Università in lutto, morto il professor Di Gregorio
Aveva 72 anni, uno
studioso giramondo amatissimo dai colleghi e dagli studenti Era in
pensione dal 2020, aveva insegnato nella facoltà di Scienze umane
di Romana Scopano
L’AQUILA. Il mondo universitario, l’intera città e il comune di Tornimparte in lutto per la scomparsa del professore Mario Aurelio Di Gregorio,
docente dell’ateneo aquilano, dove aveva insegnato fino al 2020, prima
di andare in pensione, nella facoltà di Scienze umane. Si è spento a 72
anni dopo una lunga malattia. Era nato a Milano. Dopo il sisma del 2009
si era trasferito a Tornimparte e qui aveva scelto di restare a vivere,
insieme ai suoi amati gatti Willy e Mina. Aveva studiato nel capoluogo
lombardo e allo University College di Londra, insegnando poi in varie
città, da Milano a Cambridge, a Cape Town (Sudafrica), in Ohio,
arrivando infine all’Aquila. Aveva girato il mondo, era di una
grandissima cultura e umanità, amatissimo dai suoi studenti, che lo
ricordano come “il Professore” per antonomasia. La sua scomparsa ha
addolorato anche la comunità di Tornimparte: «Mario Di Gregorio ci ha
lasciati. È stato professore ordinario di Storia della scienza al
Dipartimento di scienze umane dell’Università degli studi dell’Aquila»,
dice l’amministrazione comunale, «e, tra le tante altre cose, Visiting
professor al Department of historical studies dell’Università di Cape
Town, incarico di cui andava estremamente fiero. Si era trasferito a
Tornimparte dopo il sisma del 6 aprile 2009 e aveva scelto di restarci.
Grande studioso e persona di una umanità rara, aveva tra i suoi punti di
riferimento filosofici John Stuart Mill e Bertrand Russell. Studiamo la
filosofia per imparare a vivere felici, diceva sempre. E la stessa
felicità si ottiene attraverso azioni che portino bene agli altri
esseri, umani e non umani. Si faceva spesso portavoce dell’importanza di
concetti quali la diversità, l’inclusione e la cooperazione che,
sommati a una buona istruzione, porterebbero al raggiungimento di
uguaglianza e libertà. Lascia un enorme vuoto tra i suoi studenti e tra
tutti coloro che hanno avuto la possibilità di incrociarlo nel loro
percorso. Ci mancheranno la sua ironia e il suo sguardo sulle cose del
mondo. Ciao, Professore». Tra i tanti messaggi di cordoglio e saluto,
quello del collega Massimo Fusillo: «Ricordo la passione con cui
commentava, in seduta di laurea, le tesi dei miei allievi, facendo mille
complimenti e mille notazioni acute. Ricordo anche l’entusiasmo con cui
accolse la notizia della mia unione civile, dicendomi che aveva
convinto il suo anziano padre dell’importanza di quella legge. Era un
autentico liberale anglosassone nell'animo, profondamente cosmopolita ma
ormai molto ben radicato all’Aquila».
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