mercoledì 22 dicembre 2021

Porto sicuro...

 


Libia, Carcere di Bouslim


In quei giorni ho visto l’orrore umano. Dormivamo in trenta in una cella prevista per due persone. Donne, bambini e minori nelle situazioni che non auguro neanche a chi tenta di uccidermi.


Donne costrette a prostituirsi, al piacimento delle guardie del carcere. Le portavano di notte, fuori, non si sa dove. Non ho avuto mai il coraggio di chiedere a queste donne dove le portassero, né a fare cosa. Me ne sono accorto un giorno quando ci hanno chiesto chi volesse fare sesso, pagando, c’erano delle donne a disposizione. 


Se dovevo morire perché non facevo sesso, avrei scelto la morte piuttosto che infliggere umiliazioni e cicatrici più profonde al dolore di queste persone. Quelle donne potevano essere una madre, una moglie, una sorella. Gli uomini e i minori venivano portati nei campi a lavorare sotto scorta dalle guardie, prendendosi i loro stipendi.

 

Bambini che piangevano tutta la notte per mancanza delle loro mamme. Un orrore umano che sembrava non avere fine.


Ci davano da mangiare una volta al giorno. Un panino e una bottiglia d’acqua per pranzo. Si doveva aspettare il giorno dopo per mangiare di nuovo. 


Un compagno di cella, lì da due anni, ci spiegava che lo facevano per indebolirci finché non potevamo avere la forza di lottare e ribellarci. Questo è il porto sicuro.


Tratto dal mio nuovo libro (Le cicatrici del porto sicuro "Il diario di un sopravvissuto".)


Link 👉🏾 https://www.youcanprint.it/le-cicatrici-del-porto-sicuro/b/699e4dc4-0c84-5017-9705-ae61633f6f62

Soumaila Diawara 

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