Mustapha Jawara, 22 anni, gambiano.
Ne aveva 16 quando è salito a bordo di un barcone e ha attraversato il Mediterraneo, destinazione Italia.
Non aveva nulla, a parte la vaga prospettiva di campare come elettricista. Poi la scelta decisiva: gli piace il calcio, anche se - confessa - “non sono abbastanza bravo”. Così decide di seguire un amico e si iscrive a un corso per arbitri a Polla (Salerno), che gli cambierà la vita.
Oggi Mustapha Jawara ha abbattuto un altro muro: è il primo arbitro migrante iscritto all’Aia.
Studia per arrivare, un giorno, in Serie A, ma il suo sogno, quello vero, è un altro, che non t’aspetti.
“Ho imparato tutte le regole a memoria per far sì che un giorno possa arrivare ad arbitrare la finale di Coppa d'Africa, perché così potrei riabbracciare la mia famiglia ed i miei amici che mi potrebbero rivedere nella mia nuova veste di arbitro”.
Ma già questa immagine, questa divisa, questo sorriso bastano e avanzano per commuoversi. Per chi ancora ne è capace.
Lorenzo Tosa
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