettera del 1615 al copernicano Foscarini)








Un simile modo di esprimersi rivela come l'animo della massimo autorità ecclesiastica non fosse poi così ottuso e chiuso al dialogo:
a) non afferma in modo categorico che l'eliocentrismo sia incompatibile con la Bibbia;
b) rileva soltanto che né Galileo né altri avevano, per il momento, portato alcuna prova inconfutabile della verità dell'eliocentrismo. Il che è storicamente e scientificamente inoppugnabile. Aveva perciò ragione Galileo a rivendicare il diritto di osservare e basarsi su fatti sperimentali, come appunto gli riconosceva il cardinal Bellarmino. Torto suo però fu di affermare dei nuovi a-priori scientisti.
E, cosa più grave, discutibile scelta fu il vestire i panni di un divulgatore "rivoluzionario", che non solo criticava ma metteva in ridicolo, con la sua acida ironia, la Chiesa. La discussione avrebbe dovuto, con più saggezza, svolgersi tra i dotti, almeno finché non ci fosse stata la prova della verità inconfutabile del copernicanesimo: in tal modo Galileo avrebbe trovato probabilmente non solo e non tanto plumbei e coriacei oppositori, ma attenti e interessati interlocutori in una parte consistente dello stesso mondo ecclesiastico, in cui non mancavano, ad esempio tra i Gesuiti, veri e propri scienziati, desiderosi di vivere la nuova stagione di scoperte scientifiche in armonia con la fede degli Apostoli. Invece la scelta della lingua italiana, al posto del latino, e di un taglio divulgativo, unita allo stile arrogante e ironico, faceva assumere al suo pensiero i tratti di un pressante appello al popolo affinché si scrollasse di dosso il giogo di un dominio ecclesiastico sulla cultura, presentato come insopportabilmente oppressivo. Il che, per la autorità ecclesiastica, non doveva essere tanto facile da digerire, tanto più in tempi in cui la Riforma protestante e il neopaganesimo, dilagante tra le élites, erano occasione di quotidiana, allarmata preoccupazione.

     Un modo erroneo di intendere il rapporto fede/ragione

Inoltre Galileo si sforzò sì di mostrare come la scienza non fosse incompatibile con la fede, ma lo fece in un modo che non doveva convincere la autorità ecclesiastica, e non a torto. Infatti la celebre distinzione dei due libri, quello della Scrittura e quello della natura, aventi due diverse finalità (la Scrittura dirci come si vadia al cielo, la natura come vadia il cielo) incorreva nei seguenti inconvenienti:
a)      negava alla Rivelazione una valenza ontologica, restringendone la portata al solo ambito etico; come dire che la fede nulla dice di come sia la realtà (terrena), ma si preoccupa solo di indicarci la strada per il Paradiso, fornendoci dei precetti etici: il che è francamente poco. Se infatti Dio, creatore del cielo e della terra, si è fatto Uomo, questo ha delle implicazioni precise non solo sull'al-di-là, ma anche sull'al-di-qua. La fede insomma non ci dice, è vero, dettagliatamente, come sia fatto il mondo, ma nemmeno è indifferente a qualsiasi visione-del-mondo. Se non giudica la scienza in quanto tale, può giudicare, o meglio orientare, la sua interpretazione sintetica, la filosofia della natura, e il significato ultimo del suo utilizzo.





b) attribuiva implicitamente alla scienza il monopolio interpretativo della natura, confermando quell'imperialismo scientista di cui abbiamo sopra parlato; in altri passi infatti Galileo ritiene che la natura sia scritta in caratteri matematici e dunque leggibile solo da un sapere fisico-matematico, con esclusione quindi di quella filosofia, che più stretti legami di parentela avrebbe con la fede e potrebbe tentare l'impresa di ricomprendere sinteticamente la conoscenza del mondo materiale alla luce di una unitaria visione della realtà.
Non per nulla Galileo non risulta abbia fatto alcuno sforzo per mostrare come, specificamente, l'eliocentrismo non sarebbe stato un corpo estraneo nella visione cristiana della realtà. Una riflessione più appassionatamente sintetica avrebbe potuto portarlo a evidenziare come in realtà non solo esso non contraddiceva realmente la fede, ma si attagliava ad essa meglio del geocentrismo. Per fare questo però Galileo avrebbe dovuto ricorrere a quella mentalità simbolica, che appare invece del tutto estranea al suo monolitico matematismo meccanicista. Abbandonando il quale avrebbe potuto vedere ad esempio nel Sole il simbolo di Cristo, che grazie al totale sacrificio di Sè, irradia sulla Terra-umanità, la propria luce e il proprio calore, ossia tutta la luce (la verità) e tutto il calore (la grazia) di cui l'umanità può godere. Avrebbe potuto pensare che l'Umanità non è più al centro dell'Universo non perché abbandonata dalla Provvidenza in uno spazio infinito di totale casualità, ma perché orbitante intorno al Sole-Cristo, da cui dipende totalmente per il vero e il bene che la Provvidenza le concede. E similmente di tutte le altre scoperte si sarebbe potuto e dovuto dare una interpretazione simbolica (certo, non solo da parte di Galileo).

     La saccente affermazione del meccanicismo

Non si trattava comunque solo e soprattutto dell'eliocentrismo (che pur non essendo provato, era, oggi sappiamo, vero, o almeno relativamente tale), sostanzialmente compatibile alla fede. A nostro avviso il torto più grave di Galileo, l'errore più gravido di effetti negativi fu soprattutto la sua esclusione dell'ilemorfismo, la disinvolta sicurezza con cui ridusse il mondo a quantità: non riusciva a vedere come il fatto che solo delle quantità si potesse dare sapere scientifico non equivalesse al fatto che solo le quantità esistessero. Il presupposto a tale conclusione, cioè che solo il conoscibile scientificamente sia esistente non fu mai da lui tematizzato e giustificato argomentativamente. Ed egli affermava la riduzione del mondo a quantità misurabile, il meccanicismo, senza che tale tesi fosse rigorosamente dimostrata, e senza rendersi conto di quanto tale visione meccanicistica fosse, questa sì, radicalmente incompatibile con la fede. In proposito osserviamo:
a) Galileo intende la scienza, sempre in nome del già ricordato imperialismo scientistico, come unica conoscenza valida della natura, escludendo la filosofia della natura (o cosmologia filosofica); ma ciò facendo sbaglia, perchè del medesimo oggetto (materiale) si possono avere diverse conoscenza, non alternative, ma integrative (diversi "oggetti formali").
b) Egli di conseguenza estende quello che è vero sul piano scientifico, cioè il meccanicismo, al piano ontologico puro e semplice. Dimenticando che il meccanicismo scientifico è l'ovvia conseguenza dell'aver concepito la scienza come fisico-matematica: filtrando tutto matematicamente tutto appare come matematizzato, considerando solo gli aspetti quantitativi, matematizzabili, si vedono solo gli aspetti quantitativi, matematizzabili: analogamente al fatto che, mettendo delle lenti gialle, uno vede il mondo come giallo. Ma il mondo diventa giallo per il fatto che io lo guardo con lenti gialle? Il mondo si riduce a pura quantità per il fatto che io lo osservo con un filtro matematico? Galileo lo da per scontato. Sbagliando. Ma sbagliando con gran sicumera:
Signor Sarsi, la cosa non istà così. la filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto dinanzi agli occhi (...). Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto
c) Una più equilibrata considerazione avrebbe dovuto portare a dire che, accanto al sapere scientifico, fisico-matematico e dunque programmaticamente fermo al livello quantitativo, esiste un sapere filosofico, che può ammettere l'esperienza nella sua originaria integralità, comprensiva di aspetti quantitativi e qualitativi e giungere a una spiegazione sintetica della realtà fisica, in termini universalizzanti ma non perciò invalidi, di tipo ilemorfico.
d) Il meccanicismo filosofico in effetti non è compatibile con la fede (nonostante quanto ne pensasse Cartesio e Malebrache, ad esempio) in quanto legato al materialismo e alla insignificanza del mondo: si può vedere quanto diciamo in altre pagine di questo sito.

    Metodologicamente

La Chiesa cattolica si comportò in un modo che a noi appare insopportabilmente lesivo della libertà di pensiero. E non v'è dubbio che Giovanni Paolo II abbia fatto cosa giusta a promuovere un profondo esame di coscienza. Ma dobbiamo tener presente la mentalità di allora:
1) non sembri irrilevante, per contestualizzare adeguatamente il "caso Galileo", notare che se ad esempio fosse caduto nelle mani dei protestanti (o, probabilmente, ben peggio dei mussulmani) la sua sorte sarebbe stata molto peggiore
2) Galileo venne dapprima, nel 1616, ammonito privatamente, non tanto a non ricercare più, ma a farlo a condizione di non creare sconcerto e turbamento nella gente "semplice". Perciò gli venne ad esempio intimato di non pubblicare in volgare, ma solo in latino, la lingua dei dotti. Il processo pubblico, del 1633, segue a una infrazione pubblica delle ammonizioni precedenti: Galileo aveva pubblicato in volgare un'opera corrosivamente critica. Questo non giustifica fino in fondo l'Inquisizione, ma costituisce un contesto di cui tener conto, testimoniando di una attenzione alla persona di Galileo, amico personale del Papa, e di una non totale chiusura alla novità scientifica, ma alla sua prematura e arrogante (abbiamo detto sopra in che senso) divulgazione.
3) il suo trattamento effettivo fu tutto sommato mite: nel procedimento nessuna tortura, nessuna violenza, non un solo giorno di carcere; anzi quando venne convocato a Roma per il processo del 1633 venne alloggiato in un "alloggio di cinque stanze con vista sui giardini vaticani e cameriere personale" (Messori) come condanna un esilio dorato in una villa toscana, la sua villa di Arcetri, che non per nulla si chiamava "Il Gioiello", per non essere precisamente quello che si direbbe un tugurio.
Per ulteriori spunti di giudizio si può vedere anche l'ottima, ampia trattazione nel sito di don Mangiarotti (tra l'altro con estratti del più recente magistero ecclesiastico in proposito).







POLLO TANDOORI

Ingredienti per 4 persone:

Pollo 1,5 Kg tagliato a pezzetti piccoli, zenzero fresco 20 gr., aglio 2 spicchi, cipolla 1, Tandoori Masala 2 cucchiaini, 2 vasetti di yogurt intero da 125 ml., un cucchiaio di burro fuso, succo di 2 limoni piccoli, sale , pepe.

Facoltativo: riso patna cotto a vapore, salse chutney acquistate pronte in vasetto.

·        Eliminare la pelle dai pezzi di pollo, punzecchiarli con una forchetta e spruzzarli con 2/3 del succo di limone.

·        Tritare la cipolla con aglio, grattugiare lo zenzero e mescolate con il Tandoori Masala un pizzico di sale. Unire lo yogurt e il succo di limone rimasto (1/3) fino ad ottenere una crema densa e mettervi a marinare la carne. Trasferire in frigo per 6 ore.

·        Togliere i pezzi di pollo dalla marinata, trasferirli in una terrina, cuocere in forno già caldo a 180° per 1 ora. Di tanto in tanto, se necessario, bagnate con un cucchiaio di marinata.

·        A metà cottura spennellate il pollo con il burro e spolverizzate di pepe. Il pollo a fine cottura  dovrà assumere un colore dorato e formare una crosticina. Accompagnare con riso patna cotto a vapore e se volete, con salse chutney.

BUON APPETITO!




ITINERARI CULTURALI / MANIFESTAZIONI:  Il Forte di Exilles

Forte di Exilles

Forte di Exilles
Anche se le sue origini sono sconosciute, non v'è dubbio che il forte esistesse già all'inizio del XII secolo. Le cronache del tempo ci descivono di una struttura complessa con un maschio circondato da due ordini di mura, punto nevralgico della difesa delle frontiere del Delfinato contro le mire dei Savoia sull'alta Val Susa. Nel 1482 per alcuni mesi, viene tenuto prigioniero il principe turco Zizim, fratello del sultano Baiazet II. Nel secolo successivo, il forte si trovò al centro di lunghi ed accaniti scontri quando i Savoia cercarono di trarre vantaggi territoriali dalle guerre di religione tra cattolici ed ugonotti che insanguinarono per decenni la Francia. All'inizio del Seicento il forte modificò il suo assetto di vecchio castello in fortezza casamatta e bastionata, ove ospitò tra il 1681 ed il 1687 il misterioso e famoso personaggio denominato "Maschera di Ferro". Il trattato di Utrecht del 1713, trasferì la dignità regia dal re di Francia a casa Savoia, rendendo quindi necessario il ribaltamento del fronte difensivo; tali lavori vengono svolti tra il 1728 ed il 1733 sotto la direzione di Ignazio Bertola. La fortezza sabauda fu distrutta da Napoleone Bonaparte nel 1798 e successivamente Vittorio Emanuele I affidò la sua ricostruzione agli architetti Giovanni Antonio Rana e Francesco Olivero il quale, tra il 1821 ed il 1829, ne completò la struttura. Il forte fu disarmato nel 1915 e perse definitivamente ogni funzione militare nel 1943.





COME ARRIVARCI:


La Val Susa e la Val Cenischia si trovano in Piemonte, in Provincia di Torino. Distano alcuni Km dalla città di Torino e sono accessibili in breve tempo tramite un ottimo collegamento stradale.
  La Val di Susa è da sempre la più diretta via di comunicazione tra l'Italia e la Francia. Compresa nel tratto delle Alpi che dal colle del Monginevro vanno al Colle del Moncenisio, la Val Susa appare distinta in due tronconi: uno inferiore (chiamato anche Bassa Valle), sale lentamente fino al suo capoluogo Susa; una seconda parte più stretto e più ripido conduce ai confini con la Francia (Alta Valle). A Susa la vallata si biforca: verso nord diparte la Val Cenischia che sale fino al colle del Moncenisio; verso ovest la valle si divide ancora in due rami: a nord una parte termina nella conca di Bardonecchia e, verso sud, fino al colle del Monginevro. Nel fondovalle scorre la Dora Riparia che, dopo un percorso di 90 km circa, sfocia nel fiume Po a Torino.



BUON VIAGGIO E BUONA VISITA!



















VIGNETTE DIVERTENTI

      


     



Per questa edizione si ringraziano i seguenti siti:






Grazie a tutti quanti per avermi dato la possibilità di creare questa seconda edizione e mi scuso per l’enorme ritardo causato, purtroppo da problemi di salute e tecnici.

Grazie per aver scelto Notizie Universali.




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