sabato 15 dicembre 2012

Ilva: stop Genova e Novi



In precedenza l'azienda ha annunciato ai sindacati la cassa integrazione per 1428 lavoratori


 Stabilimento Ilva di Taranto

 Panoramica dello stabilimento Ilva di Taranto

TARANTO - "L'azienda ha confermato che, a seguito del sequestro dei prodotti finiti, ci saranno presto ripercussioni anche sugli altri impianti italiani ed esteri. Genova e Novi Ligure si fermeranno entro tre-quattro giorni". Lo ha detto all'ANSA il segretario provinciale della Uilm, Antonio Talò.
L'Ilva ha comunicato ai sindacati di categoria di aver chiesto fino al 31 gennaio 2013 la cassa integrazione in deroga per 1428 lavoratori dello stabilimento di Taranto a causa del sequestro del prodotto finito degli ultimi 4 mesi disposto dalla magistratura. La cassa potrebbe scadere anche prima di quella data se l'emendamento al decreto legge presentato in Parlamento dal ministro dell'Ambiente Clini sbloccherà la vendita del prodotto. Ieri l'Ilva aveva collocato in cassa integrazione ordinaria altri 1100 lavoratori dichiarati in esubero. A questi vanno aggiunti poco più di 200 dipendenti per i quali si è resa necessaria la cassa integrazione (erano 1200 ma in numero si è progressivamente ridotto) a causa dei danni agli impianti provocati dal tornando che si è abbattuto sulle città di Taranto e Statte il 28 novembre scorso. Oggi si è svolto un incontro all'interno dello stabilimento tra i dirigenti dell'Ilva Enrico Martino (capo del Personale) e Domenico Liurgo (Relazioni industriali) e i segretari di Fim (Mimmo Panarelli), Fiom (Donato Stefanelli) e Uilm (Antonio Talò). L'Ilva ha fatto sapere che probabilmente presenterà nel prossimo mese di gennaio il piano industriale.
BALDUZZI: CONFLITTO ATTRIBUZIONE? PREVISTO DA CARTA  "Si tratta di una procedura prevista dall'ordinamento, che evidentemente l'autorità giudiziaria ha valutato di intraprendere. La nostra Costituzione lo prevede e c'é un giudice ad hoc che ove investito si pronuncerà. Non credo si possa fare altro commento". Così il ministro della Salute Renato Balduzzi, a margine di un incontro sull'amianto, a proposito del conflitto di attribuzione tra poteri dello stato che la procura di Taranto si appresta a sollevare in seguito al via libera al decreto 'salva-Ilva'.
Mentre si definiscono "i particolari" del Progetto Salute per Taranto, che richiederà tempo, "a fronte di una richiesta di intervento immediato che viene dal territorio alla luce di quello che si è sviluppato nel 2012 forse andrebbero studiate, e lo stiamo facendo, delle soluzioni ponte". Lo ha detto il ministro della Salute Renato Balduzzi nel corso di una audizione in commissione Sanità del Senato sull'Ilva. Quanto alle risorse per il Progetto salute per Taranto, che saranno reperite nei fondi vincolati degli obiettivi di piano contenuti nel Fondo sanitario nazionale 2013 "auspico procedure meno lunghe" di quelle per il riparto 2012, chiuso solo a fine novembre. "A Taranto come forse in altre situazioni - ha sottolineato però il ministro - c'é soprattutto un grande problema di comunicazione tra istituzioni e cittadini". Ricordando la sua visita a Taranto quando sono stati presentati "i dati sui quali il ministero ha basato la sua posizione sull'Aia" Balduzzi ha definito come momento "a più forte impatto emozionale" l'incontro "in una parrocchia di uno dei quartieri più interessati con la società civile, c'erano 500-600 persone. Se uno non va - ha spiegato - non lo capisce, ma io ho capito che conta di più ristabilire la comunicazione con i cittadini". Perché oltre a mettere in campo "l'iniziativa x o y" serve "interlocuzione con i cittadini" e "metterci la faccia".
 La Procura di Taranto starebbe lavorando per sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione agli interventi del governo, e in particolare del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, sui provvedimenti della magistratura nei confronti dell'Ilva. Lo si è appreso da fonti giudiziarie.
L'Ilva è "autorizzata" alla produzione ed "alla commercializzazione dei prodotti ivi compresi quelli realizzati antecedentemente all'entrata in vigore del presente decreto legge". Questo il testo dell'emendamento che il governo presenta al dl salva-Taranto. Il ministro Clini si sta recando alla Camera. In questo modo, come ha specificato questa mattina Clini, si dà "coerenza" all'attività produttiva e alla commercializzazione. Nel testo dell'emendamento (art.3, comma 3, del decreto) - di cui l'ANSA può anticipare il contenuto - si dice che: "A decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto, la società Ilva spa di Taranto è immessa nel possesso dei beni dell'impresa ed è in ogni caso autorizzata, nei limiti consentiti dal provvedimento di cui al comma 1, alla prosecuzione dell'attività produttiva nello stabilimento ed alla commercializzazione dei prodotti ivi compresi quelli realizzati antecedentemente all'entrata in vigore del presente decreto legge per un periodo di 36 mesi, ferma restando l'applicazione di tutte le disposizioni contenute nel presente decreto legge"
CLINI "Non vedo il braccio di ferro" con la Magistratura, "le norme del decreto sono legge" e la legge "va applicata". Lo dice il ministro Corrado Clini sul decreto per l'Ilva, lasciando Montecitorio dopo aver presenziato alla presentazione del testo del provvedimento all'Aula della Camera. "L'emendamento presentato oggi per integrare il decreto con un'interpretazione autentica delle norme - spiega Clini - con le quali abbiamo voluto coniugare la tutela dell'ambiente, del lavoro, e la continuità produttiva". Inoltre, in questo modo, "abbiamo voluto chiarire che il decreto è finalizzato alla continuità produttiva e alla disponibilità dei prodotti a condizione che l'Ilva applichi le disposizioni" previste. "Se ci sono interpretazioni del decreto diverse - osserva Clini a proposito della decisione della Magistratura di non dissequestrare i prodotti finiti - le chiarisce il legislatore. E' questo il senso dell'emendamento".
L'Ilva di Taranto annuncia in una nota che "da ora e a cascata per le prossime settimane circa 1.400 dipendenti, appartenenti prevalentemente alle aree della laminazione a freddo, tubifici e servizi correlati, rimarranno senza lavoro". La decisione è legata al 'no' del gip al dissequestro dei prodotti giacenti sulle banchine.
L'Ilva annuncia che, in conseguenza del 'no' del gip di Taranto al dissequestro dei prodotti, "si fermeranno a catena gli impianti di Novi Ligure, Genova Racconigi e Salerno, dell'Hellenic Steel di Salonicco, della Tunisacier di Tunisi e di diversi stabilimenti presenti in Francia".
''Il Consiglio dei ministri ha deciso che il Governo presentera' un emendamento 'interpretativo' al decreto salva-Taranto''. Lo annuncia una nota del ministero dell'Ambiente. L'azienda potra' commercializzare quanto prodotto prima del decreto.
L'Ilva "ricorrerà al Tribunale del Riesame" contro il 'no' del gip al dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati giacenti sulle banchine dell'area portuale. Lo annuncia l'azienda in una nota
Il gip del tribunale di Taranto ha respinto l'istanza dell'Ilva di reimmissione nel possesso dei prodotti finiti e semilavorati sequestrati il 26 novembre scorso. L'istanza era stata presentata una settimana fa dall'Ilva alla procura sulla base del decreto legge varato il 3 dicembre. La merce, pari a 1.700.000 tonnellate circa, ha un valore di un miliardo di euro ed è in giacenza sulle banchine dell'area portuale dell'Ilva: i prodotti stavano per essere commercializzati quando è arrivato il decreto di sequestro del gip Todisco. Sull'istanza dell'Ilva la procura ha dato parere negativo, trasmettendo poi la richiesta dell'azienda al gip. Per la procura, ai prodotti Ilva non si può applicare il decreto legge del 3 dicembre dal momento che la legge non ha effetto retroattivo. "L'attività con la relativa produzione avvenuta prima dell'emanazione del decreto - ha scritto la Procura - non é soggetta alle regole ivi contenute". A quanto si è saputo per ora, l'argomentazione del gip si articola su un'analoga motivazione.
 (ANSA)

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