domenica 8 settembre 2013

Sorcinelli, data su cui riflettere

Lo storico pubblica '8 settembre' partendo da testimonianze


 Il Maresciallo Pietro Badoglio. Erano le otto di sera dell'8 settembre 1943 quando fu dato l'annuncio dell'armistizio dell'Italia con le forze Alleate

di Paolo Petroni
A settanta anni dall'8 settembre 1943, una data divenuta emblematica, passata a modo di dire (un po' come le nostre nonne davanti a confusione e rivolgimenti dicevano ''E' un quarantotto!''), c'è la necessità, più che mai, di fare chiarezza, viste le tante semplificazioni e schematismi che vi si legano, da quel fatidico ''tutti a casa'', sino alla nascita della lotta partigiana, quasi come reazione immediata. ''Spesso oggi se tutto fosse stato bianco o nero, e invece la storia è fatta di infinite sfumature di grigio, di elaborazioni e tempi più lunghi, che vengono fuori se si lasciano parlare i testimoni, che è la scelta che ho fatto per scrivere questo mio libro'', spiega all'ANSA Paolo Sorcinelli, docente di storia moderna all'Università di Bologna, di cui è appena arrivato in libreria proprio ''8 Settembre'' (Bruno Mondadori, pp. 230 - 18,00 euro).
Erano circa le otto di sera quando la radio dette la notizia dell'avvenuto armistizio tra l'Italia e le forze anglo-americane e, lì per lì, sembrò l'annuncio della fine della guerra, mentre i fatti avrebbero dimostrato, nel giro di pochi giorni, come di guerra ne stesse cominciando un'altra, molto più dolorosa, complessa, confusa, ''e la mancanza di una memoria condivisa rende tutto oggi più difficile da capire'', sottolinea lo studioso, che nota come ''gli studenti ormai vivano quei fatti come remoti e ne sappiano assai poco, pur essendo alla base di ciò che siamo ancora oggi, utili per capire e tentare di sapere dove andare'', che è poi la ragione per cui nasce questo saggio. Intanto ''tutti a casa'', racconta Sorcinelli, ''pur se ci furono centinaia di migliaia di soldati che a piedi, per le strade d'Italia, cercavano di tornare al proprio paese, non è vero: su tre milioni di militari, uno fu praticamente fatto prigioniero dai tedeschi e 750 mila vennero spediti nei lager in Germania, dove restarono sino al '45, tranne i circa 100 mila che scelsero di aderire alla Repubblica di Salò e furono rispediti in Italia. A questi vanno aggiunte le decine di migliaia di soldati prigionieri degli alleati, tenuti in India, in Marocco e altri posti. Quanto alla nascita della Resistenza, il travaglio interiore e ideologico fu lungo.
La maggioranza non aveva altri punti di riferimento intellettuali che quelli che gli aveva dato il ventennio fascista, e si ritrovava smarrita''. Lo storico è andato alla ricerca di quelle centinaia di memorie e testimonianze, oltre a quelle più note, che vanno da Paolo Monelli a Iris Origo, da Luigi Meneghello a Italo Chiesura, spesso mai andate in libreria, pubblicate autonomamente da persone qualsiasi che raccontavano i fatti quasi dal vivo, poco dopo la fine della guerra, rendendosi conto di aver vissuto qualcosa di particolare. Cosi' riesce a ricostruire il sentimento e lo svolgersi degli avvenimenti tra la gente che dell'8 settembre fu vittima e protagonista. Sono lasciate da parte le memorie dei grandi protagonisti, ''scritte strumentalmente a posteriori, specie sull'armistizio-resa incondizionata che fu portato avanti tutto in segreto, senza lasciare tracce scritte di quello che, per alcuni, fu il momento di rinascita del paese, per altri, un vile tradimento''. ''La realtà è che, dopo l'8 settembre, l'Italia si ritrovò divisa in quattro giurisdizioni (nord tenuto dai tedeschi, Rsi, Regno di Badoglio al Sud e occupazione alleata) e altrettanti quattro eserciti ''e basta questo per far capire la confusione che poteva regnare'', sottolinea lo studioso.
Eppure i segnali di quel che stava accadendo c'erano da tempo: ''a novembre 1942 la ritirata di El Alamein, a gennaio inizio della tragica ritirata dell'Armir dalla Russia. Nel 1943, il 10 maggio resa italiana a Tunisi, il 10 giugno occupazione di Lampedusa e Pantelleria degli alleati, il 10 luglio sbarco in Sicilia, il 19 bombardamento di S.Lorenzo a Roma e sei giorni dopo, il 25, la deposizione e l'arresto di Mussolini da parte del Gran Consiglio. Da allora all'8 settembre avvengono cose pazzesche e non si può che parlare di dilettantismo, e, mentre Kesserling già pensava di spostare il fronte sulla pianura padana, ecco, da parte di Badoglio e del generale Calabresi, la mancata difesa di Roma, l'incapacità di assicurare un aeroporto libero agli americani per l'arrivo di tremila marines proprio l'8 settembre, le continue richieste agli Usa di dilazione dell'annuncio e questo senza entrare nei particolari''. La verità è che la nostra storia è fatta di momenti di frattura che risolvono momentaneamente grandi divisioni, vista la mancanza di condivisione, conclude Paolo Sorcinelli: ''dall'Unità, con la resistenza filoborbonica, a Porta Pia, dai pacifisti e gli interventisti della Grande guerra all'8 settembre che, nella storiografia, viene presentato un po' come una data a sé stante, con un prima e un dopo (come accade anche con l'11 settembre 2001), mentre le cose non furono per niente così chiare e sistematiche. E forse ci conviene rifletterci un po' sopra''.
(ANSA)

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