domenica 8 settembre 2013

[ESCLUSIVO] Esperimento sociologico sul gioco del calcio.

- di Maurizio Elia Spezia -  Premessa: questo articolo viene scritto da un uomo che ha passato 10 anni della sua vita abbonato ad una squadra di serie A e in tutti questi anni ha perso solo 2 partite allo stadio. Ora seguo sempre il calcio, guardo le partite ma grazie a Dio il mio cervello ha cominciato a funzionare. Domenica scorsa siamo andati a trovare i nostri amici nei pressi di Teramo, chiacchierando  ci è venuto in mente di fare un esperimento sociologico sulla pagina di Lo Sai e abbiamo scritto questa frase:  Dopo pochissimi secondi abbiamo riscontrato che l’interazione da parte degli utenti è stata altissima e sono arrivati commenti incredibili che vi invito a leggere sulla pagina, questo è lo scenario a grandi righe: chi è fanatico del calcio si è scagliato contro di noi con insulti e perfino bestemmie, chi del calcio non è fanatico si è scagliato contro chi è fanatico del calcio con insulti e parolacce, chi invece se l’è presa perché abbiamo scritto del calcio e quindi non ci riteneva intellettualmente idonei, insomma di tutti i colori, pochi sono gli utenti che hanno capito realmente che era una sorta di esperimento. Dopo pochi minuti abbiamo pubblicato l’esito dell’esperimento: Nonostante tutto, anche lì c’è stata gente che ha insultato o che non ha capito, oppure ci ha invitato ad usare il culo di qualche sedicente ragazza per parlare di problemi come cerca di fare qualcuno di nostra conoscenza, cosa che noi non faremo MAI perché non possiamo sognarci nemmeno lontanamente di usare il corpo, specialmente quello femminile, come mezzo d’informazione e le nostre posizioni sono ben chiare in questo video. Due le cose divertenti di questo esperimento: - sul primo post c’è ancora gente che commenta - sul post indicato nell’esito del sondaggio, magicamente, sono aumentati gli utenti che hanno cliccato “mi piace”, magari senza nemmeno leggere il post, solo per sentirsi a posto con la coscienza. E’ chiaro quindi che i media continuano con il lavaggio del cervello a base di calcio (vedi il dramma di Morosini, trasformato in un evento mediatico di portata internazionale, vedi ora il caso dell’allenatore Delio Rossi) addormentando le menti su tutto il resto dei problemi, ad esempio quello dell’emissione a debito della moneta, anzi su questo ci trattano davvero da pecore e ce lo dicono apertamente nella pubblicità di Unicredit banca, sponsor della Champions League, questo: 

Un pastore che dirige un gregge, se volete approfondire questa metafora vi invito a rileggere questo articolo(*). Cerchiamo di non farci annebbiare il cervello da tutto quello che ci viene propinato dai media è molto, troppo importante. Restiamo Umani. Fonte: Il Bisbetico Indomabile 

http://www.losai.eu/esclusivo-esperimento-sociologico-sul-gioco-del-calcio/

(*)

Voglio raccontarvi una storiella che parla di un gregge di pecore che ad un certo punto si accorge di essere solamente comandato dal potente e ricco pastore ed indirizzato verso una strada, destra o sinistra, dal cane pastore e non solo, scoprono anche un nemico molto più pericoloso...

Una mattina come tante altre il pastore si sveglia come sempre prima delle pecore, si prepara, fa un fischio al cane che subito gli si siede al fianco scodinzolando e si avviano per una giornata di lavoro. Il pastore si avvicina all'ovile ed apre la porta, le pecore ancora assonnate non vogliono smuoversi, quindi con un cenno d'intesa manda il fidato amico a smuovere il gregge che comincia a ringhiare, abbaiare e mordicchiare le pecore per indicar loro la strada e loro subito obbediscono. Si avviano al pascolo e come sempre il pastore è colui che fa meno fatica di tutti, passeggia incurante del gregge perchè ad esso ci pensa il cane che con corse ed ululati dirige il gregge una volta a destra e l'altra a sinistra. Dopo qualche ora di cammino arrivano al pascolo il pastore si sdraia sull'erba verde e soffice, si abbassa il cappello sugli occhi e riposa tranquillamente mentre il cane continua con la sua opera di controllo del gregge attento che nessuno di propria iniziativa abbandoni lo stesso o che lo indirizzi in un luogo che non è prestabilito. Il pastore dorme e gode del lavoro del cane ma sopratutto di quello del gregge che offre a lui, in cambio di una minima ricompensa: lana per gli abiti, latte e formaggio ma sopratutto offre nuovi agnellini da poter istruire a dovere; al cane invece basta una grossa cuccia comoda e calda, due pasti al giorno e qualche carezza ogni tanto.

La storia prosegue per molto tempo, fino che una notte le pecore, stanche di essere sfruttate e comandate a bacchetta si parlano e finalmente si accorgono di essere in numero nettamente superiore, quindi escogitano un piano per potersi riprendere la libertà di andare dove vogliono senza che un pastore ne tragga i benefici e dove non c'è un cane che ad ogni minimo sbandamento ringhia feroce per indicare la strada.
Ovviamente la prima cosa è ribellarsi al cane, ma lo devono fare con intelligenza e non tutte le pecore sono dotate di questa qualità; quindi alcune cominciano a muoversi e capiscono che è semplice sconfiggere il cane quando è solo e lontano dal pastore; arrivano al pascolo, lassù nei monti, si avvicinano pian piano ad un burrone , quando arrivano vicino all'orlo ovviamente il fidato amico del pastore arriva di corsa ringhiando, a quel punto tutte le pecore circondano dapprima la bestia, dopo si mettono in semicerchio con il segugio nel mezzo, quest'ultimo comincia a ringhiare, ma finalmente le pecore non hanno più paura, si sentono unite e compatte e pian piano spingono il cane verso il ciglio del burrone il quale comincia ad abbaiare forte , il pastore però troppo lontano, non sente il richiamo dell'animale, fin che un ululato di dolore si sente, fortissimo, per tutta la montagna; il cane cade nel burrone ed ora le pecore sono libere di attaccare il pastore, che ormai sveglio e senza più il suo fidato compagno non sa bene come comportarsi, quindi estrae la pistola dalla cintola , prima spara un colpo in aria, qualche pecora si spaventa, ma vedendo che le altre rimangono unite, non fuggono e continuano nella lotta, così anche quando il pastore comincia a sparare verso di loro e uccide quelle in prima linea, le altre vedendo  ancora morte e sofferenza si arrabbiano ancora di più, il piano del pastore di intimidirle ormai non regge più e le pecore inferocite dallo sfruttamento attaccano il pastore ed essendo  in numero nettamente superiore lo sconfiggono.

Ora, una volta sconfitto l'oppressore, le pecore credono di essere libere, ma non è ancora finita, devono combattere contro un nemico ancora più sadico ed invisibile. Le pecore che vivono in pace ed armonia non comprendono come sia possibile che qualcuna di loro scompaia durante la notte. La maggioranza non da importanza alle sparizioni, perchè non toccano le direttamente, loro pensano solamente al loro bene. Ma una piccola minoranza che ha già condotto la prima e aspra battaglia le domande se le fa, non può accettare che ci sia qualcosa di occulto tra di loro e così inizia una ricerca, cominciano a parlare tra di loro e si organizzano. Una notte, una di loro durante il suo turno di guardia, si accorge che l'infiltrato è reale, che tra loro c'è un lupo travestito da pecora che fino a quel momento era riuscito a nascondersi benissimo. La guardia lo racconta ma purtroppo non tutti gli credono, nemmeno di fronte all'evidenza. Arriva però il giorno in cui le pecore attente riescono a smascherare il lupo con un'abile stratagemma; una di loro, una notte fa da esca e si avventura nel bosco, ecco che ad un certo punto una pecora si avvicina all'esca e appena la vede sola, dismette il travestimento; in quel preciso istante la coscienza di tutto il gregge riprende possesso della loro mente e con l'ennesimo attacco di massa riescono a sconfiggere il più difficile dei nemici, il nemico occulto, quello che fino qualche giorno prima era parte integrante del gregge e che ha sempre aiutato il pastore ed il cane nel loro scopo di controllo e di potere.

Oggi quel gregge è un gregge libero che non ha più un cane che gli indica la strada non ha più quel grasso pastore che senza faticare sfruttava il loro lavoro ed uccideva i loro figli, ma sopratutto non ha più un nemico occulto da combattere.

Questo può succedere anche a noi , in una mattina di settembre le pecore probabilmente capiranno che è l'unione che fa la forza per sconfiggere il vero male e che non è importante da che strada si arrivi ma che si converga tutti verso un unica via: LA LIBERTA'.


http://il-bisbetico.blogspot.it/2011/09/il-pastore-il-cane-e-il-gregge.html

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