lunedì 20 gennaio 2014

Concorsi truccati, medievisti commissari con curriculum gonfiati

Nuovo scandalo sugli atenei: tre professori non avevano i titoli per entrare nella commissione che doveva decidere sull'abilitazione. Gara falsata per 300 candidati


La scuola siamo noi

Niente da fare, servirebbe un telefono rosso per i concorsi truccati negli atenei. Una linea diretta e gratuita con il ministero dell'Istruzione e dell'Università che consentisse  a studenti, dottorandi e specializzandi per bene di segnalare i bandi universitari ad personam, le prove incoerenti, i curriculum truccati, i familismi, gli amici promossi senza merito. Servirebbe uno sforzo pubblico per tutelarsi da una piaga che mina il paese, la sua formazione e le sue speranze, gli sbocchi lavorativi, la futura qualità del lavoro ottenuto, l'economia nazionale. La piaga ogni giorno si allarga.
 
L'ultima combine è di bassa caratura, persino grottesca. Grave, tuttavia. Tre insigni medievisti italiani hanno artefatto i loro curriculum per poter diventare commissari per la valutazione per le abilitazioni nazionali a docente universitario (di prima e seconda fascia). Per diventare, quindi, i commissari che decideranno chi merita di insegnare (nel caso, la ponderosa storia medievale) come professori ordinari o associati nelle facoltà italiane di Lettere. La cosa sconsolante è che questa "prima prova" ha impegnato trecento candidati seguendo le nuove modalità stabilite dalla riforma del reclutamento universitario: nonostante la riforma, la gramigna del falso ha vinto ancora. 

Un gruppo di medievisti esclusi dalle liste per il futuro insegnamento, denunciando brogli sui curriculum vitae, si è rivolto al ministro Carrozza. E si rivolgerà alla magistratura. Hanno scritto i medievisti: "Abbiamoriposto molte speranze in questa nuova forma di reclutamento che non garantendo alcuna immediata promozione sembrava consentire una maggiore trasparenza e obiettività nella valutazione, in un clima generale che fosse propizio a una reale svolta rispetto a tanti abusi commessi nei decenni precedenti in questo campo. Abbiamo dovuto constatare che così non è accaduto".

Allora, i risultati dei commissari medievisti sono stati proclamati il 28 novembre scorso. Va detto che può diventare commissario chi, negli ultimi dieci anni, abbia pubblicato almeno venti articoli "nel settore di appartenenza" o, in alternativa, due libri. Nel settore di appartenenza. Tra i trecento candidati, un gruppo di migliori e più qualificati è stato selezionato per affidare la scelta definitiva a un sorteggio. Bene, dei cinque commissari sorteggiati tre  -  denuncia il gruppo di medievisti, mostrando una serie di prove documentali  -  avevano alterato il curriculum. Lo avevano ritoccato, gonfiato, si erano appropriati di opere altrui. Se avessero partecipato con i curriculum personali e reali sarebbero rimasti sotto la soglia (mediana) minima per essere abilitati alla prima e seconda fascia di docenza universitaria.

Il presidente della commissione, Giuseppe Meloni, Storia medievale a Cagliari, ha inserito nel proprio curriculum un testo sui migranti che nel Novecento lasciarono la Sardegna per le Americhe e un secondo sugli indiani Anasazi, antichi abitanti pellerossa del Nuovo Messico e dell'Arizona. La continenza dell'esodo dei sardi e degli indiani d'America con la storia medievale è difficile da dimostrare: "Avevo voglia di cambiare periodo storico", ha detto il professor Meloni. Nel curriculum ha inserito, poi, la creazione di un sito internet (non richiesto dal bando di concorso) e ha indicato quattro monografie attinenti al settore disciplinare quando in realtà sono due. Denunciano i ricorrenti: il professor Meloni non ha presentato alcun saggio in riviste di fascia A negli ultimi dieci anni, condizione necessaria per partecipare al concorso per valutatori medievisti.

Il professor Pietro Dalena insegna invece storia medievale all'Università della Calabria. Per poter diventare commissario dei medievisti si è attribuito la piena paternità di due monografie scritte insieme ad altri autori. "Quei libri li abbiamo redatti a più mani, ma la parte mia è preponderante, è come se fossero miei", ha assicurato. I ricorrenti segnalano al ministro che anche il professore tarantino non ha saggi pubblicati in riviste di fascia A negli ultimi dieci anni.

Il professor Roberto Greci è all'Università di Parma, infine. Lui, responsabile di una collana editoriale per la piccola casa editrice Clueb, si è attribuito la curatela di monografie altrui. Si giustifica: "Per la casa editrice ho vagliato i progetti degli autori, è come se ne fossi il curatore". Anche Greci non ha saggi in riviste di fascia A.
La commissione così formata si è già messa al lavoro e già ha valutato i futuri insegnanti di Storia medievale. Un calcolo accurato segnala come i commissari in 28 giorni, lavorando tutti i giorni, avrebbero dovuto esaminare 171 curricula di seconda fascia, 38 di prima e 90 pubblicazioni ogni giorno. Impresa improba, che, comunque, ha garantito verbali di giudizio zeppi di errori: nomi dei candidati, editori di riferimento.

"Ci siamo ritrovati nella condizione umiliante di essere valutati da una commissione la cui autorevolezza è oggi messa in discussione, ci sentiamo umiliati davanti a una smentita tanto clamorosa della possibilità di un reale cambiamento negli aspetti più delicati della politica accademica: il reclutamento", hanno scritto gli esclusi al ministro. L'Anvur, l'organo di valutazione della bontà della commissione, non si è accorto di nulla.

http://www.repubblica.it/rubriche/la-scuola-siamo-noi/2014/01/15/news/concorsi_truccati_atenei-75999502/

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