Di Gabriella Tesoro | 28.09.2013 15:15 CEST
La Grecia non ha mai ingannato nessuno per entrare nell'euro. Parola di Nikos Christodoulakis, il ministro delle Finanze della Grecia all'epoca dell'ingresso nella zona euro, considerato il "padre fondatore" della moneta unica in Grecia.
(Foto: Flickr / Ricardo Nuno)
Dopo gli attacchi lanciati ad Atene dai politici tedeschi durante la campagna elettorale (la Markel ha espressamente detto: "Non avremmo dovuto far entrare la Grecia nell'euro"), Nikos Christodoulakis ha prima scritto una lettera aperta intitolata "Si vergogni Signora Merkel", pubblicata sul giornale To Vima, e, successivamente ha rilasciato una lunga intervista al Der Spiegel in cui ha spiegato che il governo di cui faceva parte non solo non ha ingannato nessuno, ma era persino considerato un modello da imitare.
Benché sia ormai noto che nel 1999, anno dell'entrata di Atene nella moneta unica, la Grecia non rispettava i criteri di deficit imposti da Bruxelles, Christodoulakis ha spiegato che il deficit era di poco superiore al 3 per cento, mentre fino a poco tempo prima il deficit pubblico era a due cifre. "Come ex ministro delle Finanze so bene quanto la sua riduzione sia stata uno sforzo titanico".
Tuttavia, Christodoulakis non nega che il deficit della Grecia è stato ridotto solo dopo essere entrata nell'euro. "Si trattava di spese militari causate dalle dispute di confine con la Turchia - ha affermato l'ex ministro - Potevano arrivare anche al 4 per cento del Pil. Se le avessimo calcolate nel deficit, non avremmo mai avviato i negoziati per l'ingresso. Perciò abbiamo messo queste spese nel calcolo complessivo del debito, ma solo in parte nel computo del deficit. Come facevano molti Paesi con elevate spese militari. E la Germania ha fatto qualcosa di simile".
Secondo quanto afferma Christodoulakis, Berlino non avrebbe calcolato i suoi ospedali pubblici in perdita all'interno del settore pubblico, facendo diminuire il disavanzo dello 0,1 per cento.
Non solo. Christodoulakis ammette che tutti i membri fondatori dell'Ue erano a conoscenza dei sistemi di "finanza creativa" applicati in Grecia: "Tutti lo sapevano. Altrimenti solo Olanda e Lussenburgo si sarebbero qualificate per l'ingresso. Non abbiamo mai ingannato nessuno".
E allora perché l'Eurostat si sarebbe lamentata dei conti di Atene? "Abbiamo chiarito tutto prima del 2002. Ho anche avuto un incontro con il presidente di allora, Yves Franchet, pienamente soddisfatto dei nostri progressi". Anche il Fmi nel 2003 avrebbe elogiato la Grecia per l'enorme miglioramento e avrebbe considerato Atene come un modello per i futuri candidati per l'ingresso in zona euro, tant'è che Christodoulakis, su invito dell'ex commissario alle Finanze, Solbes, avrebbe tenuto numerose conferenze nei Paesi dell'Europa dell'Est su come risanare le finanze senza danneggiare la crescita. Insomma, pensando alla situazione in cui versa ora la Grecia questi episodi appaiono paradossali.
Christodoulakis insiste: eravamo dei candidati idonei: "Proprio a causa dei nostri problemi era necessario entrare a far parte di un gruppo di Paesi sviluppati con istituzioni più forti". Però ammette lo spreco di denaro pubblico preso in prestito a tassi molto più bassi: "Guardando indietro si poteva fare molto di più. Ma eravamo sulla buona strada. Poi al potere sono arrivati i conservatori e nel giro di pochi anni hanno raddoppiato la spesa e assunto migliaia di dipendenti pubblici. E nessuno nell'Ue ha protestato".
Christodoulakis ha però ben in mente cosa è necessario fare adesso per il bene della Grecia: rifiutare gli accordi presi con la Troika (Fmi, Bce e Ue) perché si concentrano esclusivamente sul risparmio e sugli aumenti delle tasse, senza prendere in considerazione riforme di lungo periodo. È anche vero però che non si può tornare alle vecchie abitudini. "È necessaria una riforma costituzionale che imponga regole severe".
Un modo per far tirare un sospiro di sollievo ai disastrosi conti greci, secondo Christodoulakis ci sarebbe: chiedere il rimborso alla Germania di un vecchio prestito forzoso fatto ai tempi del nazismo: "Il valore attuale sarebbe tra i 13 e i 15 miliardi di euro, all'incirca la quota tedesca del primo pacchetto di aiuti. Come segno di buona volontà la Germania potrebbe rinunciare al rimborso di questi prestiti e la Grecia in cambio rinunciare alla sua richiesta di rimborso del prestito forzoso".
http://it.ibtimes.com/articles/56635/20130928/christodoulakis-grecia-euro-troika-atene-germania-berlino-fmi-bce-ue-unione-europea-europa-merkel-ge.htm#ixzz2gEf5ef1T
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